Sul territorio ucraino persiste il confronto tra i gruppi della classe dominante locale e di quella russa, che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri e spingono sempre più la situazione verso la guerra civile. Gli eventi di Mariupol sono un chiaro esempio di questo confronto. La “operazione antiterroristica” ha causato molte vittime tra entrambe le parti in conflitto – tra i combattenti e i civili, tra i militari a contratto, di leva e volontari.
Si tratta di una situazione critica per i lavoratori. Il governo tratta nello stesso modo tutti gli Antimaidan che protestano: i soldati non capiscono a chi stanno sparando, e quelli a cui sparano non capiscono per cosa muoiono. Entrambe le parti del conflitto manipolano i propri “fanti” con particolare cinismo e la conseguenza è che i lavoratori si trovano a combattere per idee che non hanno nulla in comune con i loro interessi materiali e di classe. Le unità militari e gli altri gruppi armati ucraini lottano per gli ideali senza senso del nazional-patriottismo e dell'”unità della nazione”, mentre i separatisti lottano per la creazione di un nuovo stato e/o per unirsi alla Russia. In tutti questi casi l’obiettivo è quello dello stato nazionale borghese con i suoi burocrati, la sua polizia, i suoi giudici, le sue prigioni, i suoi capitalisti e i suoi poveri.
La lotta tra questi due movimenti reazionari ha già causato decine di vittime e di morti. L’incompetenza dell’esercito, da una parte, e la durezza dei combattenti, dall’altra, aumentano in misura notevole il numero delle perdite.
I vertici del movimento Antimaidan sono costituiti in generali da militari in pensione e da alti funzionari della polizia fedeli al precedente regime. La leadership delle “repubbliche popolari” delle regioni orientali dell’Ucraina può esser quindi definita come una giunta golpista, cioè una dittatura controllata da forze di polizia e da forze armate.
I gruppi fascisti e i criminali presenti in questo movimento rendono il carattere generale della giunta golpista profondamente reazionario e radicalmente contrario agli interessi di classe dei lavoratori delle regioni orientali.
La propaganda filorussa descrive i combattenti separatisti come combattenti di una resistenza antifascista. Secondo questa propaganda, la “operazione antiterroristica” avviata dal governo ucraino non è altro che un attacco dei fascisti ucraini del Pravy Sektor (Settore Destro), il cui ruolo in questi e in molti altri eventi viene gonfiato ad arte in modo molto sospetto.
Il Pravy Sektor è una coalizione scarsamente coordinata di svariate organizzazioni di estrema destra. La sua struttura sociale consiste di giovani di estrema destra e di gruppi di criminali. La struttura sociale dei combattenti delle “repubbliche popolari” è molto simile: adolescenti, banditi ed elementi marginalizzati. Attualmente la popolarità del Pravy Sektor è molto bassa (addirittura inferiore a quella di una forza totalmente screditata come il Partito Comunista dell’Ucraina); inoltre, il Pravy Sektor si trova in questo momento in una situazione di guerra non dichiarata con il governo ucraino.
A causa dell’incessante propaganda della comunità pseudo-antifascista internazionale il Pravy Sektor ha assunto l’immagine terrificante di un’organizzazione potente che avrebbe quasi il controllo dello stato ucraino, cosa che naturalmente non è affatto vera. Non stiamo però cercando di minimizzare il problema dei movimenti fascisti in Ucraina. L’Unione Autonoma dei Lavoratori (UAL) ha più volte denunciato l’escalation della violenza dell’estrema destra, indirizzata in particolare contro i militanti di sinistra, già nel 2012, sotto il regime di Yanukovich. L’UAL è stata tra l’altro oggetto di aggressioni. Uno dei nostri compagni è stato quasi ucciso da neonazisti che lo hanno accoltellato. Inoltre quest’anno abbiamo dovuto spostare il luogo di svolgimento del corteo del 1° maggio a causa del rischio di scontri con l’estrema destra.
