Alla base della proposta sul freno all’indebitamento vi sono due constatazioni: che l’indebitamento avrebbe raggiunto livelli preoccupanti e che la causa principale di questo sia l’aumento continua e incontrollato della spesa. Sono due considerazioni che non condividiamo.
Nei primi anni ’80 il debito pubblico del cantone si è costantemente tenuto al di sopra del miliardo. Ha raggiunto, per l’esattezza nel 1983, la cifra di 1’226’319 mila franchi. Come si vede cifre simili a quelle raggiunte in alcuni degli anni più recenti (2007,2008, 2009) e non molto lontane dal miliardo e 400 milioni fatto segnare dal consuntivo 2012. Potremmo anche aggiungere, per restare alle cifre reali, che il miliardo debito pubblico era pure stato raggiunto e superato verso la fine dello scorso millennio (1998 e 1999). Infine, val la pena ricordare che l’aumento del debito pubblico non può , a rigore, essere considerata nemmeno da un punto di vista meramente contabile (lasciamo a dopo le riflessioni di ordine politico) un’emergenza recentissima: ricordiamo che è da ormai un decennio che il debito pubblico supera sistematicamente il miliardo, raggiungendo anche punto vicinissime all’attuale situazione (ricordiamo quello del 2004 – praticamente un miliardo e 400 milioni).
Tutto questo per dire che, anche visto in cifre assolute, l’attuale livello del debito pubblico ticinese è tutt’altro che eccezionale, insopportabile, pericoloso, ecc.: tutti termini spesso ripetuti e con i quali si vuole, con obiettivi precisi, drammatizzare la situazione.
Naturalmente tutti potranno poi comprendere come se queste cifre assolute vengono rapportate alla realtà economica del cantone, in particolare alla ricchezza prodotta, cioè al suo reddito cantonale. Non abbiamo i dati relativi al reddito cantonale per gli anni ’80, ma possiamo ipotizzare, facendo collegamenti con l’evoluzione dei dati nazionali, che questo reddito sia aumentato almeno nella misura del 35-40%. o anche di più. Il che ci porta alla conclusione che l’attuale debito pubblico è di una leggerezza estrema nei confronti di quello che, ad esempio, sopportavamo nei primi anni ’80 o, ancora, verso la fine degli anni ’90.
Se poi questo debito dovessimo spalmarlo pro-capite (è un esercizio non molto significativo: ma i rappresentanti dei partiti borghesi -e coloro che ragionano come loro – amano spesso farlo per mostrare quanto sia “insopportabile” il peso del debito che ogni cittadino sembrerebbe doversi portare in groppa ogni giorni, quasi non riuscendo a muoversi) ci renderemmo conto che all’inizio degli anni ’80 questo debito si fissava a 4’300 franchi a testa; circa dieci anni fa (nel 2004 per l’esattezza) era di 4374 fr. ed oggi è più basso di questi anni precedentemente indicati: abbiamo infatti un debito pro-capite di 4’222 franchi. Naturalmente prendendo qualche altro anno di riferimento o prendendo qualche altro tipo di popolazione per fare il calcolo (ad esempio la popolazione economica e non quella residente) avremmo alcune variazioni: ma la tendenza di fondo non muterebbe: abbiamo un debito pro-capite pari a quello di 30 anni fa!
Una seconda riflessione deve riguardare le spese. Anche qui, senza voler annoiare con eccessivi dati, ricordiamo l’evoluzione della spesa pro-capite negli ultimi dieci anni. I dati del cantone ci dicono che essa è aumentata del 15% circa. Se togliamo l’inflazione abbiamo, nell’ultimo decennio, un aumento di circa il 7% della spesa pro-capite. Non ci pare essere una tragedia.
Ma la discussione va a questo punto estesa su un piano politico. Perché ci si dice, da parte di tutti i partiti di governo (e anche da parte di quelli che si autodefiniscono di opposizione) che la spesa è insostenibile e che deve essere frenata (si diverge poi sul metodo con il quale tirare il freno…).
