Pubblichiamo di seguito la presa di posizione del coordinamento del MPS contro il progetto di revisione della Ordinanza 2 della Legge federale sul Lavoro (OLL2) con il quale il Consiglio federale intende dare seguito alla mozione Abate accolta qualche mese fa.
No alla revisione dell’Ordinanza 2 della Legge federale sul Lavoro
No al lavoro domenicale nei centri commerciali
Il Movimento per il socialismo ha preso atto del progetto di revisione della Ordinanza 2 della Legge federale sul Lavoro (OLL2) con il quale il Consiglio federale intende dare seguito alla mozione Abate accolta qualche mese fa. La mozione del consigliere agli Stati ticinesi proponeva, come si ricorderà, di estendere le attuali deroghe in materia di lavoro domenicale valide per le attività legate al turismo anche ai centri commerciali legati ai cosiddetti flussi turistici internazionali.
La proposta di revisione, messa in consultazione dal Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), recepisce la richiesta fondamentale contenuta nella mozione Abate, cioè di estendere il concetto di turismo anche ai flussi transfrontalieri che poco o nulla hanno a che vedere con il turismo, permettere in questo modo che nei centri commerciali si applichino le stesse deroghe previste per gli altri settori.
L’MPS ritiene che proposta messa in consultazione vada combattuta con forza, e questo per almeno tre ragioni:
1) Innanzitutto la modifica proposta è in netta contraddizione con lo spirito stesso dell’OLL2. Infatti le deroghe fin qui concesse nell’ambito del lavoro domenicale riguardavano quelle “aziende delle regioni turistiche, rispondenti ai bisogni specifici dei turisti”, dove sono considerate “aziende delle regioni turistiche le aziende situate in località che offrono cure, sport, escursioni e soggiorni di riposo per le quali il turismo è particolarmente importante e soggiace a forti fluttuazioni stagionali”. (art. 25 OLL2 cpv. 1 e 2).
Appare a tutti chiaro che l’attuale articolo ha una propria logica che è connessa al concetto di turismo ed ai bisogni che la presenza dei turisti può potrebbe suscitare.
La logica dei due nuovi capoversi difficilmente può essere considerata compatibile con quella soggiacente all’attuale regolamentazione; ne emerge infatti un concetto radicalmente diverso di turismo, poco compatibile con l’impostazione delle deroghe contenute nell’attuale ordinanza.
Questo aspetto è confermato in modo chiaro dal commento che accompagna il testo. Si afferma infatti a giustificazione dei nuovi due capoversi: “Completando l’articolo OLL 2 si tiene conto delle nuove esigenze del turismo internazionale:lo shopping è uno dei motivi principali per fare un viaggio in Svizzera ed è considerato sempre più un’«avventura». La nuova aggiunta riguarda quindi innanzitutto i turisti che trascorrono le vacanze in Svizzera e che approfittano di questa occasione per fare shopping”.
Una lettura attenta di questa pseudo-spiegazione mostra tutte le sue contraddizioni. Infatti coloro che decidono di fare un viaggio in Svizzera per lo shopping non sono e non possono essere considerati dei turisti. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi (persino l’esempio del FoxTown lo conferma), di persone che abitano non molto lontano da questi centri commerciali (nel caso in questione le province lombarde) e che vengono in Svizzera non per fare del turismo, ma per fare degli acquisti: cosa che nulla ha a che vedere con la nozione stessa di turismo. Per capire l’assurdità di tale impostazione, basterebbe pensare alle migliaia di ticinesi che ogni fine settimana si recano nei centri commerciali delle province lombarde a fare la spesa: sarebbe non solo, come detto, assurdo considerarli dei turisti, ma persino ridicolo!
Continuando poi nelle sue spiegazioni, il DEFR cade in un’ulteriore contraddizione laddove afferma che ” La nuova aggiunta riguarda quindi innanzitutto i turisti che trascorrono le vacanze in Svizzera e che approfittano di questa occasione per fare shopping”. Se si tratta di turisti che già sono in Svizzera ed approfittano di questa occasione per fare shopping non si capisce per quale motivo, visto anche che sono già in vacanza, debbano dedicare allo shopping proprio la domenica!
2) I nuovi capoversi appaiono poi assai incerti quanto alla specificazione delle condizioni (cumulative) che dovrebbero permettere l’autorizzazione del lavoro domenicale.
