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PelliBStatoChissà perché non siamo sorpresi dell’ennesimo scandalo che vede coinvolti i vertici di BancaStato? Per la semplice ragione che in questi ultimi anni siamo stati praticamente gli unici a denunciare i numerosi scandali, piccoli e grandi, che BancaStato ha allineato, unitamente alla sua politica decisamente poco significativa per una banca che si vorrebbe pubblica.

Dalla gestione Barbuscia alla vicenda del finanziamento delle mazzette dello scandalo SUVA, dalla vicenda Garzoni (allora membro del consiglio di amministrazione) alla defenestrazione dello stesso Barbuscia, senza dimenticare le disastrose performances di BancaStato nella gestione degli averi che le erano stati affidati dalla cassa pensione dello Stato.
In questi anni abbiamo sistematicamente criticato BancaStato non solo per gli scandali, ma anche per la sua politica. Una politica bancaria che non ha avuto e non ha nulla di diverso di altre banche simili (ad esempio la banca Raiffeisen per dirne una): ed allora non si capisce quale sia la sua caratteristica di banca pubblica. Il fatto che il suo proprietario sia lo Stato del canton Ticino non è sufficiente ad affermare che essa sia una banca pubblica, che agisce in una dinamica di servizio pubblico (e sappiamo quanto bisogno c’è e ci sarebbe di una politica del credito che si muova proprio in questa direzione…).
Abbiamo anche criticato, oltre alla totale assenza di un mandato pubblico, il fatto che sulla banca non vi sia di fatto alcun controllo pubblico. È risibile il ruolo svolto dalla cosiddetta commissione di controllo del mandato pubblico nominata dal Parlamento e che ogni anno consegna il proprio rapporto/fotocopia. La stessa commissione ha dovuto ammettere, nei suoi rapporti, che essa non controlla nulla, se non quello che il controllato decide di permetterle di controllare…
Eppure di tutto questo si sarebbe potuto discutere pochi mesi fa. Dopo averla tenuta nei cassetti per oltre due anni, nel dicembre 2013 finalmente il Gran Consiglio discuteva una mozione di Matteo Pronzini che chiedeva al Consiglio di Stato:

1. di invitare i membri del Consiglio di amministrazione di BancaStato a rimettere il loro mandato;

2. di nominare un nuovo Consiglio di amministrazione facendo capo a personalità del mondo economico, associativo e culturale che si sono espressi in modo chiaro a favore dello sviluppo di BancaStato come banca totalmente pubblica;

3. di avviare nella società ticinese una discussione di fondo su quali debbano essere i compiti di una banca pubblica cantonale, quale contributo essa debba dare all’economia del Cantone e quali debbano essere i criteri di gestione e controllo pubblico su questa banca.

Inutile dire che i rappresentanti di tutti i partiti (compresi i membri del PS che oggi vorrebbero la stessa cosa) non hanno votato quella mozione.
Noi andremo avanti nella nostra battaglia ormai decennale (ci eravamo opposti alla legge su BancaStato del 2003 che avviò di fatto il disastro al quale siamo stati confrontati negli ultimi anni). Non ci fermerà ne l’arroganza di un Pelli, né l’insipienza colpevole della classe politica.