In altri articoli di Solidarietà commentiamo le reazioni dei diversi ambienti (padroni, UDC e Verdi, social-liberali) di fronte al risultato della votazione sull’iniziativa dell’UDC, esprimendo al contempo anche la nostra valutazione sulle ragioni di questo risultato e sugli orientamenti che caratterizzano il dopo votazione. In questo commento vorremmo soffermarci su quelli che ci sembrano i punti fondamentali di cui prendere atto per una risposta ragionata a questo stato di cose.
Ci pare innanzitutto chiaro che con questa votazione si apre, per chi vuole combattere veramente razzismo e xenofobia, una fase nuova. Una fase che non può essere affrontata con il semplice richiamo ai “valori” democratici e solidali da predicare al popolo come alternativa a quelli predicati dall’UDC (e, con toni diversi, anche da parte dei partiti borghesi). Dobbiamo in secondo luogo essere consapevoli che questa iniziativa, che segna un ulteriore sviluppo delle tendenze populiste e xenofobe nel nostro paese, trovano un riscontro in altri paesi europei. Basti pensare a paesi come la Francia, la Grecia, il Belgio, l’Olanda o una serie di paesi dell’ex est-europeo (a cominciare dalla Russia di Putin) per trovare tendenze autoritarie. Tendenze che hanno un obiettivo chiaro e comune dappertutto: stroncare le resistenze dei lavoratori (o quel che ne resta), indebolire il loro fronte costruendo una divisione velenosa tra “nazionali” e stranieri, qualsiasi la provenienza di costoro. Un veleno che alimenta la divisione facendo leva sulle difficoltà d’ordine economico e sociale che si manifestano in tutti i paesi, sulla disgregazione sociale e sulla miseria che investe ampi settori della società. Questi movimenti (e la Svizzera ne è un esempio illustre e significativo) sono utilizzati dalle forze politiche borghesi e dal padronato, per difendere, naturalmente in forme più “attenuate” e “civili”, sostanzialmente gli stessi obiettivi. Per far fronte agli “eccessi” delle politiche xenofobe e populiste “estreme” si modificano molte leggi nella stessa direzione chiesta da questi movimenti, consapevoli comunque della loro utilità nella misura in cui canalizzano “a destra” un crescente malcontento sociale. Così è avvenuto, ad esempio, per la politica d’asilo: le diverse revisioni – volute dai partiti borghesi per arginare le proposte UDC – alla fine ci hanno portati ad una politica d’asilo identica nei suoi elementi di fondo a quella perseguita dall’UDC. Così avverrà, ne siamo certi, per la politica d’immigrazione. L’iniziativa dell’UDC sarà uno strumento ideale per aumentare il controllo degli immigrati, per dividere ancora di più salariati, per tornare indietro su qualche – per altro minima -concessione fatta al momento dei bilaterali, per spingere i lavoratori e le lavoratrici svizzere ad accettare lavori in settori poco qualificati a salari resi più bassi grazie all’azione padronale degli ultimi dieci anni. Di fronte a tutto questo appare necessario comprendere, da sinistra, che è sul terreno sociale che batteremo l’UDC, il padronato ed i suoi sostenitori. Ma per farlo, ed in attesa che la realtà sociale dia segni di mutamento in atto, appare più che mai urgente pensare ad una serie di rivendicazioni concrete che possano sul serio rappresentare proposte di protezione e difesa dei salariati, tutti, che lavorano in questo paese. Attorno ad esse sarà necessario poi costruire dei tentativi di mobilitazione sociale, piccoli magari ma esemplari, che ridiano coraggio ai salariati di questo paese e, soprattutto, permettano loro di vedere emergere soluzioni e proposte che rispondano al loro disagio senza doversi consegnare o affidare alla propaganda xenofoba e razzista dell’UDC o di suoi alleati che indossano abiti che li fanno apparire solo un po’ più presentabili.