Una volta tanto, almeno su questo punto, siamo d’accordo con il professor Marco Bernasconi e grande “sponsor” dell’imposizione globale. Commentando la decisione del governo cantonale di portare la soglia imponibile dagli attuali 300’000 ai 400’000 franchi (a partire dal prossimo 1° gennaio e dopo averla già aumentata dai 200’000 dello scorso anno), Bernasconi ha ben messo in luce quello che è l’obiettivo del governo: “Il vantaggio certo di questa proposta è che un aumento della soglia favorirà un domani quelle forze che in sede di votazione popolare a livello federale lotteranno per il mantenimento della tassazione globale.
Credo che se ci fosse ancora la vecchia soglia di 200 mila franchi in vigore fino al 2012, il popolo finirebbe per accettare l’iniziativa abolizionista”.
Un atteggiamento questo che non è solo del governo cantonale, ma che vede impegnati ormai da tempo governi cantonali e governo federale. Quest’ultimo in particolare ha, come noto, modificato le disposizioni federali obbligando i cantoni ad armonizzare, nello spazio di un certo periodo, la base imponibile minima che sarà, per l’appunto di 400’000 franchi.
Queste grandi manovre, come giustamente fa notare Bernasconi, hanno come obiettivo fondamentale la costruzione di un’immagine di compagini governative tese a rendere più “equo” il trattamento fiscale dei globalisti che una parte sempre più cospicua della popolazione ritiene assolutamente privilegiato. L’appuntamento con l’iniziativa popolare federale che ne propone l’abolizione (si voterà verosimilmente nel 2014) spinge in questa direzione “riformistica”.
Fare cassa
Naturalmente vi sono anche preoccupazioni più prosaiche, a cominciare da quella di far comunque cassa in un periodo caratterizzato da difficoltà nei conti pubblici. I governi cantonali e quello federale non vogliono evidentemente cedere sul problema delle entrate e mettere mano ad aumenti fiscali. Sarebbe un passo indietro rispetto a tutte le politiche fiscali perseguite negli ultimi vent’anni.
Ed ecco allora, in un caso come il Ticino che può contare con una cospicuo numero di “globalisti”, la possibilità di prendere le classiche due fave con un solo piccione. Si aumentano si le imposte, le imposte di persone ricche per di più, dando così l’impressione che in qualche modo si sta perseguendo una politica più “equa”; ma queste persone sono una fetta estremamente piccola della popolazione, una fetta che può benissimo permettersi questo aumento e che, per di più, non votano, essendo cittadini stranieri (è la condizione per poter beneficiare di una tassazione globale).
Il governo potrà quindi vantarsi non solo di aumentare in questo modo il gettito fiscale (l’aumento da 200’000 a 300’000 dello scorso e quello del prossimo anno a 400’000 della soglia imponibile dovrebbe permettere un aumento complessiva del gettito – Cantone e comuni – di oltre 25 milioni di franchi), ma anche di non toccare le aliquote fiscali dei ticinesi.
Non scapperanno
La tendenza , lo abbiamo detto a più riprese, è all’aumento del numero dei globalisti. Nello spazio di una decina di anni a livello nazionale il loro numero è aumentato del 75% passando dai 3106 casi del 1999 ai 5445 del 2012. Anche in Ticino nell’ultimo decennio il loro numero è praticamente raddoppiato (passando dai 440 del 1999 agli 877 casi del 2011), con un aumento cospicuo negli ultimi due anni (circa il 15%).
Tutto questo malgrado le continue campagne tese ad accreditare l’idea che un aumento della pressione fiscale farebbe “fuggire” questi contribuenti , rivelandosi quindi un boomerang. Accusa questa rivolta soprattutto a chi, come noi, ritiene che la tassazione globale, non foss’altro che per una questione di equità (ma non solo) vada abolita.
In realtà laddove tale tassazione è stata di recente abolita (è il caso di Zurigo) coloro che sono rimasti (e sono passati ad una tassazione normale) versano la stessa somma complessiva che versavano prima tutti i globalisti.
D’altronde nessuno osa, oggi in Ticino, sbilanciarsi ed affermare con sicurezza che un inasprimento fiscale nei confronti dei globalisti (o persino la soppressione dell’imposizione globale) comporterebbe la partenza di tutti questi soggetti e una perdita secca per il fisco cantonale. Persino il già citato Bernasconi, nella stessa intervista rilasciata pochi giorni orsono al Corriere del Ticino, affermava – rispondendo alla domanda circa un eventuale esodo di contribuenti, afferma che “è difficile dirlo”.
Quel che lo Stato ci guadagna…e quel che ci perde
In realtà è evidente a tutti coloro che guardano con un minimo di obiettività che l’imposizione globale è un affare soprattutto per coloro che possono beneficiare di questo tipo di imposizione. Non sono evidentemente convincenti le “giustificazioni” portate da chi questo di pratica sostiene: che sarebbe un modo per non “complicarsi la vita”, che “è una garanzia per garantire entrate da soggetti che altrimenti sarebbe difficile controllare”, ecc. Tutte balle. In realtà chi si sottopone a questo tipo di imposizione (ricordiamolo: è uno straniero che vive in Svizzera e che non ha un’attività lucrativa) lo fa perché paga meno imposte di quelle che dovrebbe pagare se tassato come tutti gli altri cittadini.
In altre parole, con un modesto versamento alle casse cantonali, questi facoltosi contribuenti si comprano una condizione di comodità (e di anonimato) che la Svizzera, il Ticino, garantisce; e da qui possono continuare, indisturbati e a poco prezzo, a fare i loro affari per i quali il fisco ticinese e svizzero non percepirà nemmeno un centesimo.
Il Cantone non “ci guadagna” fiscalmente: ci perde rispetto a quello che potrebbe guadagnare da un’imposizione normale.
È ora di finirla. È ora di abolire questa iniqua forma di tassazione. E in attesa dell’iniziativa federale sarebbe ora che il Parlamento cantonale affrontasse la nostra iniziativa che chiede l’abolizione di questa forma di tassazione, che giace ormai da oltre due anni. In modo che tutti possano assumersi le proprie responsabilità.