Linguaggio e metodi razzisti e reazionari sono da condannare. Ben vengano le denunce sistematiche di questi atteggiamenti: la cosa peggiore sarebbe, come si tende spesso a fare, la loro banalizzazione. È quindi importante che questa manifestazione abbia ribadito e ribadisca la lotta contro ogni forma di discriminazione contro i lavoratori immigrati, qualsiasi sia il loro statuto.
Vorrei aggiungere che dobbiamo anche imparare a rifuggire da atteggiamenti che, magari in buona fede, tendono a rilanciare tematiche xenofobe che affermiamo di voler combattere. Faccio un esempio.
Non di rado, anche nel campo della sinistra, si incontrano discorsi e rivendicazioni, in materia di lavoro, che puntano sulla priorità ai lavoratori indigeni. Si afferma che non appare logico che mentre vi sono molti disoccupati che vivono in Ticino e che non hanno lavoro, i padroni vadano ad assumere manodopera magari proveniente da molto lontano. Si rivendica quindi una “priorità” alla manodopera indigena, prima i “nostri” si dice.
Credo che questo modo di ragionare, come detto spesso presente anche nelle file della sinistra, sia da combattere. Non esistono né nostri né loro: esistono salariati che hanno in comune il fatto di essere vittime dello sfruttamento (salariale e umano) da parte del padronato.
So che tutto questo può apparire astratto: ma se noi cominciamo ad accettare questa divisione siamo già finiti. È proprio la trappola nella quale ci vuole fare entrare il padronato, che ci spinge a toccare quelle corde che dividono i salariali, che li mettono in concorrenza, che aprono una lotta tra poveri: e fin che tutto ciò dura, lo sappiamo bene, non vi sarà la forza sociale necessaria per difendere gli interessi di tutti i salariati contro gli interessi del padronato.
È giusto quindi, lo ripeto, denunciare il clima xenofobo e razzista e gli atteggiamenti che ad essi si ispirano. Ma crediamo che la battaglia contro le posizioni politiche della destra xenofoba e liberista non si vinceranno solo su questo terreno, cioè insistendo quasi in modo unilaterale sull’aspetto osceno, xenofobo e sessista del suo linguaggio; pensiamo che la priorità debba essere data alla lotta contro i contenuti sociali e politici della sue proposte. E che la vede, dal punto di vista politico, andare a braccetto, e da anni, con le forze politiche maggioritarie, a cominciare da PPD e PLRT.
Cosa vi è di diverso, mi chiedo, in termini politici tra l’atteggiamento della Lega e quello manifestato nei giorno scorsi dalla sezione del Partito Liberale di Losone in merito alla questione dei richiedenti d’asilo che dovrebbero soggiornare nella ex-caserma?
È quindi necessario operare un salto di qualità nella lotta contro le idee che la Lega (sostenuta spesso da altri partiti) porta avanti.
E dobbiamo cominciare proprio dal tema di più scottante attualità, quello della libera circolazione. Una sinistra di sinistra non può che rivendicare apertamente il diritto alla libera circolazione: è un diritto democratico – ancor prima: un diritto umano – che nessuno può contestare.
Ma con altrettanta fermezza dobbiamo ricordare che gli accordi bilaterali con l’UE (quelli passati e quelli futuri) hanno di fatto realizzato non una libera circolazione delle persone, ma piuttosto una liberalizzazione del mercato del lavoro. Dobbiamo dire con forza che questa liberalizzazione è stata voluta dal padronato e dai maggiori partiti e, purtroppo, anche dalle direzioni sindacali (che non hanno avuto il coraggio di opporvisi) con l’obiettivo di rendere più concorrenziale il mercato del lavoro.
Quello che noi oggi viviamo nel nostro cantone, una sfrenata concorrenza tra i lavoratori e in particolare tra lavoratori svizzeri e immigrati, non è un danno collaterale di una politica sostanzialmente positiva (gli accordi bilaterali). L’attuale situazione di difficoltà sul mercato del lavoro è il risultato della politica condotta dal padronato e dai partiti maggioritari, ai quali va benissimo che l’opposizione alla loro politica sia monopolizzata da forze come Lega e UDC che, con le loro proposte ridicole (costruire muri alle frontiere) e con i loro atteggiamenti xenofobi (addossare ai lavoratori frontalieri la colpa di questo stato di cose), impediscono che nasca una vera alternativa alla politica dominante.
Un’alternativa che deve nascere certo sul terreno culturale, ma, soprattutto, sul terreno sociale, sul terreno della mobilitazione e organizzazione dei salariati in difesa degli interessi di tutti, svizzeri e immigrati, contro le politiche padronali.
Questa manifestazione avrà avuto un senso solo se il messaggio che diffonderà sarà proprio quello della necessità di un fronte dei salariati contro le politiche liberali che accomunano Lega, PLRT, PPD e tutti coloro che li sostengono.
* versione scritta dell’intervento effettuato alla manifestazione di Lugano del 19 ottobre.