Dopo quelli approvati in alcuni settori negli scorsi mesi (vendita per i negozi con meno di 10 dipendenti, call center, estetisti, ecc.), alcuni giorni fa la commissione tripartita (organo di sorveglianza e osservazione del mercato del lavoro il cui compito sarebbe di combattere fenomeni di dumping salariale) ha pubblicato il progetto di un nuovo contratto normale di lavoro (CNL) per gli impiegati di commercio che si occupano di consulenza aziendale.
Si tratta di un segmento dell’ampio settore degli impiegati di commercio. A questo nuovo CNL saranno sottoposti oltre 1200 salariati suddivisi tra 60% di uomini ed un 40% di donne.
Se 3’000 franchi vi sembran tanti…
I salari mediani (calcolati su 13 mesi) percepiti effettivamente nel settore variano dai fr. 4’000 per delle attività non qualificate a fr. 5’000 per attività qualificate. Il salario mediano, lo ricordiamo, è il salario che divide esattamente in due il campo dei salariati. Nel nostro caso significa, ad esempio, che tra i lavoratori non qualificati di questo segmento del mercato del lavoro, la metà percepisce un salario superiore ai 4’000 franchi mensili, l’altro un salario inferiore.
La commissione tripartita, sulla base di rilevazioni condotte lo scorso anno, ha “scoperto” che in questo settore si sta verificando fenomeni di dumping salariale. Per più del 25% delle assunzioni fatte nel corso degli ultimi due anni, il salario imposto dai padroni è stato inferiore ai 3’000 franchi. In pratica una differenza salariale tra i 1’000 e i 2’000 franchi rispetto ai salari realmente percepiti dal personale attualmente occupato nel settore. Cifre importanti che corrispondono ad una percentuale inferiore che varia tra il 33% ed il 50%.
A questo punto la commissione tripartita, capeggiata da Stefano Rizzi, direttore della divisione dell’economia, ha pensato bene di introdurre un nuovo contratto normale di lavoro con un salario mensile di 3’180 franchi mensili. Di conseguenza in futuro in questo settore il salario minimo legale per tutto il personale già alle dipendenze e per le nuove assunzioni corrisponderà ad un salario annuale complessivamente minore tra i 13’000 e i 26’000 franchi rispetto a quelli mediamente versati.
Lo abbiamo già detto: non si tratta di una novità. Ormai i 3’000 franchi mensili (cioè 36’000 franchi annui visto che la tredicesima mensilità non è contemplata) stanno diventando il punto di riferimento legale e concreto in questo cantone.
E la pratica della commissione tripartita (attraverso la fissazione di un certo numero di salari minimi legali nei contratti normali di lavoro ai quali abbiamo accennato) non fa che incoraggiare l’affermarsi di questo salario di 3’000 franchi come salario di riferimento sul mercato del lavoro.
Rizzi, Sadis ed i rappresentanti sindacali presenti nella commissione tripartita pensano sul serio che il dumping si combatta istituzionalizzando salari di fr. 3’180 al mese; noi lo dubitiamo e pensiamo che questo fiorire di contratti normali di lavoro con salari indegni contribuisca ad accelerare l’enorme ed ormai generalizzata pressione salariale e la sostituzione di manodopera in atto in Ticino e nel resto della Svizzera.
Costruire un’alternativa
Si è saputo che le organizzazioni sindacali in seno alla commissione tripartita si sarebbe «astenute» su questo salario. Come dire: non siamo d’accordo, ma non ci opponiamo. Non si tratta di una bella pagina di politica sindacale.
E soprattutto non si tratta di un atteggiamento a partire dal quale si può costruire un’alternativa reale in materia di minimi salariali decenti.
Il problema è che le commissioni tripartite (ed in particolare laddove «funzionano» come in Ticino) non si stanno rivelando strumenti utili per opporsi al dumping salariale, ma strumenti che «accompagnano» l’installazione e lo sviluppo del dumping. Non lo combattono (non ne hanno né i mezzi né la volontà e la finalità politica), ma servono a eliminare alcuni, chiamiamoli così, «eccessi» che appaiono nel processo di sviluppo del dumping salariale.
A chi come noi critica queste pratiche, si risponde che questi salari minimi legali di 3’000 franchi sanano numerose situazioni ancora peggiori, nelle quali vigono salari ancora più bassi.
È certo vero. Ma le dinamiche che mette in atto la proliferazione di minimi salariali attorno ai 3’000 franchi riguardano tutti i salariati e sono, indiscutibilmente, tese a diminuire i livelli salariali complessivi verso il basso. È questo il dumping!
L’alternativa è un’altra e passa dalla costruzione di resistenze sui posti di lavoro e dal rifiuto dei rappresentanti sindacali in simili strutture d’avallare e legittimare simili decisioni.
Meglio farebbero i sindacalisti di questo paese ad occuparsi concretamente di quanto succede, in materia salariale, nelle aziende e di avviare, se veramente credono a quello che dicono, delle mobilitazioni e delle vertenze sui luoghi di lavoro in difesa del salario. Qualcosa di più serio e duratore degli ormai vuoti, inutili riti come le tradizionali manifestazione di inizio autunno a Berna. La cui unica utilità è di dimostrare ai salariati che i sindacati ci sono ancora e che le quote sindacali che essi pagano ogni mese hanno una qualche utilità.
E se proprio vogliamo fermarci al piano istituzionale, ricordiamo che qualche concreta proposta, proprio su questo tema, c’è: pensiamo alla mozione MPS di adeguare i salari di tutti i contratti normali di lavoro a fr. 4’000 ed all’iniziativa popolare contro il dumping consegnata a fine 2011.