Dovrebbe essere ormai giunta ad un primo giro di boa la fase iniziale della pianificazione ospedaliera. Dopo l’ultima riunione del 19 dicembre la palla dovrebbe ora passare alle conferenze regionali che, sulla base dei progetti fin qui elaborati, potranno pronunciarsi. Poi la palla passerà definitivamente al governo il quale dovrà allestire il messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio.
Si potrà ancora cambiare?
Alcuni hanno reagito alle critiche mosse dall’MPS a questa prima fase delle trattative relative alla pianificazione ospedaliera sostenendo che sono premature. E non tanto perché le indicazioni avanzate dall’MPS non fossero vere: oggi tutti ammettono, più o meno apertamente, che, a quanto si può sapere, le anticipazioni fatte dall’MPS nelle sue prime prese di posizione corrispondo alle proposte avanzate dal Dipartimento nelle prime fasi della discussione. Oggi queste stesse persone tendono ad accreditare l’idea che le cose stiano evolvendo e che, in ogni caso, la parola finale spetterà al Gran Consiglio.
Una affermazione sicuramente vera. Ma che non inficia assolutamente le nostre preoccupazione e la necessità che una discussione pubblica sugli orientamenti alla base della futura pianificazione avrebbe dovuto prendere avvio prima dell’inizio delle stesse trattative tra i diversi attori ammessi alla discussioni attorno alla pianificazione ospedaliera.
La quale si presenta, una volta giunti alla fase di discussione parlamentare sulla base del messaggio proposto dal governo, come il risultato di una trattativa complessiva, frutto di discussione e di composizione degli interessi tra le diverse parti in gioco (in particolare tra l’interesse del settore pubblico e di quello privato) , anche grazie alla mediazione del dipartimento e del governo tutto.
A quel punto qualsiasi modifica metterebbe in discussione il tutto e il progetto dovrà di fatto essere accettato in blocco, pena ricominciare la discussione daccapo. È per questa ragione che noi pensiamo che i giochi si facciano in questa fase e che sarebbe importante discuterne pubblicamente sulla base degli orientamenti formulati dal dipartimento (che, immaginiamo ma non siamo nemmeno tanto sicuri, parli a nome di tutto l’esecutivo…).
Potenziare il privato
Dietro i discorsi più o meno fumosi sui ruoli complementari di pubblico e privato, si nasconde oggi, in Ticino, una realtà molto chiara ed anomala rispetto al resto del paese: una presenza cospicua del settore privato (oltre il 40%, praticamente il doppio rispetto al resto della Svizzera). Non è il caso qui di ripercorrere le ragioni che hanno portato a questa situazione (forse decenni di gestione socialista del settore?), sta di fatto che tale favorevole situazione per il settore privato verrebbe ora, e i segnali sono tutti convergenti in questa direzione, ulteriormente potenziata, in particolare con l’assegnazione di nuove specialità alle cliniche private.
Scriveva poche settimana fa il Caffè, dopo la primo incontro dedicato alla questione all’inizio di settembre, “in questi mesi in cui si susseguono gli incontri dei gruppi chiamati a mettere a punto la “scacchiera sanitaria” del prossimi anni (l’ultima riunione della “Commissione pianificazione” si è tenuta a Bellinzona il 5 settembre), è ritornato il fantasma dell’impoverimento di alcuni ospedali pubblici (Mendrisio e Locarno) a vantaggio di altri (Bellinzona e Lugano) e a tutto beneficio del servizio sanitario privato”.
L’Ente Ospedaliero sotto attacco
Lunedì scorso i responsabili dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) si sono presentati, quasi fossero viaggiatori di commercio, nei corridoi del Gran Consiglio dove era stata allestita “una presentazione generale dell’EOC, la quale sarà poi completata, nel corso del 2014, da una serie di presentazioni specifiche sui vari servizi forniti dall’Ente”.
Avvenimento di per sé un po’ strano se si pensa che il Parlamento vota il rapporto di attività sulla gestione dell’EOC sulla base di messaggi e rapporti molto dettagliati, che entrano spesso anche nel dettaglio medico dell’attività degli ospedali dell’EOC. Si presuppone, ammesso e non concesso che i deputati leggano questo materiale, che l’attività dell’EOC (anche perché finanziata sulla base di un contratto di prestazione ammontante a circa 170 milioni) sia ben conosciuta dai membri del gran Consiglio.
La cosa acquista invece più senso (in particolare quanto previsto nel 2014 con l’illustrazione di vari servizi offerti dall’Ente) se si pensa all’EOC come una struttura per certi aspetti “sotto attacco” nel quadro delle discussioni sulla pianificazione.
Sotto attacco da parte di chi? Ma proprio del suo “proprietario”, cioè il Cantone, l’istituzione che l’EOC ha creata quale polo pubblico della sanità ospedaliera e che, a rigor di logica, le prerogative di quel polo dovrebbe difendere. Invece le cose stanno andando molto diversamente, con Beltraminelli all’offensiva per valorizzare sempre più l’apporto delle cliniche private.
È da qui che nasce questo tentativo, per altro un po’ patetico (e lo diciamo con tutta la stima che possiamo avere per i responsabili dell’EOC), di esercitare influenza su un Parlamento nel quale, a ragione, si pensa la lobby delle cliniche private sia ben rappresentata.
In realtà a fregare l’EOC, se così possiamo esprimerci, è proprio questo clima di segretezza nel quale vengono condotte le trattative sulla pianificazione. Un clima nel quale evidentemente non si riescono a far valere quei valori culturali che animano (o che dovrebbero animare un istituzione come l’EOC) e che il suo precedente direttore, Carlo Maggini, aveva molto bene riassunto: “L’orientamento culturale a cui è ispirata questa nostra visione aziendale è quello di un’azienda pubblica che condivide valori etici propri del servizio pubblico quali l’equità d’accesso alle cure, la qualità dell’assistenza, lo scopo non lucrativo, l’impegno e l’integrità dei nostri collaboratori e l’attenzione per le comunità locali”.
Ci pare che gli orientamenti difesi dai rappresentanti del governo nei primi passi della futura pianificazione ospedaliera vadano esattamente nel senso opposto.