Ciao Ruggero!

Ruggerobis
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RuggerobisIn punta di piedi, con la timidezza che spesso cercava di nascondere dietro un atteggiamento un po’ burbero e scontroso, il compagno Ruggero Pirovano ci ha lasciati. La sua scomparsa non ha suscitato grandi titoli; quelli che hanno voluto evocarla hanno fatto riferimento ad aspetti tutto sommato marginali della sua attività (le sue presenze istituzionali, quale eletto o candidato per uno per l’altro partito).

Siamo sicuri che si sarebbe fatto beffe di questi riferimenti, compresi quelli che con maldestri tentativi e con palese stupidità politica ed umana (si può essere meschini, da questo punto di vista, pur essendo luminari mondiali della scienza e della medicina) hanno tentato di attribuirsi il suo sostegno postumo ai loro miserabili giochetti politici.
Non vogliamo, ricordando Ruggero, parlare di queste cose. Vogliamo invece ricordarlo come l’amico ed il compagno che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti, politici e sociali, dei lavoratori attivi in questo paese, in particolare del loro settore più debole e tuttora in gran parte privo di diritti, quei lavoratori immigrati che hanno avuto (e continuano ad avere) un ruolo decisivo nel nostro sviluppo economico e sociale.
Ruggero era un uomo coraggioso e pronto a battersi fino in fondo per le cause (grandi o piccole esse fossero) nella quali credeva. In questo senso la sfida più grande che egli vinse (ancora negli anni ’50) fu la creazione in Svizzera dell’INCA-CGIL, la struttura di assistenza previdenziale e giuridica della CGIL. E bisognava essere coraggiosi per aprire una struttura apertamente legata alla CGIL (di stretta obbedienza comunista – cioè staliniana) negli anni a ridosso delle vicende di Ungheria. E a Ruggero non mancarono i rimproveri né da parte della stampa locale (memorabile l’attacco subito, nello stile anticomunista più puro, dalle colonne del Giornale del Popolo di Don Leber) e delle direzioni sindacali infeodate al PSS e diffidenti verso questo giovane e dinamico attivista che Ezio Canonica (allora uno dei dirigenti del Sindacato Edilizia e Legno) non esitava a definire, con una punto di ironia che però non riusciva a celare il suo atteggiamento di fondo, la “quinta colonna dei comunisti”.
Il merito storico di aver fondato l’INCA (ed aver dato un contributo decisivo al suo sviluppo) non potrà cancellarlo nessuno; e sicuramente meriterebbe un interesse da parte degli autodefiniti storici del movimento operaio. Un merito che gli hanno riconosciuto anche le pubblicazioni semi-ufficiali del movimento sindacale italiano. In una recente pubblicazione dell’IRES (l’Ufficio studi legato alla CGIL) così si riconosceva questo ruolo: “A partire dagli anni Cinquanta, con l’avvio dell’emigrazione di massa degli italiani all’estero, il patronato INCA, creato dalla CGIL, comincia ad esportare i suoi servizi anche fuori dall’Italia. Il primo ufficio INCA in Svizzera nasce nel 1957 a Bellinzona, grazie al lavoro di Ruggero Pirovano, che inizia ad occuparsi dei casi d’infortunistica dei giovani italiani, vittime di infortuni sul lavoro (…) In quel periodo il contesto politico svizzero non era favorevole all’associazionismo di sinistra e di una pedina del PCI. Pirovano tuttavia riesce ad ottenere l’appoggio delle grandi organizzazioni sindacali (in particolare gli edili e metalmeccanici oggi riuniti nel sindacato UNIA) e nonostante il clima politico teso, si assume la responsabilità organizzativa dell’INCA, costruisce un rapporto organico con tutte le sezioni locali della FLEL, e l’attività dell’INCA inizia ad espandersi. Nel 1959, viene aperto un ufficio a Zurigo, nella sede della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS) e ha inizio una relazione strutturata con le Colonie Libere Italiane”.
Ruggero se ne andato, tuttavia, con l’amarezza di aver visto fallire, dopo oltre cinquant’anni di esistenza, proprio quella struttura INCA che aveva creato dal nulla. Lo aveva scosso il recente dichiarato fallimento dell’INCA, travolta da scandali finanziari interni, frutto di una gestione dell’ultima generazione di dirigenti la cui preoccupazione principale era stata quella di pensare al proprio riconoscimento politico e sociale, in particolare agli occhi di una burocrazia sindacale sempre più lontana dai lavoratori e dalle lavoratrici (quella burocrazia che oggi lo ricorda e del cui ricordo Ruggero non saprebbe veramente che farsene…).
Gli ultimi anni prima della pensione aveva svolto un ruolo importante nella riorganizzazione e nel risanamento prima della Cassa Malati del sindacato SEI (in seguito ceduta ad una grande cassa malati), poi nello sviluppo dell’assistenza giuridica del SEI, in particolare nell’ambito delle assicurazioni sociali.
Anche qui, Ruggero non si era fatto molti amici: proprio perché les “combines” e le logiche burocratiche, quella specie di solidarietà di casta che lega i burocrati, gli erano del tutto estranee. Era stato grazie alla sua inflessibilità che molti scandali interni al SEI (pensiamo agli scandali interni che avevano coinvolto le sezioni SEI di Mendrisio, Lugano, Locarno) erano venuti alla luce, permettendo così di fare piazza pulita di pratiche ed atteggiamenti ignobili.
Per questo suo lavoro pluridecennale Ruggero godeva della riconoscenza e dell’ammirazione non solo, evidentemente, dalle migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno potuto beneficiare per le loro pratiche assicurative della sua competenza e generosità. Ma anche della miriade di specialisti assicurativi, giuristi, giudici, esperti vari che hanno apprezzato la competenza di questo uomo, in grado a volte di fare, con i suoi interventi nell’ambito del diritto delle assicurazioni sociali, addirittura giurisprudenza.
Un’ammirazione ancora più grande se si pensa che Ruggero era un vero e proprio autodidatta, non avendo mai seguito studi giuridici.
È in questo modo che vogliamo ricordarlo, per quel suo essere un po’ “antico”, inflessibile nella difesa degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, deciso, coraggioso, controcorrente. Per una fedeltà di classe, mai apertamente conclamata, ma quanto praticata!
Ci mancherà Ruggero, con quella sua pungente ironia dietro la quale si celava un uomo di una generosità senza eguali.
Ciao Ruggero, ci mancherai!

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