Non vi sono dubbi che con la decisione dei giorni scorsi di istituire un freno all’indebitamento la destra segna un punto politico importante.
Un punto che ora sarà necessario contrastare con la necessaria forza al momento in cui, trattandosi di una modifica costituzionale, verrà sottoposta a votazione popolare.
Freno all’indebitamento: ovvero freno alla spesa
I cittadini e le cittadine di questo cantone che volessero capire il fondo di quanto discusso ed approvato dal Parlamento (con la sola opposizione, sul principio, del rappresentante dell’MPS), farebbero un po’ fatica.
In effetti quella che è andata in onda è una vera e propria mistificazione, poiché l’idea, apparentemente un po’ brutale di frenare la spesa, è stata, diciamo così, nascosta dietro una formulazione più accettabile come quella del freno all’indebitamento.
Ora sappiamo benissimo tutti che i due concetti e i due modi di procedere sono, in linea teorica, diversi: si può benissimo avere una politica di aumento della spesa senza per questo aumentare automaticamente l’indebitamento.
Ma, questo, in una prospettiva del tutto astratta e teorica. Oggi, in Ticino, nel contesto economico e politico in cui viviamo non vi sono dubbi che l’unico modo in cui si concretizzerà il freno all’indebitamento sarà quello di un freno (ed anche brutale) alla spesa.
Niente imposte e road map
Che la concretizzazione del freno all’indebitamento assumerà la forma di un radicale freno alla spesa (e di una sua diminuzione) lo confermano segnali chiari giunti in concomitanza, qualora fosse ancora necessario, con il dibattito parlamentare.
A dare la garanzia più importante che la via del freno alla spesa sarà quella maestra, lo ha conferma la ministra delle finanze, Laura Sadis, che si è affrettata a dichiarare che nei prossimi anni «non vi saranno aumenti di imposte». Non che questa notizia ci abbia sorpresi: abbiamo spesso ricordato come il primo atto politica di Laura Sadis, appena eletta in governo, sia stato di dichiarare che l’aumento transitorio dell1% dell’aliquota sulle persone giuridiche (pertanto voluto da Marina Masoni nell’ambito della cosiddetta strategia della simmetria dei sacrifici) non sarebbe stato da lei proposto arrivati alla scadenza per il periodo per il quale era stato fissato.
E che ci si concentrerà sostanzialmente sulle spese e sul loro contenimento ce lo conferma, di fatto, la struttura della cosiddetta road map, cioè il documento a partire dal quale il cantone vuole abbordare di fatto la cosiddetta analisi dei compiti dello Stato e dei suoi impegni finanziari.
È vero, come hanno sotttolineato molti, che, al momento, questo documento non contiene proposte concrete, in nessun ambito; ma è anche vero che tutti gli ambiti che esso affronta riguardano sostanzialmente la spesa del cantone. La questione di eventuali nuove entrate fiscali (ad esempio attraverso una tassazione dei beni immobili sulla base di stime, finalmente, corrispondenti al loro valore di mercato, come vorrebbe d’altronde la legge) occupa in tutto il documento un ruolo sostanzialmente marginale. E pensiamo che, nessuno possa, con un minimo di onestà politica, pensare che l’attuale maggioranza in Gran Consiglio possa in qualche modo lanciarsi in modifiche fiscali che comportino un aggravio, in particolare per i detentori di patrimonio e per coloro che usufruiscono di alti redditi.
No al freno all’indebitamento, senza «se» e senza «ma»
La politica di freno alle spese, nella sua variante di freno all’indebitamento, deve essere condotta sulla base di un posizione di principio che mostri, in modo chiaro, come nell’attuale contesto essa sia uno strumento per una politica di austerità. È quanto succede, d’altronde, in tutta Europa sulla base delle scellerate direttive (il cosiddetto fiscal compact).
A questo va aggiunta una lotta ideologica e politica contro tutti gli aspetti legati alla questione del debito pubblico. In particolare mostrando come il debito pubblico non sia il risultato di politiche che premierebbero in modo eccessivo i salariati, offrendo loro prestazioni non più sopportabili; ma come il debito pubblico sia lo strumento con il quale la borghesia dirige il proprio Stato, traendone, dal suo funzionamento e dal suo finanziamento, lauti guadagni.
Naturalmente noi auspichiamo che questa campagna possa essere fatta sulla base di un’ampio schieramento di forze che si oppongono ad una politica di austerità.
Per questo ci sembrerebbe importante che il PS rivedesse la sua posizione che, sinceramente, ci appare fragile. Come noto i social-liberali nostrani non si oppongono per principio alla politica del freno all’indebitamento. Essi condividono di fatto i progetto così come presentato dal governo (con qualche aggiustamento). La ragione che li ha visti alla fine schierati contro il progetto approvato dal Gran Consiglio è il fatto che sia stato introdotto il meccanismo di una maggioranza dei due terzi per approvare aumenti di imposta (attraverso il moltiplicatore) nel caso in cui le spese superassero una soglia ben definita (il 4%).
Ci sembra, e lo diciamo senza polemica, una posizione non solo assai fragile, ma pure pericolosa. Perché, come detto, facendo una concessione di principio sul terreno del freno all’indebitamento (per altro sulla base di criteri assolutamente arbitrari – perché il 4% e non il 7% ad esempio?) apre la strada ad una politica di austerità costruita attorno ai tagli alla spesa pubblica.
E che queste non siano solo ipotesi campate in aria, ma prospettive assai verosimili, ce lo confermano la logica e le proposte di tagli che sono stati alla base dell’allestimento del Preventivo 2014.
Immaginiamo quali possibili sviluppi tali pratiche e orientamenti potrebbero avere, ora che l’approvazione di uno strumento istituzionale come il freno all’indebitamento ne rafforza la logica e la giustificazione istituzionale.