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Gran-consiglio-tiicnese-4602La discussione sul Preventivo 2014 presentato dal governo rischia, come spesso avviene, di perdersi nei meandri di questioni tecniche. Ci troviamo cioè confrontati con decisioni che vengono presentate come forzatamente necessarie di fronte ad un evolvere della situazione che appare quasi “naturale”, frutto di eventi nei confronti dei quali lo spazio della politica (e di decisioni appartenenti al suo ambito) si ridurrebbe praticamente a zero.

 

Per evitare una trappola di questo tipo di discussione è necessario partire proprio da alcune considerazioni politiche che il governo pure fa nel suo messaggio, senza però riconoscerle come tali.
Nelle conclusioni del messaggio sul Preventivo 2014 il governo, dopo aver riassunto i dati fondamentali relativi a entrate e uscite, afferma di ritenere che “il lavoro svolto sia stato positivo” in particolare poiché “riferito a un contesto economico difficile nel quale le entrate fiscali non crescono”. Due affermazioni altamente contestabili. Cominciamo dalla prima.
Contrariamente a quanto pensa il governo noi crediamo che l’allestimento di questo Preventivo si sia concluso con un esito tutt’altro che «positivo»: non è sicuramente positivo per la popolazione che vive e lavora in Ticino che dovrà subire una nuova decurtazione di reddito e prestazioni; non lo è per il servizio pubblico in quanto tale che si vedrà penalizzato nella offerta di prestazioni ai cittadini; non lo è per il personale del cantone che deve subire nuove decurtazioni salariali.
Tra le misure che colpiscono maggiormente e direttamente la popolazione vanno sicuramente annoverati i tagli ai sussidi per la cassa malati: il governo – che collegialmente condivide la manovra – ha deciso che i cittadini ticinesi potevano subire, oltre al danno, anche la beffa. Agendo in questo modo infatti, nello spazio di pochi mesi non solo si è subito il danno della mancata restituzione dei premi eccessivi che le casse malati ci hanno costretti a pagare negli ultimi anni (anche qui con l’accordo di tutti i partiti – di “destra” e di “sinistra”); ma ora ecco la beffa per molti, attraverso un aumento ulteriore dei premi a seguito della diminuzione dei sussidi cantonali. Quella sulle casse malati, unitamente alla scuola e al personale, sono di fatto le voci più corpose dell’intervento sulla spesa operato dal governo. Un dato che, già di per sé, sarebbe sufficiente a farci capire quanto sia regressivo il segnale politico che proviene da questo preventivo.

 

Perché la crisi?
E veniamo alla seconda affermazione, cioè quella che lascia intendere che l’orientamento politico seguito nell’allestimento del Preventivo ha preso una certa direzione per la semplice ragione che non era possibile fare altrimenti. Non era possibile, ci viene detto, perché “il contesto economico è difficile” e “perché le entrate fiscali non crescono”. Ora queste due affermazioni sono certamente vere. Ma non si tratta di fenomeni “naturali”, ma di esiti che hanno alla loro base scelte politiche di fondo. Se oggi l’economia capitalista si trova in una difficile situazione, difficile in particolare per i salariati e non certo per chi ha fonti di reddito ben diverse da un semplice salario, la causa è da ricercare nelle sue interne contraddizioni. Ma queste contraddizioni non sono il frutto di “errori”, di “malfunzionamenti” o di “degenerazioni”: sono il frutto di un sistema che mette al centro la valorizzazione del capitale attraverso il profitto e in secondo piano le esigenze e i bisogni di chi, attraverso il lavoro, contribuisce in modo determinante alla valorizzazione del capitale.
I membri del governo che scrivono queste cose (tutti) credono alle virtù del capitale e di questo modo di produzione. Pensano che i meccanismi del capitalismo siano comunque insostituibili; al massimo si dividono sul grado più o meno intenso di intervento necessario da parte dell’ente pubblico per arbitrare interessi diversi e per rendere più sociali alcuni aspetti del capitalismo. Ma, sul fondo, non vedono alternative. È quindi il loro sistema ad essere in crisi: e non certo solo in Ticino, vista la ormai dominanza mondiale di tale sistema, estesosi, in forme più o meno ibride, dall’Occidente all’Oriente, dal Nord al Sud.
Mai come in questo momento il capitale ha potuto godere della massima libertà, ha potuto mettere in campo le sue supposte qualità come sistema che ha la pretesa di garantire la soddisfazione dei bisogni più elementari a tutta la popolazione mondiale, assicurando pure un benessere elevato ad una parte importante della popolazione. Ma a questa impasse economica hanno dato il loro contributo anche le politiche sviluppate dal governo cantonale (così come quello nazionale) negli ultimi anni, in particolare dal momento in cui la crisi economica si è accelerata. Esse non hanno assolutamente permesso di fronteggiare gli aspetti più problematici della crisi. Anzi, possiamo dire che non è stato messo in campo nemmeno uno straccio di politica anticiclica né a livello cantonale, né a livello nazionale. Piuttosto, si è perseguita una politica di risparmio e di contenimento della spesa pubblica che ha favorito l’approfondirsi della crisi, o perlomeno non ha permesso una ripresa economica che riuscisse a migliorare la condizione sociale, occupazionale e materiale. E tra le conseguenze delle politiche adottate va annoverata anche la mancata crescita delle entrate fiscali. Certo, qualche entrata fiscale ha segnato un leggero progresso, ma nulla a che vedere con quanto le entrate fiscali sarebbero potute crescere in rapporto all’evoluzione della ricchezza e dei profitti.
Basti ricordare che il gettito delle persone giuridiche fondamentalmente è rimasto stabile negli ultimi 14 anni. Il Preventivo 2014, con poco più di 300 milioni, si situa esattamente allo stesso livello del 2000, con leggere variazioni, soprattutto verso il basso, nella prima metà degli anni 2000. Eppure questi ultimi 14 anni, anche lasciando da parte qualche anno difficile, hanno fatto segnare una crescita importante dei profitti per le imprese, dal settore bancario a quello finanziario, da quello industriale a quello dei servizi.

