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luratiPossiamo capire che di fronte all’attivismo dell’odiatissimo Savoia, il Partito socialista di Saverio Lurati abbia potuto attraversare un momento di panico, cancellato dalla scena mediatica e costretto, miserabilmente, a sostenere proposte assolutamente prive di qualsiasi senso e utilità (perlomeno per i salariati di questo paese: e questa dovrebbe essere la preoccupazione maggiore) come quella della creazione di una sorta di statuto speciale per il Ticino.

Ma, passato il panico iniziale, avrebbero dovuto prevalere ragione e intelletto. Qualità che avrebbero dovuto spingere i social-liberali a denunciare questo clima di iperattivismo propositivo il cui obiettivo non è rispondere ai problemi di salario e occupazione (che sono le prime e fondamentali manifestazioni del dumping sociale e salariale che hanno spinto una buona parte dei salariati ticinesi a sostenere l’iniziativa dell’UDC), ma semplicemente quello di marcare presenza, con proposte che hanno come unico obiettivo quello di alimentare la xenofobia, attribuendo la responsabilità della crisi sociale che viviamo all'”altro” (frontaliere in primis), scaricando di ogni responsabilità il padronato ed i partiti che ne sostengono le politiche.
Ed allora ecco il PS sfoderare la sua spada ed annunciare una lotta durissima (si fa per dire…) a difesa…delle misure di accompagnamento. Avete capito bene: quello misure di accompagnamento che avrebbero dovuto proteggerci contro il dumping salariale e sociale e che, indiscutibilmente, hanno fallito su tutta la linea. Quelle stesse misure che, per ben tre volte hanno spinto i social-liberali nell’arco di quasi un decennio a chiedere ai cittadini svizzeri e ticinesi che si recavano alle urne di votare “sÌ” agli accordi bilaterali perché, per l’appunto c’erano, a proteggerli dal dumping, le cosiddette misure di accompagnamento. Atteggiamento, visto che siamo su tema, condiviso da Sergio Savoia che ha mangiato pure lui tre belle fette di polenta senza accorgersene. Arrivato al dessert, un paio di anni fa, ha fatto l’outing: “abbiamo sbagliato sui bilaterali”; come dire: mi sono accorto che era polenta!
Ora il PS non solo vuole difendere a spada tratta le cosiddette misure di accompagnamento, misure che in realtà sono state fatte per accompagnare la spinta verso il basso dei salari (cioè il dumping) e che rappresentano praticamente il nulla; ma, essendo un partito molto concreto, ha deciso di unire a questa lotta di fondo, anche altre proposte per difendere i salariati. Vediamole.
La prima proposta è quella di rendere obbligatoria la notifica di tutti i contratti di lavoro stipulati in Ticino. Un momento: dove abbiamo già letto questa proposta? Ah sì, è la prima delle proposte contenuta nell’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”, iniziativa la cui ricevibilità parziale (questo punto è stato ritenuto ricevibile) è stata votata dal Gran Consiglio lunedì scorso. Ora il PS affida questa proposta ad una mozione: originale!
La seconda mozione chiede di potenziare il numero degli ispettori del lavoro. Stessa sensazione che per la prima proposta: ah ecco, questa proposta, è infatti la seconda contenuta nell’iniziativa summenzionata (si chiede praticamente il raddoppio degli attuali ispettori del lavoro). Anche qui il PS pensa che la sua mozioncella malamente copiata possa avere più successo di altre iniziative.
Terzo affondo, terza mozione: tutti i contratti normali di lavoro che vengono decisi dal consiglio di Stato su proposta della commissione tripartita, non devono fissare salari minimi inferiori ai 4’000 franchi mensili. Qui, lo confessiamo, la nostra memoria ha dovuto scavare un po’ di più, ma non troppo. A questa proposta ci aveva pensato già Matteo Pronzini con una mozione che chiedeva espressamente proprio questo addirittura il 30 maggio 2011 (previdente questo Pronzini). Ma questa mozione, magari anche con qualche complicità socialista, restava nei cassetti del Parlamento fino a circa tre mesi fa (il 25 novembre 2013) quando il Gran Consiglio decideva di discuterla e, naturalmente, di bocciarla. I socialisti a onor del vero l’avevano votata, anche se non si erano nemmeno scomodati (è il caso di dirlo visto che ora ci tengono quasi più che alla pupilla dei loro occhi) ad allestire in commissione un rapporto di minoranza che animasse un po’ il dibattito…
Ma, diranno i social-liberali, abbiamo anche formulato una proposta di iniziativa cantonale (cioè da sottoporre, se accolta dal Gran Consiglio, al Parlamento federale) che chiede tutta una serie di misure di carattere sociale (salari minimi, controlli, ecc.). Pura aria fritta. Tutte le proposte lì contenute (come quella di decretare di obbligatorietà cantonale i contratti cantonali o di fissare salari minimi o di intensificare i controlli) sono già oggi possibili: l’unico problema è che quella stessa maggioranza con la quale due giorni fa il PS ha votato la proposta di zona a statuto speciale per il Ticino non vuole proprio nulla di tutto questo, né lo vuole la maggioranza del governo cantonale. Diciamo che questa proposta è una sorta di “variante di sinistra” di quella accolta di Savoia e compagni di merende. Come dire che in Gran Consiglio non avrà nessuna chance.
Che dire? Vengano pure queste proposte. Non si capisce tuttavia per quale ragione le stesse proposte debbano avere più successo (o essere affrontate più celermente) solo perché vengono dal fronte social-liberale piuttosto che dal piccolo MPS. Quanto i social-liberali contino nella realtà istituzionale del paese, con il loro codazzo di deputati, consiglieri di Stato, consiglieri e funzionari vari è lì da vedere; è, drammaticamente, sotto gli occhi di tutti i salariati di questo cantone.