Alla fine il governo ha deciso a maggioranza per l’espulsione di Arlind, il giovane kosovaro residente in Svizzera da diversi anni con la madre e che si era visto negare il diritto al ricongiungimento familiare a causa di un errore nella pratica di richiesta del permesso.
La notizia è arrivata dopo mesi di inaccettabile melina da parte del Governo. Per gettare la maschera, esso ha evidentemente dovuto aspettare un periodo molto lungo, nella speranza che il movimento di solidarietà nei confronti del giovane si sgonfiasse e con esso l’attenzione mediatica sulla vicenda. Evidentemente, dal tam tam mediatico scatenatosi, così non è stato. La decisione era attesa e l’attenzione è rimasta alta per tutto il tempo.
Un tempo durante il quale l’attesa per Arlind e i suoi cari è stata sfibrante. Un tempo caratterizzato dalla speranza data dalla mezza promessa strappata al Governo di chinarsi nuovamente sulla questione. Questa promessa, vale la pena ricordarlo, è stata conquistata in seguito alla forte mobilitazione giovanile attorno alla vicenda, culminata in una manifestazione a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone che, nel dicembre 2013, hanno attraversato le vie di Bellinzona; a questa azione si è affiancata una petizione che ha raccolto in pochissimo tempo un consistente numero di firme. Il governo, come detto, aveva dovuto rimandare l’esecuzione di una decisione presa su basi strettamente amministrative e aveva dovuto promettere di chinarsi sulla questione per prendere una nuova decisione.
Sembrava che il movimento fosse riuscito, chiamando in causa il governo, a mettere in dubbio la conclusione della procedura burocratica in atto, e in un certo senso è proprio quanto accaduto. Il governo ha però saputo sfruttare bene il periodo in cui tutti ci siamo fermati in attesa che si prendesse una nuova decisione sul futuro di Arlind. La maggioranza dei membri del governo ha ripreso le redini della situazione e ha gettato la maschera, prendendo la decisione che da subito si era data come obiettivo: l’espulsione.
Espulsione che, aggrappandosi a giustificazioni di carattere puramente amministrativo e giuridico, appare soprattuto legittimata dal clima di incertezza e paure che hanno portato al successo l’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione di massa e che vede adesso una specie di rincorsa da parte di tutti i partiti a proposte dal sapore più o meno xenofobo e in generale ostile all’immigrazione.
Di fronte a questa decisione, che in questo momento assume un carattere puramente politico, dobbiamo opporci, ribadendo la nostra contrarietà a leggi sugli stranieri sempre più discriminanti e ad applicazioni sempre più strette e rigide, che creano mostruosità, sociali, politiche e giuridiche , come l’espulsione di Arlind.
Per questo sosteniamo la manifestazione del 15 aprile alle 17:30, che partirà dalla stazione di Bellinzona per arrivare al palazzo del governo e tutte le iniziative di solidarietà che saranno prese con Arlind.