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MarineLePenI risultati del Fronte nazionale – del “Rassemblement bleu Marine (RBM)” suscitano in Francia numerose analisi. È normale soprattutto all’indomani delle elezioni europee del 25 maggio 2014. Succintamente affrontiamo qui alcuni aspetti della situazione politica-elettorale francese.

 

1. Certo, si è trattato di elezioni europee. Ma, secondo alcuni sondaggi molto ben fatti, il 68% di coloro che hanno votato per il FN, lo hanno fatto sulla base di motivazioni qualificate come “nazionali”. Tra queste la più importante è il “problema dell’immigrazione” (tra il 30 e il 32%, secondo i diversi istituti di analisi). Vi sono almeno tre elementi che dovrebbero attirare la nostra attenzione:
a) Prima di tutto appare evidente come vi sia un settore sempre maggiore di elettori ed elettrici che ha preso l’abitudine di votare FN. Si è quindi consolidata una base elettorale FN, rinnovata ed estesa sul piano territoriale
b) Nei commenti si è poi concretizzato un anacronismo analitico. Si tratta della mancata rilevazione di differenze di tipo generazionale. Infatti appare chiaro come un settore di giovani – che una sociologia superficiale qualifica come non diplomati, cioè coloro che subiscono gli effetti più acuti della precarietà – vota “RBM” senza alcun riferimento “al passato”. Senza cioè cogliere – il che ha una dimensione logica e fisiologica – la continuità storica di estrema destra, fascistoide, di questa formazione e delle sue componenti, marcate dall’esperienza di Vichy, cioè il collaborazionismo e l’antisemitismo, la guerra d’Indocina, la guerra d’Algeria, tutte esperienze simbolizzate da Jean-Marie Le Pen. Per questa fascia di giovani, tra i 25 e i 35 anni, il voto per il FN rappresenta una sorta di meccanismo di contestazione di un sistema capitalista aggressivo, che vivono e subiscono quotidianamente. Tanto più alla luce del fatto che, con Marine Le Pen e Florian Philippot – che ha sostenuto il sovranista “socialista” Jean-Pierre Chevènement alle elezioni presidenziali del 2002 – si aggiunge, nel discorso di questa formazione, al patriottismo di lunga data (“preferenza nazionale”, in tutte le sue declinazioni), un tocco sociale . Da un certo punto di vista, si potrebbe affermare che con il “RBM”, la “difesa dei più deboli” occupa un posto sicuro in uno preciso schema che potrebbe essere esposto in questo modo: “quelli che stanno in alto” (“la casta politica” dell’UMPS, del PS e dell’Unione per un Movimento Popolare) ci disprezzano, disprezzano noi, i veri Francesi, che rischiamo di perdere la nostra identità ed il nostro posto nella società”,. Uno schema che, per ragioni evidenti, non contraddice la vita reale e il modo in cui viene percepita. Guardano in prospettiva la sua traiettoria politoco-elettorale ci rendiamo conto che l'”RBM” è riuscito a “liberare” segmenti di elettori ed elettrici finora astensionisti o indifferenti.
c) Di conseguenza il voto contro Hollande, che rappresenta il 69 % delle motivazioni di voto in senso politico stretto, si combina con il voto contro “la politica d’immigrazione” e una “politica di ingiustizia sociale”. Più precisamente una sorta di adesione al mito – che oggi tende sempre più ad affermarsi – di una sorta di “nazione chiusa e rassicurante” che permetterebbe di garantire un futuro che sarebbe, grazie a questo, più gestibile.

Ritroviamo qui le componenti classiche di un voto di estrema destra, in un contesto socio-economico sconvolto in tutte le sue dimensioni – su scala francese, europea ed oltre – e sottoposto ad un violento attacco del Capitale, la ci transnazionalizzazione non esclude per nulla gli sconti inter-imperialisti (come dimostrano i numerosi appelli alla “competitività nazionale”).

Di fatto, la dichiarazione dal tono presidenzialista di Marine Le Pen, la sera del 25 maggio 2014, rispecchia il cambiamento dello storytelling (recita utile per aumentare l’adesione del “pubblico” alle parti essenziali del discorso) di un RMB che si prepara in vista delle presidenziali del 2017.

