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santannaIl Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto del comunicato con il quale il gruppo Genolier (Clinica St. Anna) e l’Ente Ospedaliero Cantone (EOC – Ospedale regionale di Lugano) annunciano la decisione, nel quadro della pianificazione ospedaliera cantonale, di sviluppare una collaborazione nei settori dell’ostetricia e neonatologia sulla base dei rispettivi mandati di prestazione.

Nel comunicato si ipotizza inoltre la creazione (entro qualche anno) di una nuova struttura unitaria in ambito ginecologico, ostetrico e neonatologico.
L’MPS vuole innanzitutto sottolineare come l’odierna comunicazione non faccia altro che confermare quanto già da noi affermato nelle scorse settimane. E cioè che nell’ambito dei lavori preliminari della pianificazione ospedaliera si stavano mettendo in atto processi di riorganizzazione tra il settore pubblico e privato con un ulteriore rafforzamento di quest’ultimo. Queste trattative, ormai giunte ad una fase finale, sono avvenute in una totale mancanza di trasparenza e di un dibattito pubblico su orientamenti e priorità della nuova pianificazione e sul ruolo delle strutture ospedaliere in Ticino. Anche se il Gran Consiglio dovrà pronunciarsi definitivamente su tutte le ipotesi alla base del progetto di pianificazione, appare evidente che esso, visti gli accordi in atto, si troverà nella condizione di doverle ratificare. Si tratta quindi di un processo antidemocratico, non trasparente e condizionato dalla difesa di interessi specifici, in modo particolare della potente lobby delle cliniche private.
Facciamo ancora notare, a conferma della nostra interpretazione, che una prima versione delle proposte pianificatorie tendeva di fatto ad escludere il settore pubblico (l’Ospedale regionale di Lugano) dalle specialità legate all’ostetricia. Consiglieremmo quindi di evitare toni ed interpretazioni trionfalistiche da parte dei responsabili dell’EOC. Diciamo piuttosto che l’EOC sta, a malapena, “salvando i mobili” per quel che riguarda l’ostetricia nel Luganese!
Ribadiamo quindi che la prospettiva di collaborazione annunciata oggi rappresenta indubbiamente un ulteriore passo avanti nel rafforzamento del settore privato in materia di ostetrica e di neonatologia. Non vi sono infatti dubbi che l’attuale dotazione e capacità di intervento della clinica St.Anna sia limitata ad una ostetricia di base (per qualità delle strutture, per qualità della presa a carico, per la qualità ed il livello di specializzazione del proprio personale medico e infermieristico) e sia praticamente nulla per quel che riguarda la neonatologia.
Questa nuova collaborazione permetterebbe dunque al settore privato di “mettere i piedi” in ambiti finora di competenza del settore pubblico; ambiti nei quali necessitano risorse materiali e di personale importante. Se poi questa collaborazione dovesse, come appare probabile, tradursi in una presa a carico della parte pubblica delle problematiche più complesse ed onerose finanziariamente (neonatologica, ostetricia complessa, ecc.) lasciando alla parte privata la gestione (crescente) dell’ostetricia di base e non complessa, sarebbe allora evidente l’interesse finanziario di tutta l’operazione per l’attore privato coinvolto nel progetto.
A questi interrogativi se ne aggiungono altri. In particolare l’indicazione di voler far sorgere a Sorengo, quindi nell’ambito di strutture di proprietà del gruppo Genolier, l’eventuale futuro centro comune. Anche qui si tratterebbe di una grave e grande concessione al settore privato. Settore privato che non ha nessuna intenzione, e ci viene detto chiaramente nel comunicato, di adeguare le proprie condizioni in materia di personale a quelle in vigore nel settore pubblico. È noto che nelle cliniche private vi siano livelli salariali e condizioni di lavoro peggiori a quelle vigenti in seno all’EOC. Il fatto che ci si impegni a continuare l’attività garantendo al personale “condizioni equivalenti a quelle attuali” conferma che il settore privato voglia mantenere il proprio vantaggio competitivo nei confronti di quelli pubblico. Un posizione assolutamente inaccettabile.
Fermo restando la necessità di approfondire ulteriormente le proposte concrete, l’MPS dà un giudizio complessivamente negativo sul progetto di collaborazione annunciato e annuncia che la combatterà con tutte le sue forze. La considera, come detto, un’ulteriore concessione al settore privato in ambiti delicati quali l’ostetricia e la neonatologia. Settori che dovrebbero invece tendenzialmente essere appannaggio esclusivo del settore pubblico. È nell’ambito pubblico che dovrebbe essere pensato e realizzato il centro donna-mamma-bambino. Per ragioni di efficienza, per ragioni finanziarie, per ragioni etiche: almeno nei confronti dell’accesso alla vita ogni cittadino dovrebbe godere di una parità di trattamento, che può essere garantito solo da una struttura sanitaria che abbia al centro del proprio mandato l’interesse pubblico e non la necessità di realizzare profitti.