Sull’ultimo numero del nostro giornale avevamo pubblicato una breve cronologia degli avvenimenti degli ultimi due anni relativi al FoxTown. A quel momento, la decisione del governo, in occasione della scadenza del termine del 31 marzo 2014, non era ancora stata presa. Un anno prima, il 9 aprile 2014, il governo aveva deciso (proprio per non dover passare alla fase sanzionatoria) di “sospendere” la procedura avviata nell’autunno 2012 dopo che la pressione e le denunce pubbliche dell’MPS avevano obbligato persino una reticente e compiacente magistratura (per lungo tempo benevolmente assente) ad intervenire.
Il governo questa volta si è superato: non solo non ha mantenuto il suo solenne impegno a “riattivare la procedura”, qualora al 31 marzo 2014 non fosse stata modificata l’Ordinanza 2 relativa alla Legge sul Lavoro (O2LL) che, accogliendo la mozione Abate, avrebbe dovuto permettere di “sanare” la situazione FoxTown; ma ha addirittura rilanciato decretando la sospensione di fatto “sine die” della procedura avviata nel settembre 2012.
Il cantone può sospendere una legge federale?
Gli aspetti che questa decisione solleva sono parecchi e li abbiamo voluti sottolineare rivolgendoci al Consiglio federale attraverso un’istanza inoltrata proprio lo stesso giorno in cui il governo ha fatto conoscere la sua nuova e scandalosa decisione di sospensione della procedura.
Il primo aspetto problematico investa la questione di fondo, di principio. La legge federale sul lavoro assegna ai Cantoni l’applicazione della stessa. Questo significa che i Cantoni (in particolare attraverso gli ispettorati del lavoro) devono vegliare all’applicazione ed intervenire con sanzioni di fronte a infrazioni.
Questa responsabilità applicativa affidata ai Cantoni non significa tuttavia che essi abbiano il potere né di modificare, né tanto meno di “sospendere” l’applicazione della legge. Queste competenze non sono né previste dalla LL, né possono essere attribuite al governo attraverso chissà quale fantasiosa interpretazione della legge. Una evidenza che i giuristi di corte (con in testa il giurista dello Stato Corti – “nomen (est) omen”!) si guardano bene dal constatare…
Il secondo aspetto è quello relativo agli sviluppi che l’adozione di questa seconda sospensione a tempo indeterminato sottende: sviluppi che sembrano ben diversi da quello che il governo ipotizza. Ci spieghiamo.
La prima sospensione decretata dal governo partiva dall’ipotesi di un veloce accoglimento della mozione Abate e della sua concretizzazione attraverso una modifica della O2LL., venendo così a “sanare”, come già detto, la situazione di illegalità che regna al FoxTown. Le cose sono andate solo in parte come prevedeva questa ipotesi. Infatti la mozione Abate è stata approvata assai celermente e il Consiglio Federale ha proceduto, lo scorso autunno, a mettere in consultazione una revisione della O2LL. Ma questa proposta di revisione ha trovato scarsi consensi, sollevando considerazioni negative sia di ordine giuridico che politico (lo stesso Abate ha sollevato dubbi sul fatto che il progetto di revisione dell’ordinanza proposto corrispondesse allo spirito della sua mozione). Il progetto presentato dal consiglio federale puzzava lontano un miglio di “revisione FoxTown” , istituendo, tra le altre cose, disparità di trattamento che sarebbero state oggetto di sciuri risorsi qualora l’ordinanza fosse stata promulgata nella versione messa in consultazione.
Ora appare evidente che il Consiglio Federale non può proseguire sulla strada imboccata. Ammesso (e non concesso) che voglia ancora concretizzare la mozione Abate (potrebbe lasciar perdere), l’unica via percorribile è quella di una modifica della Legge sul Lavoro, essendo impossibili i mutamenti previsti nell’ambito di una semplice revisione dell’Ordinanza. Questo significherebbe una procedura che, se non dovesse incontrare troppi ostacoli nel suo cammino parlamentare, implicherebbe almeno un anno e mezzo – due anni di tempo. Se a questo dovessimo aggiungere anche l’ipotesi di un referendum (e le organizzazioni sindacali difficilmente potrebbero tirarsi indietro dopo le dichiarazioni fatte in un recente passato), i tempi potrebbero quindi ulteriormente allungarsi.
Questo significherebbe che la sospensione decisa dal governo all’inizio del 2013 e ora ribadita potrebbe avere un’estensione temporale di almeno tre-quattro anni. Con la possibilità che, alla fine, non si arrivi ad alcuna modifica di legge.
