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eocSono oltre 4’000 le firme che l’MPS ha consegnato negli scorsi giorni alla Cancelleria dello Stato a sostegno della petizione che rivendica il mantenimento dei reparti di medicina e dei pronto soccorso negli ospedali di zona di Faido e Acquarossa.

 

Da una pianificazione che non va…

Si tratta indubbiamente di un successo che si fa interprete dei sentimenti diffusi tra la popolazione delle Tre Valli che non hanno alcuna intenzione di perdere servizi ospedalieri di base fondamentali, oltre che preziosi posti di lavoro in regioni che hanno già sofferto di potenti emorragie di servizi e occupazione negli ultimi due decenni.
Ma la critica alle scelte prospettate nel progetto di pianificazione ospedaliera non ha solo una dimensione regionale (o regionalistica): essa parte dalla necessità di salvare (e se necessario potenziare) quella che possiamo chiamare una medicina di base (o di prossimità), che può essere svolta a diretto ed immediato contatto con la popolazione, in strutture piccole, ben organizzare e dotate delle attrezzature necessarie per affrontare casi che non necessitano strutture e strumenti diagnostici specialistici.
Ma la critica alle decisioni di sopprimere i reparti di medicina, i pronto soccorso (nella attuale versione) e il reparto di geriatria (ad Acquarossa) si accompagna ad una critica ancor più netta alle strutture che dovrebbero sostituire quelle attuali: quegli istituti di cura che, malgrado le spiegazioni fornite, sembrano sempre più essere avvolte nella più totale incertezza e confusione.
Infatti non si capisce bene (e finora quasi nessuno è stato in grado di spiegarlo con precisione) quale sia la loro struttura, quale il loro «raggio di attività» (cioè la casistica di cui si occuperanno), quale la loro dotazione in personale (occhio e croce diremmo che dovremmo essere la metà rispetto alla dotazione di un letto di medicina), infine chi e come finanzierà queste degenze. Qui, come noto, si annuncia all’orizzonte un ribaltamento di costi sui comuni e sui pazienti. Tutti elementi che rendono assolutamente incerto il destino di questa nuovo tipo di struttura, presentato come la panacea, il futuro delle cure. E si tratta, val la pena aggiungerlo, di un problema che non tocca solo Acquarossa e Faido (dove le attuali strutture ospedaliere dovranno essere sostituite da questo tipo di strutture), ma tutto il Cantone, poiché questo nuovo tipo di struttura sorgerà a Castelrotto (al posto dell’attuale ospedale), all’ex-clinica Varini ed anche all’interno delle cCliniche luganesi (San Rocco).

 

…all’iniziativa «giù le mani dagli ospedali».

Qualche giorno fa ci eravamo rivolti al presidente del Gran Consiglio a proposito dell’iniziativa popolare «Giù le mani dagli ospedali», attualmente in discussione davanti al Gran Consiglio. Scrivevamo: «Ora è a tutti noto che la nostra iniziativa si inserisce appieno nel dibattito sulla pianificazione ospedaliera. Il punto 1 dell’iniziativa vi fa esplicito riferimento. Altre proposte (come quella contenuta nel punto 3 relativa alla creazione di poliambulatori sia negli ospedali regionali che in quelli di zona) necessitano, per la loro realizzazione, che le attuali strutture ospedaliere (reparti di medicina e pronto soccorso) siano mantenuti (e sviluppati) sia negli ospedali regionali che in quelli di zona (Acquarossa e Faido)».
Abbiamo ricordato come la nostra iniziativa si configuri di fatto, per diversi aspetti, come una proposta che istituisce un quadro pianificatorio in parte alternativo a quello attualmente proposto.
E per questo abbiamo chiesto che «l’iter parlamentare dell’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” venga accelerato e che su questa proposta il Gran Consiglio e la popolazione possano pronunciarsi prima della discussione e dell’approvazione da parte del Parlamento cantonale del progetto di pianificazione ospedaliera».
No sappiamo come andrà a finire. Ma un piccolo passo in questa direzione è stato fatto. Infatti il Parlamento cantonale ha costituito una commissione speciale che dovrà analizzare e sottoporre al Gran Consiglio il messaggio sulla pianificazione ospedaliera (che dovrebbe essere pubblicato tra qualche settimana). Ma questa speciale commissione dovrà anche pronunciarsi sull’iniziativa dell’MPS: considerata a questo punto come una sorta di «alternativa», «controprogetto» agli orientamenti proposti dal progetto di pianificazione.
Attorno al dibattito sull’iniziativa popolare «Giù le mani dagli ospedali» sarà quindi possibile discutere di concezioni alternative della sanità. Da un lato una concezione che punta ad una sua regolamentazione sempre più incentrata sulle leggi di mercato, su un’offerta sanitaria che struttura la domanda e che la organizza, in una logica di razionamento delle prestazioni e di riorganizzazione della spesa pubblica sanitaria a favore delle assicurazioni malattie e delle cliniche private; dall’altra la nostra iniziativa che punta su una medicina di prossimità, sul potenziamento del settore pubblico, sulla difesa di una serie di strutture e reparti di base negli ospedali pubblici. Una chiara alternativa per la quale la battaglia è appena cominciata.