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maidanN. Bullard, Ch. Aguiton – Che cosa facevi durante il movimento Maidan?
V. Cherepanyn –Il centro di ricerca “Cultura visiva” ha partecipato a Maidan dal dicembre 2013. Abbiamo dato una mano a organizzare un programma di formazione, detto “Global Protests” [Proteste globali], nel quadro dell’Università aperta di Maidan, per quelli che erano in piazza, cercando di inserire l’insurrezione ucraina in un contesto più ampio, quello delle insurrezioni della primavera araba, dei movimenti Occupy e Indignados e dei vari movimenti sociali che ha conosciuto il mondo nel 2013.

Abbiamo anche partecipato alla rete di protezione dei militanti feriti ricoverati negli ospedali, che rischiavano di essere portati via dalla polizia.
I gruppi di sinistra e gli attivisti si sono impegnati in molte iniziative, soprattutto “SOS Maidan”, una sorta di media alternativo e strumento di sostegno giuridico per il movimento.

 

Molti commenti sottolineavano il peso di fascisti e neonazisti in piazza Maidan e nell’insurrezione che ha posto fine al potere di Yanukovich. Tu che cosa ne pensi?

Io penso che, in Occidente, ci sia stato un accecamento su quella che è la realtà del movimento in Ucraina. Naturalmente, l’estrema destra nelle mobilitazioni c’era, ma si trattava di una vera rivoluzione, e in una vera rivoluzione tutte le forze d’opposizione erano presenti. C’erano tutti, tranne ovviamente gli oligarchi e la ristretta cerchia dei super-ricchi.
Per ricollocare nel contesto il ruolo dell’estrema destra è importante richiamare il susseguirsi degli eventi. Quello che ha preso il nome di “Euro Maidan” è cominciato il 24 novembre 2013. Il pretesto per la mobilitazione è stato il rifiuto del presidente della Repubblica di firmare l’accordo commerciale con l’Unione Europea e, nei primi giorni, il movimento era formato da giornalisti e da studenti, e quindi l’estrema destra, vi si è unita in uno spirito parassitario
Il partito neonazista Svoboda è stato il primo partito a unirsi al movimento, e questo gli ha dato una certa visibilità. C’è stato poi, il 29 novembre, l’intervento sul posto delle forze dell’ordine. Questo ha esteso il movimento, dopodiché i settori sociali e tutte le forze politiche d’opposizione sono stati presenti. Da quel momento in poi l’Euro Maidan è diventato Maidan e più si ingrossava il movimento più si ridimensionavano il ruolo e l’influenza dell’estrema destra.
So che per alcuni, a sinistra, è inconcepibile partecipare a un movimento se vi è presente anche la destra. Tuttavia, la realtà non è così pura come la teoria politica e, a mio avviso, compito della sinistra è impegnarsi e partecipare al movimento. Un ultimo dettaglio circa l’estrema destra: ora è in atto uno scontro tra il partito Svboda e il “Settore di Destra”, un nuovo gruppo politico costituito da organizzazioni nazionaliste e da una parte degli scalmanati del mondo del calcio.
L’aspetto più importante è che il motore di Maidan era il popolo e non i partiti o le organizzazioni politiche: gente comune che è venuta in piazza e vi è rimasta fino alla vittoria. Qualcuno ha pagato con la vita.

Un’altra critica proveniente da certe organizzazioni di sinistra in Europa è stata quella sulla messa fuori legge del Partito comunista in Ucraina.
Il Partito comunista non è stato messo fuori legge. C’è stata un’iniziativa per mettere fuori legge sia il Partito delle Regioni, il partito di Viktor Yanukovich, sia il Partito comunista quando hanno votato insieme, il 16 gennaio di quest’anno, la legge che vietava le manifestazioni e che metteva sotto controllo le ONG e i mezzi di comunicazione di massa indipendenti. L’iniziativa è abortita e, naturalmente, nessun partito è stato messo fuori legge. Dovete però sapere che il Partito comunista è comunista solo di nome: suo unico programma è la nostalgia per lo Stato provvidenza del periodo dell’Unione Sovietica, e non vi è niente di comunista in questo.

 

E quale ruolo hanno avuto i sindacati?
La federazione sindacale ufficiale era schierata con le autorità, mentre la federazione sindacale autonoma stava nel movimento. La direzione della federazione sindacale autonoma era nel Consiglio di Maidan. C’è stato un appello allo sciopero generale, ma questo non si è fatto: officine e fabbriche sono in mano agli oligarchi, che hanno spezzato ogni tentativo di organizzare scioperi. Alcuni, comunque, ce ne sono stati nella parte occidentale e in quella centrale dell’Ucraina, soprattutto nei settori impiegatizi. Credo che se fossimo riusciti a organizzare uno sciopero generale il movimento sarebbe stato ancor più massiccio e meno violento.

