L’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) ha presentato negli scorsi giorni davanti alla stampa (rigorosamente non invitato il nostro giornale) il cosiddetto “piano strategico 2013-2017”. Un piano che vuole fissare in alcuni punti i principali della politica ospedaliera e sanitaria in Ticino.
Un documento che, partendo dalla constatazione, del quadro sempre più “competitivo” nel quale si muovono la politica ospedaliera (in Svizzera e nel Cantone), decide di rilevare questa sfida, accettandone il quadro di riferimento. Con conseguenze, appena dissimulate, sia per la qualità e la quantità dei servizi offerti alla popolazione, sia per quel che riguardale condizioni di lavoro e materiali del personale.
La “sfida” della competitività
Sono numerosi, all’interno delle “sfide” alle quali l’EOC intende rispondere con il suo piano, i riferimenti alla competitività, fondata sul dilagare delle regole di mercato in ambito sanitario. L’EOC, come detto, non intende minimamente contestarle. D’altronde, tutti coloro che sono alla testa di questo Ente (qualsiasi sia la loro collocazione nominale sul fronte politico) condividono questa impostazione. Come dimenticare, ad esempio, che la LaMal, fondata sulla concorrenza delle casse malati, ci è stata servita dai social-liberali (rember you Ruth Dreyfuss) e che l’introduzione di un nuovo metodo di fatturazione e finanziamento del sistema ospedaliero (SwissDRG) è stato approvato dal Parlamento federale con l’accordo sostanziale di tutti.
Così possiamo leggere (sfida 1) che “Con la riforma della LAMal del 2007 il legislatore ha voluto accrescere la concorrenzialità del mercato ospedaliero inserendolo in un quadro generale definito dalle pianificazioni cantonali e da quella sovracantonale”. In questo contesto “l’EOC sarà chiamato a definire il proprio posizionamento per ogni gruppo di prestazioni: in competizione o in collaborazione con le altre strutture”.
In questo contesto il compito dell’EOC diventa quello di adeguare la sua struttura aziendale in modo tale da “Condurre l’azienda in un contesto più competitivo”: è così che si intitola, significativamente, la sfida 2.
L’accettazione di un quadro di austerità
Se da un lato il futuro della politica ospedaliera è vista come necessario adeguamento alla logica della competitività, dall’altro si adotta anche il punto di vista dominante della necessità di far fronte ad una situazione finanziaria che sarebbe caratterizzata da una scarsità di risorse.
È la sfida 5 che tiene conto di questo. Così, prendendo atto che, “L’introduzione del sistema di rimborso SwissDRG e la revisione dei tariffari di altri servizi medici mettono sotto pressione finanziaria le strutture sanitarie, EOC compreso, incoraggiandole a migliorare l’efficienza” a questa situazione si risponde con l'”efficienza”, ma anche (e, ci pare di capire, soprattutto), con “la necessità di trovare nuove vie di finanziamento, per esempio sul fronte degli investimenti e della ricerca”. Per chi volesse capire cosa questo può significare, al di fuori di questo linguaggio un po’ criptico, segnaliamo due studi apparsi non molto tempo fa (e facilmente reperibili sui siti di UBS e Crédit suisse) nei quali si illustravano le potenzialità, per l’appunto, di investimento privato offerte dal settore sanitario (in particolare pubblico) in Svizzera…
Ma non finisce qui, perché l’EOC fa propria anche la visione secondo la quale “In un contesto di crisi economica internazionale, anche gli enti pubblici sono sempre più confrontati con difficoltà finanziarie. I disavanzi, in parte strutturali, condizionano le scelte politiche e inducono lo Stato ad adottare nuovi modelli di finanziamento per i servizi sanitari di interesse generale”. Perfetta condensazione dei punti salienti del pensiero neoliberale dominante, a partire dal quale si fondano le politiche di austerità in tutta l’Europa.
Dove poi si sfiora il ridicolo è quando si sostiene che le sempre maggiori difficoltà dei cittadini a pagare i premi assicurativi debbano fondare, come segno di “responsabilità collettiva”, il “rigore
finanziario di un ente parastatale” qual per l’appunto l’EOC.
E per riassumere, qualora qualcuno avesse ancora qualche dubbio, ecco la sintesi del pensiero EOC (chiamato “visione”) “Il 2012, con l’entrata in vigore di alcune modifiche della Legge federale sull’assicurazione malattia, ha segnato un punto di svolta per il settore ospedaliero svizzero. L’accresciuta concorrenzialità, la maggiore pressione sui costi, unitamente alle pianificazioni cantonali e sovracantonali, esigono una risposta pronta e adeguata alle sfide future”…
Tutto un programma…
Nel mezzo di un serie di melensi richiami a “valori” e principi scontati “soddisfare i bisogni della popolazione”, “senso del servizio pubblico”, “innovazione”, “professionalità”, vengono avanzati una seri di obiettivi che sono in realtà tutto …un programma.
Anche qui sette obiettivi generali che sono un vero e proprio ordine di marcia per una riorganizzazione sempre più orientata verso il mercato del sistema ospedaliero (e sanitario) pubblico cantonale.
Ritorneremo, in un articolo più esteso, su queste proposte (che d’altronde nel documento sono solo richiamate per titoli). In questa sede ci limitiamo a segnalarne quelli più rilevanti.
Una prima serie di proposte (obiettivo 1) riguarda le strutture ospedaliere. Qui prende peso la proposta di “ospedale cantonale” unitamente alla necessità di “definire le soluzioni logistiche necessarie”: il tutto avendo già di mira la necessità di “Proporre gli opportuni adeguamenti della Legge sull’EOC”.
Ma è l’insieme dell’obiettivo due che marca un chiaro processo di accelerazione verso le dinamiche di mercato. Sotto il titolo “Ospedale agile” (come dire: basta con ospedali “pesanti”) troviamo tutta la fraseologia della “snellezza” capitalistica: “Realizzare un nuovo modello organizzativo – Rafforzare il governo d’impresa – Promuovere una nuova cultura aziendale Sviluppare la comunicazione e il marketing”. Non ci pare di dover aggiungere molto…
Sotto il capitolo “ottimizzare la gestione finanziaria” troviamo titoli significativi, in apparenza portatori di “buona gestione”, in realtà strumenti di razionalizzazione e base per il razionamento delle prestazioni.
Infine, ed è l’obiettivo nro 5, non poteva mancare il riferimento al personale. Anche qui, sotto una definizione “neutra” si profilano interventi pesanti: “Sviluppare percorsi professionali – Allestire piani di carriera – Adeguare le condizioni di lavoro – Adattare i criteri di retribuzione”.
Queste parole, nel contesto che abbiamo descritto non significano sicuramente la prospettiva di un miglioramento delle condizioni di lavoro e di salario del personale dell’EOC. Anche in considerazione del fatto che la voce per il personale pesa in modo decisivo sui conti dell’EOC. Se politica di razionalizzazione e diminuzione delle risorse ci sarà (ed è la prospettiva che l’EOC fa propria, come abbiamo visto), appare allora evidente che i volani principali di questa politica saranno due: il personale e l’offerta sanitaria (intesa come prestazioni e strutture).
Una politica che, man mano che verrà definita, siamo sicuri rivelerà il suo segno regressivo che dovremo combattere. Non da ultimo facendo leva sulla nostra iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” che dovrà essere discussa e messa in votazione ben prima degli “opportuni adeguamenti della Legge sull’EOC” invocati in questo documento.
Un’iniziativa che, proprio alla luce del documento presentato, mostra ancora una volta tutta la sua validità.