La resistenza contro i movimenti fascisti è da lungo tempo uno degli obiettivi primari del movimento anarchico in Ucraina. A differenza di molti “antifascisti” post-stalinisti dei paesi occidentali, abbiamo una conoscenza di prima mano di questo problema, che non si limita alle informazioni in Internet. Nonostante questi problemi, quest’anno siamo riusciti a organizzare per il 1° maggio a Kyiv, Kharkiv e Zhytomyr cortei anarchici sulla base di un programma sociale, anticapitalista e antinazionalistico. Gli anarchici non intendono concedere terreno né ai nazisti né al governo liberale di destra. E’ stata l’UAL a organizzare la campagna di protesta della sinistra radicale contro il partito Batkivshtyna al governo.
Siamo pronti a continuare la lotta contro lo stato, il capitale e l’estrema destra che li protegge. Ma questa lotta diventa cento volte più difficile quando lo stato, la chiesa, le strutture di polizia e i movimenti fascisti sono uniti in una sola forza. E’ questa la situazione nel Donbass, dove l'”esercito della repubblica popolare di Donetsk” è guidato da Igor Strelkov, un agente dei servizi segreti russi fanatico della guardia bianca zarista, dove l’organizzatore del referendum, il fondatore del movimento “Donbass Ortodosso”, si consulta con il leader del più antico movimento neonazista post-sovietico, il leggendario Aleksandr Barkashov, dove gli attivisti Antimaidan manifestano la loro solidarietà e il loro rispetto a un’altra icona dei fascisti europei, Aleksandr Dugin, dove il copresidente del “governo della repubblica popolare di Donetsk”, Denis Pushilin, esprime apertamente il proprio disprezzo per la rivoluzione del 1917 che ha posto fine allo zarismo, definendola una “catastrofe sanguinaria”.
Nei manifesti e nei documenti ufficiali dei separatisti non vi è spazio per gli slogan sociali, mentre vi sono molte frasi sulla pace di classe e gli interessi della “piccola impresa”. Inoltre la giunta criminale e fascista dell’Est si sta macchiando in questi giorni di rapimenti e torture di attivisti sindacali.
Il nazionalismo è il nemico mortale dei lavoratori. Lo dimostrano gli eventi in corso in Ucraina, dove i fascisti di entrambe le parti aiutano la classe dominante a reprimere fisicamente i lavoratori. Non rimane che domandarsi quante vittime e distruzioni saranno necessarie prima che il proletariato ucraino se ne renda conto.
Chiediamo al governo di Kyiv di ritirare immediatamente le sue truppe dalle città e alla giunta golpista dell’est di cessare di terrorizzare i pacifici lavoratori. Il nostro obiettivo è quello di continuare a resistere su tutti i fronti e di costruire un movimento rivoluzionario dei lavoratori senza tenere conto di altro.
Invitiamo i lavoratori ucraini a unirsi dietro ai nostri comuni interessi di classe, tra i quali vi sono la pace e la solidarietà, ma non la lotta senza senso per mantenere il controllo di territori o per la loro separazione. La lotta di classe non ha nulla a che fare con la lotta per la spartizione del potere. Indipendentemente da chi vincerà, nel confronto tra il governo e i separatisti saremo noi a perdere, ed è per questo che il suo boicottaggio è la nostra priorità. Ignorare le decisioni del governo, rifiutare il militarismo, scioperare e costruire il movimento rivoluzionario dei lavoratori, sono queste le nostre armi contro la guerra che ci viene imposta. Possiamo contare solo su noi stessi e la solidarietà internazionale di altre organizzazioni della sinistra radicale. Se non cominciamo a sollevarci fin da ora, ci troveremo ad affrontare tempi duri.
Né dio, né padrone, né stato, né confini!
Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!
*Dichiarazione della formazione anarchica dell’Unione Autonoma dei Lavoratori di Kyiv sul conflitto nelle regioni orientali.