La situazione in Ucraina è stata analizzata dal punto di vista della divisione del paese in due, i filo europei contro i filo-russi. In questo quadro, le proposte di trasformare il paese in federazione e la recente decisione del parlamento di non riconoscere il russo come lingua ufficiale hanno dato l’impressione di un paese profondamente diviso.
La decisione del parlamento di fare del russo la lingua ufficiale era in realtà incostituzionale, la Costituzione diceva chiaramente che la sola lingua ufficiale è l’ucraino. Tuttavia, anche se la decisione del 2012 fosse stata anticostituzionale, credo che la recente decisione del parlamento sia stata un errore e, del resto, ci si sta ritornando sopra. È importante ricordare che oltre il 50% dei partecipanti a Maidan erano russofoni.
Più in generale, il discorso sulle “due Ucraina” era popolare negli anni Novanta del secolo scorso, subito dopo l’indipendenza, quando alcuni intellettuali teorizzavano la divisione storica dell’Ucraina, l’Ovest nell’Impero austroungarico e l’Est in quello russo. Dagli anni 2000, però, questa idea non ha superato la prova dei fatti: l’Ucraina è rimasta unita e Maidan lo ha dimostrato.
Maidan c’è stato in tutto il paese, non solo a Kiev, ma anche a Odessa, Kharkiv, Donest ed anche a Sebastopoli, in Crimea. In gennaio abbiamo avuto azioni per impossessarsi degli edifici amministrativi in tutta l’Ucraina. A Est, dove il partito di Yanukovich, il Partito delle Regioni, controlla tutte le istituzioni statali, la repressione è stata feroce: i militanti sono stati aggrediti dai corpi speciali e vi sono stati rapimenti, tortura, fucilate.
Credo che il regime abbia avanzato l’idea della federazione quando ha perso il controllo della situazione: si è trattato di un tentativo disperato di conservare il potere. La realtà è che il popolo ucraino è più preoccupato dei problemi sociali ed economici che non dei miti culturali che sono stati uno strumento propagandistico contro la nostra unità.

 

E come vedi la situazione attuale in Crimea?
La storia della Crimea è particolare. La Crimea gode dello statuto di Repubblica autonoma in Ucraina e rappresenta un immenso valore strategico per la Russia. Per anni, la Russia ha finanziato organizzazioni filo-russe, incluse alcune che si presentano come di estrema sinistra e ricorrono a un linguaggio radicale nella loro propaganda.
Tuttavia, su un piano basilare, l’occupazione della Crimea è un colpo di mano: una controrivoluzione ostile al movimento. Quel che è accaduto in Ucraina costituisce per Putin il peggiore degli incubi: deve ricorrere a qualunque mezzo – dalla propaganda all’intervento armato – pur di screditare l’alternativa politica in Ucraina, compresa quella di sinistra ( e screditarla, per estensione, nella stessa Russia). Ma la realtà è che la situazione in Ucraina è ormai fuori dal controllo della Russia.

 

Che cosa dovrebbe fare ora la sinistra, in Europa e oltre?
Come al solito l’UE e l’Occidente hanno reagito troppo tardi. Le sanzioni ci servivano a dicembre, ma comunque meglio tardi che mai. E anche la sinistra è stata troppo lenta a reagire. Speravamo in manifestazioni internazionali di sostegno a Maidan per esercitare una pressione su UE e Stati Uniti perché si muovessero in modo più deciso, ma questo non si è verificato. Non c’è stata solidarietà internazionale.
Possiamo vedere, tuttavia, come Maidan abbia allarmato anche l’UE: Maidan era per un’Europa alternativa e noi abbiamo trovato la strada per batterci per i nostri diritti in maniera radicale e democratica. Probabilmente è anche per questo che l’UE è stata tanto lenta a reagire. La sinistra deve essere meglio informata e più attiva. Non deve ripetere la propaganda di Putin che dice che sono i fascisti a occupare Maidan. Essa deve prestare maggiore attenzione al contesto e capire che Maidan è stato un movimento sociale e che l’Ucraina ha fatto una vera rivoluzione.

 

E per la sinistra in Ucraina?
Adesso c’è uno spazio politico nuovo, in cui la sinistra può essere più visibile e più influente. Prima la vita politica era monopolizzata dai neonazisti e dagli oligarchi. Questo in parte è cambiato.
Ora la forza attiva è il popolo ucraino. Maidan è stata la dimostrazione che le masse erano il vero motore del progresso e della rivoluzione. La sinistra non può più essere com’era: elitaria e settaria. Dobbiamo ormai essere maggiormente accoglienti e lavorare insieme alle larghe masse. Dobbiamo allargare le nostre prospettive, tenerle con i piedi nella realtà e impegnarci in tutti i problemi sociali possibili. Più del contenuto, è davvero importante la forma della nostra iniziativa. Naturalmente dobbiamo costruire nuove piattaforme come dei centri sociali e istituzionalizzare alcune delle iniziative venute fuori da Maidan. Ma, più di ogni altra cosa, la sinistra deve uscire fuori e ascoltare il popolo. Ogni sconfitta della sinistra sarebbe una vittoria per l’estrema destra. Dobbiamo ascoltare quel che vuole il popolo e non limitarci a dar vita ad allucinazioni teoriche…
*Vasyl Cherepanyn dirige il centro di ricerca “Cultura visiva” di Kiev ed è l’editore della versione ucraina di Krytika politicona [Critiche politiche].È stato uno degli organizzatori della conferenza promossa da Post-Globalization à Kiev nel giugno 2013, in preparazione del Contro-G20 di San Pietroburgo, ed ha partecipato il 2 marzo 2014 ai dibattiti con i militanti Indignadosdi Madrid.

Intervista realizzata da Christophe Aguiton e Nicola Bullard per Europe Solidaire sans frontières, 10 marzo 2014.

Tratto dal sito www. http://antoniomoscato.altervista.org. Traduzione di Titti Pierini.