 

Non vi è alternativa?
La prospettiva indicata dal governo non solo per il 2014, ma anche per il futuro è assai inquietante: “Gli obiettivi di piano finanziario impongono nuove misure di contenimento del disavanzo anche per il prossimo anno. L’operazione, considerando quanto già fatto negli scorsi anni, sarà estremamente difficile se ancora una volta non si potrà contare su una crescita consistente dei gettiti fiscali”. E siccome su un aumento dei gettiti fiscali non si potrà, ma, diremmo, soprattutto non si vorrà contare è evidente che si andrà sempre più verso una politica di austerità e di tagli alla spesa pubblica. Eppure un’altra politica è possibile. Lo dimostra, in un certo senso, lo stesso Consiglio di Stato che, proprio nel Preventivo 2014, illustra la possibilità di trovare nuove risorse fiscali andando a cercarle laddove ci sono. Ci riferiamo, evidentemente, all’aumento dell’imposizione per coloro che beneficiano di un’imposizione globale. Un duplice aumento della soglia (nel 2013 a 300’000 franchi, nel 2014 a 400’000) permetterà di incassare 8 milioni in più (e questo solo per le imposte cantonali). Naturalmente il governo fa questo passo non solo perché le disposizioni federali vanno in questa direzione; inoltre sa benissimo che questo tipo di contribuenti ha beneficiato finora di assurdi privilegi. E che, essendo cittadini stranieri, non rappresentano una possibile fonte di penalizzazione elettorale.
Il provvedimento mostra quindi che i soldi ci sono. A cominciare dagli stessi globalisti: una eliminazione di questo privilegio e il passaggio di costoro ad una normale tassazione comporterebbe ulteriori aumenti di entrate. E, per carità, non ci si venga a dire che scapperanno… Ma sul fronte fiscale le cose possono essere diverse, basta volerlo, anche per gli alti redditi e per le grandi sostanze. Il Ticino resta un paese per ricchi. Vi sono ampi spazi per aumentare la pressione fiscale sugli alti redditi e sui beni immobili. Beni immobili che, come noto, sono tassati ben al di sotto, come invece vorrebbe la legge, del loro valore commerciale.
Ma di tutto questo la signora Sadis e i suoi amici di governo non vogliono sentire parlare. Il mancato aumento delle entrate fiscali non è dunque una naturale evoluzione delle cose, ma il risultato di scelte politiche ben precise.

 

 

Manuele Bertoli ha approvato il Preventivo 2014. Non abbiamo compreso bene le sue motivazioni, anche perché, nei giorni precedenti, aveva indicato le proprie contrarietà alle scelte che il governo stava effettuando.
Il PS, dal canto suo, ha fatto sapere che questo Preventivo non va bene e che è pronto a combattere, con il referendum, alcune delle misure più inique. Il suo presidente ha detto che il PS è pronto a passare addirittura all’opposizione. Vedremo come andrà finire.

Ma lo scenario non è evidentemente nuovo. Il PS (a livello cantonale così come a livello federale) gioca da decenni la carta dello sdoppiamento: da un lato partito di governo come di più non si può (i più ligi nel difendere la collegialità e tutto quanto l’essere al governo comporta); dall’altro dar l’idea che si è un partito di opposizione.
Ma questo gioco sta diventando un po’ vecchio e, soprattutto, lo hanno capito anche gli altri che lo giocano molto meglio. Lo ha capito la Lega, partito di governo e di opposizione ormai da sempre. Lo sta capendo anche il PLRT. Significativo che negli stessi giorni in cui il Preventivo «collegiale» e «unitario» viene messo a punto, Laura Sadis si presenta in conferenza stampa a sostenere le proposte di possenti sgravi fiscali annunciata dal suo partito. Ma la cosa più grave è che, in governo o all’opposizione, il PS non si smarca troppo dal discorso dominante: e cioè dal fatto di ritenere preoccupante il debito pubblico, di ritenere necessaria una manovra di contenimento e di ritenere quindi necessari una serie di tagli. Si vorrebbe solo una politica di tagli accompagnata da un politica tesa a conseguire maggiori entrate. Un contentino che Laura Sadis ha già offerto con questo preventivo (e forse da qui nasce il sostegno di Bertoli) e che sicuramente darà (in parte obbligata) sulla fiscalità della sostanza immobiliare. Il risultato di questa politica potrebbe essere, tra qualche anno, dei conti del Cantone più equilibrati dopo che cittadini e dipendenti del Cantone avranno subito una politica di austerità della quale quella prevista nel Preventivo 2014 è solo un antipasto. Un bel risultato!