Si tratta, evidentemente, di un termine assolutamente inaccettabile, contrario a qualsiasi “deroga”, nemmeno in una benevola interpretazione del potere di apprezzamento del governo.
La magistratura: c’è o ci fa?
Decisivo, in questo contesto, il ruolo sinora silente (e compiacente?) della magistratura ticinese, in particolare del Ministero Pubblico guidato dal cugino di Silvio Tarchini, il procuratore generale John Noseda.
Atteggiamento che non può non suscitare parecchi dubbi visto come si sono svolte e si stanno muovendo le cose. Vediamo perché.
Dopo la concessione dell’autorizzazione all’apertura domenicale al Centro Ovale di Chiasso, ritenendo che questa estensione della “prassi FoxTown” avesse aperto la porta alla possibile generalizzazione, illegale, del lavoro domenicale nei centri commerciali, l’MPS intensificava la propria campagna di denuncia di questa situazione. Interventi che investivano le autorità cantonali e quelle federali. Una richiesta veniva rivolta anche alla Magistratura chiedendo di intervenire di fronte a quello che appariva come un venir meno ai propri doveri da parte dell’autorità cantonale, rifiutando quest’ultima di applicare una legge e di sanzionare coloro che questa legge non rispettano (in questo caso i negozi ubicati al FoxTown).
Il 22 agosto 2012 il Ministero pubblico, finalmente, “ha richiesto alla direttrice del DFE tutti gli incarti e la documentazione relativi al controllo nei due centri commerciali, con riferimento alla violazione della LL in ambito di lavoro domenicale” (questa citazione, come le altre che riportiamo qui di seguito, provengono dalla documentazione distribuita dal DFE in occasione della conferenza stampa dell’11 settembre 2012).
Il Ministero pubblico concludeva il suo intervento chiedendo:”…che cosa intendesse fare il Dipartimento per ripristinare l’ordine legale”. Si aggiungeva anche che “Analoghe richieste il Ministero pubblico le ha formulate alla SECO”.
Constatiamo quindi che il Ministero è intervenuto constatando una situazione di illegalità; e chiedendo all’autorità competente di “ripristinare” tale legalità, cioè il rispetto della LL.
È sulla base di questo intervento, così ha sostenuto la direttrice del DFE, che DFE e governo sono stati spinti a “ripristinare l’ordine legale”.
Così il 5 settembre il DFE ha “informato il Consiglio di Stato sulle richieste del Ministero pubblico, sull’esito dei controlli effettuati dall’Ufficio dell’ispettorato del lavoro in merito al rispetto della Legge federale sul lavoro e sulle intenzioni dipartimentali per ripristinare l’ordine legale” (sottolineatura nostra).
Due giorni dopo, il 7 settembre 2012, “il DFE ha risposto ai quesiti posti dal Ministero pubblico, mentre l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro ha inviato a tutti i negozi interessati il richiamo ad adeguarsi al rispetto delle norme LL violate”.
Poi, come noto, è venuta la decisione in aprile 2013, proprio al momento in cui si trattava di sanzionare l’inadempienza dei negozi, di “sospendere” la procedura: un chiaro aggiramento della legge.
Invano eravamo intervenuti presso il Ministero per segnalare come tale sospensione fosse un aggiramento bello e buono della legge e, quindi, dell’intervento stesso del Ministero di pochi mesi prima. La risposta della magistratura fu negativa: ci si disse che il Ministero avrebbe potuto intervenire solo alla fine della procedura amministrativa, qualora questa non avesse proceduto. Un intervento inaccettabile, ma che poteva anche “giustificarsi” (in una logica di prudente e ponderata applicazione delle disposizioni di legge) visto che veniva giustificata con l’attesa della modifica dell’Ordinanza che avrebbe potuto “sanare” la situazione.
Ora però le cose, come abbiamo visto, stanno diversamente e questa nuova sospensione della procedura si caratterizza di fatto come un aggiramento a tempo indeterminato delle disposizioni di legge da parte dell’autorità preposta alla loro applicazione.
La domande che ci si può allora porre, rispetto all’attuale ruolo del ministero pubblico, sono molto semplici:
la magistratura non si accorge veramente che il governo e dipartimento, visto il suo intervento del l’agosto 2012 che chiedeva di “ripristinare la legalità”, la stanno prendendo per i fondelli? Oppure, la magistratura se n’è accorta, ma si sta deliberatamente lasciando prendere per i fondelli? E cosa devono pensare, nelle due ipotesi, i cittadini e cittadine di questo cantone: che la magistratura è incapace o che, semplicemente, è connivente con una situazione di aggiramento manifesto delle disposizioni di legge?