Ora tutti costo non hanno alcun titolo per rivendicare la legittimità politica della proposta che stanno per ac cogliere e che vogliono far accettare ai cittadini ed alle cittadine di questo cantone. Perché dico questo?
Prima di tutto perché, ammesso e non concesso che la spesa sia aumentata in modo incontrollabile o preoccupante e che sia necessario fermarla, sono proprio i partiti che oggi ci raccontano queste cose ad essere all’origine di questo aumento. Qui ci sono partiti che, da sempre, militano per frenare le spese. Il PLRT ci ha annoiati fino alla morte con il richiamo alla necessità di frenare le spese; e che dire della Lega, che addirittura ha presentato iniziative popolari per tagli milionari alle spese del cantone e non perde occasione per presentare molte attività del cantone come spese inutili? Potrei continuare anche con gli altri. E allora mi chiedo? Perché non avete frenato la spesa? Bisogna considerarvi degli incapaci, che non riescono a fare quello che dicono? Oppure, mi devo attenere ad una spiegazione più classica, del tipo “si predica bene e si razzola male”?
Mi si obietterà, come sentiamo spesso farlo, che alcuni aumenti cospicui della spesa sono “obbligati”, derivano da leggi sulle quali il Parlamento cantonale non hanno nulla da dire. Ci si porta, come esempio, il settore della spesa sanitaria, dove negli ultimi anni le spese sono lievitate in modo impressionante a causa di disposizioni federali. È Berna, ci si dice, che ha voluto questo.
Ora io non conosco nessuna signora deputata Berna che vota leggi. So che a Berna vi sono i vostri partiti che votano, hanno votato queste leggi. Il contributo del cantone al pagamento delle spese di cura nelle cliniche private, che qui ci viene spesso ricordato? Lo avete votato voi, i vostri partiti. Ed ora, naturalmente, vorreste che a fare le spese fossero gli assicurati, attraverso le decurtazioni dei sussidi ai premi di cassa malati.
Potremmo aggiungere, sempre in tema, che anche quella bella schifezza che si chiama LaMal l’avete votata voi (destra e sinistra social-liberale). E quante volte ci avete spiegato che, grazie all’introduzione del meccanismo della concorrenza tra casse, i premi si sarebbero inevitabilmente abbassati, perché le leggi del mercato, ci avevate detto, non falliscono. In realtà la concorrenza ha eliminato una marea di casse e portato a qualcosa che somiglia molto da vicino ad un oligopolio. Bel risultato. E, ancora una volta, dovrebbero essere penalizzati gli assicurati?
Potrei continuare, ad esempio parlando del nuovo sistema di finanziamento degli ospedali (anche questo voluto, a Berna, da destra e sinistra social-liberale).
La realtà che oggi siamo confrontati con i disastri delle vostre scelte politiche, dei vostri partiti, a Berna come a Bellinzona. E cittadini e le cittadine di questo paese non hanno assolutamente alcuna responsabilità di scelte sulle quali non hanno potuto dire assolutamente nulla. E se si sono pronunciati, lo hanno quasi sempre fatto dando ascolto alle panzane che voi raccontavate loro (e che panzane si sono dimostrate).
Dalle considerazioni che ho svolto finora appare evidente che non condividiamo né una politica di freno alla spesa, né quella ai disavanzi pubblici. Si tratta di orientamenti politici rilanciati dalla ortodossia neoliberale che non condividiamo e che laddove vengono applicati (basti guardare a cosa sta succedendo in Europa con il fiscal compact – che molto assomiglia al nostro progetto di freno alla spesa) stanno facendo veri e propri disastri. Per questa ragione l’MPS si oppone alla proposta di legge e la combatteremo in votazione popolare (qualsiasi sia la forma con la quale si arriverà al voto – referendum o voto obbligatorio trattandosi di modifica costituzionale).
* testo dell’intervento pronunciato in occasione del dibattito in Gran Consiglio il 27 gennaio 2014.