In modo sempre più netto anche nel settore ferroviario stanno venendo alla luce gli effetti della liberalizzazione del mercato del lavoro. In quest’importante settore il processo di liberalizzazione ha avuto inizio con la soppressione dello statuto del funzionario, la messa in concorrenza tra strutture interne simili, la costituzione di entità giuridiche esterne (soprattutto nel settore merci). Insomma struttura “pubblica” e gestione privata.
Tutto ciò, è bene ricordarlo, fu oggetto di un dibattito tra i ferrovieri e in tutta la società svizzera. I settori più combattivi dei ferrovieri erano per l’opposizione a queste controriforme, le direzioni sindacali sostenute dalle direzione del PS (allora ancora alla testa delle regie federali, sia a livello politico sia a livello di direzione aziendali) erano per una loro accettazione.
A livello cantonale le conseguenze della liberalizzazione del mercato del lavoro nel settore ferroviario si esprime in modo chiaro, in particolare attraverso:
– l’utilizzazione sempre più massiccia di manodopera che non è sottoposta al CCL (assunzione di personale temporaneo, estensione di contratti di lavoro ai sensi del Codice delle Obbligazioni per un numero sempre maggiore di quadri, contratti di lavoro a termine di 3 anni).
– la sostituzione del personale assunto da entità giuridiche FFS con sede in Svizzera con personale assunto e occupato da filiali FFS con sede all’estero (Italia). Inutile ricordare che le differenze di salario tra il personale assunto in Svizzera e quello assunto all’estero corrisponde ad alcune migliaia di franchi al mese.
A queste forme di precarizzazione delle condizioni di lavoro nel settore ferroviario si sovrappone il pesante peggioramento delle condizioni salariali imposto da FFS in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale. Con l’introduzione del famigerato sistema salariale ToCo le FFS sono riuscite ad ottenere una riduzione dei salari delle diverse scale salariali. Aspetto ancora più grave, soprattutto per il personale con molti anni di servizio, si è imposta una divisione del salario percepito tra salario dovuto e salario in eccedenza (garanzia salariale), vale a dire di quella parte di salario che eccede il massimo delle nuove scale salariali (abbassate).
Sintomatico a questo proposito il risultato del sondaggio condotto dal sindacato SEV in vista del rinnovo del CCL che scadrà a fine 2014. Come indicato dallo stesso sindacato “il personale è molto critico nei confronti dei salari iniziali e della progressione salariale presso le FFS. Il punto più importante del contratto collettivo di lavoro per i membri SEV è e rimane il salario. I giovani sono insoddisfatti dei salari iniziali, troppo bassi e dalla loro progressione, troppo lenta. Le valutazioni spesso irritano il personale”. Ce ne hanno messo di tempo a capirla, ma in tutti i casi meglio tardi che mai. Vedremo se si passerà dalle parole ai fatti e si cercherà in modo serio e determinato di riparare agli errori fatti.
La ragione per la quale le FFS cercano ostinatamente di ridurre i salari, tramite una precarizzazione ed una riduzione dei salari reali, è presto detta. Alle FFS il costo dei salari corrisponde al 47% del conto economico. Per un totale in franchi di 3’633 milioni di franchi. Interessante notare che dal 2011 al 2012 il costo salariale è già diminuito del 2.2%: prime conseguenze dell’introduzione di ToCo?.
Fondamentalmente le FFS sono un’azienda di servizi, dove il personale svolge un ruolo centrale. Ogni tentativo di risparmio sul personale significa forzatamente un peggioramento del servizio e per alcune tipologie di lavoro (vedi sicurezza o guida dei treni) drammi. Anche solo per questa ragione il tema delle condizioni di lavoro e anche quello della retribuzione dei ferrovieri è un tema di società e dovrebbe essere obbligo delle strutture sindacali far si che nella società si discuta e ci si mobiliti per la difesa del personale ferroviario.
In quest’ottica è da salutare molto positivamente l’iniziativa presa dai macchinisti BLS di lanciare una petizione di denuncia delle politiche di precarizzazione delle condizioni di lavoro nel settore ferroviario e soprattutto di legare questa denuncia ad una mobilitazione, seppure ancora piccola e limitata in concomitanza con la consegna delle firme al Consiglio di Stato.
E’ compito di ognuno di noi sostenere fermamente questa prima importante iniziativa partecipando alla manifestazione di martedì 15 ottobre ore 16.15 in Piazza Governo a Bellinzona.