La prima riserva riguarda la definizione stessa dei tipi di prodotti che verrebbero venduti in questi centri commerciali. Secondo la nuova formulazione ” l’offerta di prodotti in vendita nei centri commerciali è destinata al turismo internazionale e comprende principalmente articoli di lusso”; indicazione che il documento accompagnatorio illustra in questo modo: ” ad esempio orologi e gioielli di alto valore ed abiti di alta moda”.
Ora, la formulazione è per lo meno equivoca e apre le porte a qualsiasi interpretazione ed arbitrio (tanto più se pensiamo che, ci dice lo stesso documento del DEFR, “Spetta innanzitutto all’autorità cantonale competente stabilire nel singolo caso se i prodotti in vendita soddisfano questa condizione” : li vediamo già Sadis e Rizzi, con il fedele Barenco, scorrazzare per i centri commerciali ticinesi per verificare se i prodotti che vendono sono effettivamente “di lusso”…).
La prima parte della definizione non significa assolutamente nulla: ogni prodotto è destinato ai consumatori che lo compreranno. Ora affermare che alcuni prodotti sono destinati al “turismo internazionale” è indicazione priva di senso. Anche perché il “turismo internazionale” sarebbe quello interessato ai prodotti di lusso. Che senso ha fare questa distinzione, ci si può chiedere, in uno dei paesi con il reddito pro-capite più alto del mondo? E se poi questi negozi, come è il caso del FoxTown, vendessero certo dei prodotti di lusso, ma a prezzi accessibili ad ogni consumatore dal reddito medio, cosa ne sarebbe di questa “specificità”?
Anche l’indicazione prodotto di lusso è altrettanto ambigua. Prendendo il primo dizionario di italiano che ci capita tra le mani leggiamo che un prodotto di lusso è un prodotto “più bello, più pregiato, più costoso del normale”. Ora, ad esempio, i prodotti di marca venduti al FoxTown (ci riferiamo a questo centro commerciale perché in realtà esso è , inconfessato, al centro di questa modifica dell’Ordinanza) sono certo oggetti di marca, ma che sono venduti ad un prezzo “meno costoso” del normale.
È d’altronde una delle ragioni che attira “una clientela internazionale” che ci pare anche sbagliato considerare tale: infatti la clientela italiana che viene in Ticino deve essere considerata in modo diverso dalla clientela effettivamente “internazionale”. Si tratta di una clientela di frontiera, attirata dal rapporto qualità-prezzo, né più né meno di quanto lo sono, come già detto, le migliaia di ticinesi che ogni fine settimana fanno la spesa nei supermercati delle province di confine.
3) Infine la nuova normativa proposta lascia ampio ed eccessivo spazio ai cantoni ai quali, in definitiva, è lasciato il compito di proporre (e decidere: si capisce che l’autorità federale di fatto si adeguerà – se non palesemente infondato – al giudizio dei cantoni) quali centri commerciali potranno beneficiare di queste deroghe al lavoro domenicale.
Ora, la formulazione di questi nuovi capoversi è, come detto, talmente vaga che i Cantoni avranno di fatto mano libera. Ed avrà mano libera anche il mercato, il quale potrà sbizzarrirsi a costruire centri commerciali (poco importa la loro dimensione) specializzati in prodotti di “lusso” destinati alla “clientela internazionale”.
Per tutte queste ragioni l’MPS non può che opporsi alla proposta in consultazione che non rappresenta solo un maldestro tentativo di “sanare” la situazione del FoxTown; ma contribuisce anche in modo importante ad un processo di ulteriore liberalizzazione il mercato del lavoro e il ricorso al lavoro domenicale.
L’MPS non potrà, qualora questa normativa venisse messa in vigore, opporsi ad essa in sede giuridica. Trattandosi di una modifica riguardante la Legge sul Lavoro solo coloro che hanno un interesse legittimo (organizzazioni padronali e sindacali in primis) possono ricorrere contro tale normativa.
L’MPS lancia quindi un appello alle organizzazioni sindacali affinché non solo si pronuncino in modo negativo nella procedura di consultazione, ma affinché già sin d’ora preparino attivamente un ricorso contro questa proposta di modifica dell’OLL2.