Sembrano avviate a terminare come è quasi sempre stato in questi ultimi anni le trattative salariali nei diversi settori: e cioè saranno i padroni a decidere quanto concedere di adeguamenti salariali ai lavoratori e alle lavoratrici.
E se anche le direzioni sindacali dovessero non essere d’accordo (è già capitato) la loro impotenza è tale che alla fine verranno comunque applicate in modo unilaterale le decisioni padronali.
È già capitato a più riprese, ad esempio nel settore dell’edilizia. Di fronte ad un nulla di fatto nelle trattative per gli adeguamenti salariali, i padroni più volte in passato hanno varato unilateralmente gli adeguamenti da essi decisi e le cose sono finite lì.
Le richieste sindacali sono quest’anno quelle di sempre: grosso modo si chiedono aumenti generali complessivi tra l’1,5% (come nel settore dell’edilizia e in quello dei trasporti) ed il 2% (nel settore chimico e più in generale nell’industria). Tradotto in franchi, un aumento oscillante tra gli 80 e i 150 franchi.
I soliti riti…
La campagna per la difesa del salario e per gli adeguamenti salariali è, diciamo così, cominciata con la ormai tradizionale manifestazione autunnale a Berna, sabato 21 settembre. Le solite diecimila persone, organizzate con fischietti e bandiere, che, con la loro presenza, servono a dimostrare che le organizzazioni sindacali esistono…malgrado le apparenze. E la campagna in favore degli adeguamenti salariali è praticamente finita lì.
Non ci sono più stati, ed è passato più di un mese, altri momenti di mobilitazione in qualsiasi altro settore (se escludiamo il pranzo comune al quale hanno partecipato alcune centinaia di lavoratori su un cantiere di Zurigo). Ma si è trattato della solita azione dimostrativa (stile Greepeace) dove la cosa più importante è la partecipazione…dei giornalisti, dei fotografi e della televisione.
Inutile dire che il padronato, cosciente dei rapporti di forza, non si lascia impressionare né da queste azioni dimostrative, né tantomeno dai discorsi che insistono sul fatto che da decenni ormai i salari in questo paese stagnano e che gli aumenti di produttività sono andati e vanno tutti ad ingrassare il padronato.
Una deriva istituzionale
La mancanza di una mobilitazione concreta sul terreno a sostegno dei negoziati salariali sembra andare di pari passo con l’impegno che, invece, le organizzazioni sindacali stanno mettendo nella campagna a sostegno dell’iniziativa popolare 1:12. Un sostegno evidentemente comprensibile (quante volte sono stati denunciati gli alti salari dei manager…), ma che, ammesso e non concesso che essa venga approvata, non modificherebbe di molto la condizione dei salariati.
Se un lavoratore venisse pagato come l’USS ritiene corretto (4’000 franchi al mese) dovrebbe essere considerato “equo” un salario mensile di 48’000 franchi (alla faccia dell’equità!). Cioè se un lavoratore guadagnasse 48’000 franchi all’anno, nella stessa azienda un salario equo potrebbe ammontare a 576’000 franchi. Certo molto meno della distanza abissale che oggi separa lavoratori con bassi salari dai loro dirigenti: ma si tratterebbe di una situazione comunque sempre poco equa.
Un sindacato almeno i fondamenti relativi alla genesi della ricchezza dovrebbe conoscerli (dovrebbero essere i “fondamentali” del loro lavoro) e ricordasi che i produttori di tutta la ricchezza sono i salariati, quelli che producono direttamente beni e servizi .
La situazione non cambierebbe e non modificherebbe quella che è una evoluzione dei salari tutta a favore del padronato negli ultimi decenni, come ha confermato il recente rapporto sui salari pubblicato dall’Ufficio federale di statistica (cfr. articolo sui salari reali in Svizzera).
Il risultato di questa ennesima deriva istituzionale del movimento sindacale è presto detto: non solo rischiamo di non avere un salario minimo legale, non solo le differenze tra i salari più bassi e salari più alti rimarranno abissali, ma non si riuscirà a raccogliere nemmeno quei 100 franchi di aumento che ad ogni lavoratore farebbero, in questa difficile situazione sociale ed economica, molto comodo: non foss’altro che per affrontare gli aumenti di cassa malati e degli affitti che, malgrado i dati ufficiali ci parlino di diminuzione dei prezzi, non fanno che aumentare ed incidere in modo importante sull’evoluzione del costo della vita per le famiglie dei salariati.