2. L’RBM è oggi in Francia una forza significativa. Bisogna essere ciechi per non cogliere questo fatto. È vero che meccanismi della V Repubblica fanno in modo che, per le elezioni legislative e presidenziali, nessun partito possa prendere una posizione egemonica senza un’alleanza. Ed è anche vero che , pur avendo ottenuto un’importante affermazione, l’RMB rimane senza alleati, senza “riserva di voti”, per restare a livello elettorale, che potrebbero essere conquistati da una forza ad essa alleata. Inoltre, il suo apparato politico – confrontato alle forze istituzionali della destra e del PS – rimane debole. Ma è chiaro che vi il progetto di costruirne uno, con il ferreo proposito di non ripetere i disastri della gestione municipale del 1995 e di evitare di perdere il controllo.

In questo momento può approfittare dell’implosione dell’UMP, sotto choc, non solamente per i risultati delle europee, ma anche per un insieme di scandali finanziari che risalgono alla campagna di Sarkozy del 2012. Tutti elementi che non fanno che esacerbare i conflitti interni di questo partito abbastanza eteroclito – come si è visto in occasione delle europee e che non ha più un capo incontestato. Le perquisizioni di lunedì 26 maggio, nella loro sede, dimostrano una situazione in cui alle “fatture false” si affiancano “i colpi bassi”. Un ipotetico triunvirato Raffarin, Juppé, Fillon assicurerebbe solamente una pace momentanea, prima di ulteriori regolamenti di conti. Vi è dunque l’esigenza della ricostruzione di una nuova formazione di destra per affrontare tra tre anni, nel 2017, le presidenziali, a condizione che prosegua l’attuale relativa “quiete sociale” .

3. Il susseguirsi dell’attualità concede a Valls e Hollande qualche giorno di tregua. Ma, trovandosi al potere, non hanno tre anni di tempo per aspettare le presidenziali. Certamente il MEDEF metterà l’accento sul fatto che se si vogliono “ottenere dei risultati” e “salvarsi” – non fare cioè la fine di Jospin nel 2002 , cioè non essere presenti al secondo turno delle presidenziali – già a partire dal settembre 2014 occorrerà applicare con un rigore ancora maggiore la politica di austerità – attribuendo alle imprese “vantaggi competitivi” – affinché il “patto di responsabilità” porti ad un aumento dei posti di lavoro… e la disoccupazione diminuisca.

4. Detto altrimenti: andate a Lourdes, può darsi che il miracolo avvenga. Il credente social-liberale Valls ed il nucleo dirigente di questo partito borghese sono pronti ad accettare questo suicidio socio-politico, poiché per loro non si tratta di suicidio, ma di una cura necessaria. È quello che non hanno capito coloro che, a sinistra, pensano ancora che il PS, qualitativamente, non sia la copia europea del Partito democratico americano.

Un PS il cui sostegno alla presidenza Hollande ha raggiunto il fondo. Un PS il cui risultato elettorale è inferiore a quello di Michel Rocard, alle europee del 1994, che aveva raccolto solamente il 14,49% dei voti alla guida di una lista socialista compatta. Anche se a questo proposito i diversi commentatori hanno dimenticato un aspetto importante. Allora, per distruggere Michel Rocard, suo potenziale concorrente, François Mitterand aveva, sottobanco, aiutato la lista di Bernard Tapie, “Energie radicale”, che aveva raccolto il 6,01% de voti e si dichiarava a favore del Presidente.

In questa situazione, la sinistra radicale deve affrontare sfide importanti che sembrano sopraffarla. Riferimenti ad analogie storiche non sono molto funzionali e le “novità” improvvisate sono spesso illusorie. Saper cogliere le continuità e le discontinuità è un elemento essenziale per l’elaborazione di una strategia. Ne riparleremo.

 

* articolo pubblicato sul sito www.alencontre.org il 27 maggio 2014. Traduzione a cura della redazione di Solidarietà.