Il movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto delle notizie apparse su alcuni portali relativi al futuro dell’ospedale di Acquarossa, sia il futuro della struttura che quello del personale occupato. Nelle notizie di queste ore l’accento viene posto sul fatto che vi sarà una chiusura di sei anni e che, giocoforza, il personale sarà costretto a spostarsi per un periodo più o meno lungo, pur restando nelle strutture professionali dell’Ente Ospedaliero.
Queste notizie non fanno altro che confermare quanto l’MPS va indicando ormai da mesi, denunciando gli orientamenti in atto nei lavori preparatori della pianificazione ospedaliera. Questi orientamenti, che il consigliere di Stato Beltraminelli ha a più riprese tentato goffamente di smentire, ora emergono a poco a poco e, purtroppo, confermando quanto l’MPS aveva denunciato.
In questa sede non possiamo che ribadire alcuni punti già avanzati in precedenza e che il fumoso progetto di “ricostruzione” e “potenziamento” (che rischia di perdersi nel nulla nel corso di sei anni che si annunciano, già dal punto di vista finanziario, tutt’altro che facili). Li ribadiamo:
Il primo punto, che nessuno ha finora smentito, è che i reparti di medicina di Acquarossa e Faido, così come oggi si configurano, verranno chiusi. E, corollario, l’attuale numero di letti relativi a questi reparti (a partire dai quali viene calcolato anche il fabbisogno di personale) verranno trasferiti in altri ospedali (Bellinzona: a condizione che si trovino gli spazi per creare questi posti, impresa allo stato attuale assai difficile!).
Un secondo punto, pure da nessuno smentito, riguarda il finanziamento del pronto soccorso: nessuno ha affermato – in particolare chi era in grado di farlo – che non è vero che il Cantone taglierà il suo contributo (pari al 30% dei costi) per i pronto soccorso di Acquarossa e Faido. È proprio sulla base di questa decurtazione che abbiamo ventilato l’ipotesi che l’EOC, alla fine, potesse decidere di chiudere questi due pronto soccorso. Se l’EOC non lo farà dovrà assumersi maggiori oneri e, sicuramente, potrebbe avviare una politica che, a poco a poco, potrebbe anche “prosciugare” i due pronto soccorso. Come dire: non chiudiamo questa volta per ragioni di opportunità (anche politica), ma lo faremo appena possibile (e le acque si saranno calmate) con operazione indolore e inavvertita pubblicamente.
Un terzo punto riguarda la geriatria di Acquarossa: anche qui i letti spariranno verso altre destinazioni (Sementina) e l’ospedale verrà riconvertito in una clinica riabilitativa (particolare, in parte medicalizzata, ma pur sempre di qualcosa di ben diverso da quanto vi è oggi). Lo stesso vale per Faido (qui la clinica riabilitativa dovrebbe operare in continuità con gli orientamenti attuali).
Un quarto elemento è che nel complesso il numero di letti diminuirà in modo importante: è difficile indicarlo oggi con precisione, ma la dotazione complessiva dovrebbe quasi dimezzare. Con conseguenze, come detto, decisive in materia occupazionale. Questo perché il coefficiente di personale necessario per ogni letto di un reparto di medicina di base è diverso da quello di un letto di un istituto di riabilitazione (per medicalizzata che essa sia). Senza entrare nei dati di dettaglio si può affermare che il fabbisogno calerà di circa la metà.
Che cosa poi succederà nei prossimi sei anni, in ambito ospedaliero, nessuno può dirlo e nemmeno immaginarlo. Apprezziamo le rassicurazioni date dal direttore dell’EOC Pellanda al personale, ma resta aperto il problema del ruolo che questi posti di lavoro hanno nelle Tre Valli.
L’MPS ribadisce la necessità che i reparti di medicina dei due Ospedali restino, così me il pronto soccorso, unitamente al potenziamento delle cure ambulatoriali come, d’altronde, prevede l’iniziativa popolare “giù le mani dagli ospedali” lanciata dall’MPS e attualmente in discussione davanti al Parlamento.
* Comunicato stampa del 17.1.2014