Significativa del clima sociale che si sta instaurando in Ticino, oltre che delle pratiche sindacali sulle quali esprimiamo alcune considerazione nell’articolo che segue, è la vicenda del rinnovo del contratto collettivo di lavoro del settore delle case anziani (il cosiddetto ROCA).
Disdetto quest’estate dalla maggioranza degli istituti che ne erano firmatari, oggetto di una intensa attività di denuncia mediatica da parte delle organizzazioni sindacali, negli scorsi giorni è stato annunciato un accordo per il suo rinnovo. Difficile riuscire a raccogliere il punto di vista sindacale, né a sapere quale procedura ha portato i lavoratori e le lavoratrici a ratificare questa nuova versione del CCL, più “snella” di quella precedente secondo le stesse dichiarazioni dei rappresentanti delle direzioni degli istituti per anziani.
Sicuramente il nuovo CCL è più “snello” rispetto alla precedente versione del 2011; ma oltre ad essere più “snella” questa nuova versione del CCL rappresenta un peggioramento importante nelle condizioni di lavoro (e non solo in quelle) del personale delle case per anziani. Ma su questo da parte sindacale, come detto, si tace.
Sempre più efficienti e flessibili
Nel presentare alla stampa i risultati del rinnovo del CCL, i rappresentanti delle case per anziani hanno confermato in modo chiaro quali fossero i loro obiettivi, raggiunti – sempre secondo loro – attraverso la stipulazione del nuovo CCL: «È stata però ben compresa dalla controparte la necessità di adattare il CCL alle nuove esigenze imposte dai contratti di prestazione. Questo sistema di finanziamento tra lo Stato e gli istituti di Cura ha creato le condizioni quadro per una maggiore flessibilità unita ad un maggior rigore finanziario, determinato dall’esigenza di rispondere a criteri di efficacia ed efficienza».
Di fronte ad una citazione come questa, non smentita e che sembra uscire da un manuale per la gestione delle risorse umana in salsa neoliberale, ci si sarebbe potuti attendere qualche contestazione da parte sindacale. Invece niente, pare proprio che i sindacati abbiano «ben compreso».
Ed è grazie a questa «comprensione» che si sono potute flessibilizzare al massimo le condizioni di lavoro per quel che riguarda i turni e gli orari di lavoro settimanali. Orari che potranno anche raggiungere le 48 ore, basta che la media delle 40 ore (l’orario base) sia rispettata nella media mensile. Un bell’esempio di «comprensione», visto che la precedente regolamentazione prevedeva che la media fosse rispettata sulle 4 settimane! A questo limite di 48 ore si possono poi aggiungere anche eventuali ore straordinarie…
Il risultato di questa nuova regolamentazione è di fatto l’introduzione di una ulteriore forte dose di flessibilità degli orari di lavoro che rischia di peggiorare ulteriormente le già difficili e spesso insopportabili condizioni di lavoro del personale, con turni pesanti e scarse possibilità di recupero. Senza dimenticare che con un simile margine di flessiblilità è da escludere che gli istituti pensino ad un potenziamento del personale…
Meno salario per molti
Le prospettive non sono poi migliori dal punto di vista salariale. Le case per anziani infatti non prevedono una loro scala salariale, ma si rimettono ai parametri fissati dal Cantone. Questo non solo per qual che riguarda la griglia salariale, ma anche per tutta una serie di supplementi. Ed ecco apparire puntualmente nel CCL i provvedimenti salariali previste nell’ambito delle misure di risparmio per il Preventivo 2014 del cantone: indennità per economia domestica, rimborso spese di trasferta, ecc. Con la prospettiva, qualora queste prestazioni peggiorassero ulteriormente (o sparissero, come è il caso dell’indennità per economia domestica) che il ROCA vi si adegui.
Inutile poi parlare di adeguamenti salariali: la politica di immobilismo condotta dal cantone da anni la ritroviamo puntualmente ad ogni rinnovo contrattuale dei settori che alla politica del personale del cantone si ispirano…