Le elezioni in Grecia rappresentano un passaggio cruciale del voto del 25 maggio in Europa, per le possibilità di Syriza di conquistare un forte risultato e per le dinamiche sociali e politiche che potrannno attraversare questo paese, sconvolto da anni dalle politiche dell’austerità imposte dalla Troika.
Nelle elezioni amministrative della scorsa domenica che interessavano le rappresentanze comunali e quelle di 13 regioni spicca il risultato della capitale dove il rappresentante di Syriza è arrivato al secondo posto con il 19,9% dei suffragi subito dietro al candidato del centro (21,1%) e quello delle elezioni regionali nell’Attica dove la candidata di Syriza ha addirittura sopravanzato il candidato uscente. Sarebbe tuttavia un errore, per comprendere la situazione e gli effetti complessivi della crisi, non tenere conto del risultato della neonazista Alba Dorata che ad Atene ha raggiunto il 16,2% contro il 5% del 2010.
La vera dimensione del voto per la sinistra risulterà maggiormente chiaro nel voto europeo del 25 maggio dove avrà minore peso l’inserimento sociale e clientelare tradizionale, particolarmente forte in un paese come la Grecia.
Per comprendere quale siano gli elementi di fondo della crisi greca, le sue possibili ripercussioni sulla situazione europea, nonché i termini della discussione interni alla stessa Syriza, che, (è necessario ricordarlo rispetto alle semplificazioni della stampa italiana), è una coalizione plurale di 16 organizzazioni con una vivace dialettica interna, riprendiamo dal sito di A’ l’Encontre un’intervista a Sotiris Martalis, esponente della sinistra interna, membro di DEA (Sinistra Operaia Internazionalista), della direzione del sindacato del settore pubblico (ADEDY) e membro del Comitato centrale di SYRIZA.
Alla vigilia delle elezioni municipali, regionali ed europee, quali sono i vostri obiettivi politici?
Siamo effettivamente di fronte a tre elezioni di tipo diverso. Tuttavia, noi invitiamo elettrici ed elettori a mandare lo stesso messaggio: la condanna dei partiti – la Nuova Democrazia (ND) di Samaras, il PASOK di Venizelos e anche Dimar, che offre di fatto un sostegno al governo – favorevoli al Memorandum della Trojka e al governo, che impongono un’austerità brutale.
Questi partiti rappresentano l’alleanza della classe dominante nazionale con i “creditori” internazionali. Una vittoria politica di SYRIZA costituisce l’affermazione di tutte le forze di sinistra che hanno partecipato allo scontro politico-sociale in atto in Grecia da quattro anni.
Ovviamente, la scadenza elettorale che sarà più direttamente e chiaramente un test per le forze politiche è quella delle elezioni europee.
Nella fase precedente le elezioni c’è – diciamo pure che è normale – “concorrenza” tra i vari partiti della sinistra. Vorrei, al riguardo, ricordare l’esperienza riprodottasi più volte in passato, perlomeno dal crollo della giunta militare nel 1974. Ogni volta che si verifica un’accentuata svolta a sinistra in seno alla società, questa si traduce nel rafforzamento del complesso dei suoi partiti, tendenze e organizzazioni. I compagni del Partito comunista (KKE) – che denunciano violentemente SYRIZA come il “nemico principale – e quelli di ANTARSYA – la coalizione che più di una volta, a torto, presenta SYRIZA come un insieme politicamente omogeneo – non hanno alcun motivo di temere un voto massiccio per quest’ultima. Al contrario, ognuno di noi verrà giudicato in base a come ci batteremo di fronte al nemico comune, vale a dire contro le forze governative, contro quelle del capitalismo e dell’imperialismo…
Il vostro obiettivo immediato?
Rovesciare il più presto possibile la coalizione di Samaras e Venizelos. Il nuovo “programma di metà mandato” (un nuovo pacchetto di misure massicce di austerità e di “aggiustamenti neoliberisti”, varato il 30 marzo scorso dal parlamento, ndr) istituzionalizza una serie di misure criminali contro la classe lavoratrice e il popolo greco. Queste forze non devono avere il tempo che consenta loro di attuare questo programma e di approfondirnee ulteriormente i tratti più terribili.
Una simile rottura politica interromperebbe il processo di applicazione dei programmi di austerità. Creerebbe le condizioni indispensabili, se non sufficienti, per bloccarlo e avviare un indirizzo economico-sociale alternativo, una rottura effettiva. Accanto ai miei compagni della Rete rossa e della Tendenza di sinistra (Panagiotis Lafazanis), raccolti nella Piattaforma di Sinistra, faccio parte delle forze e dei militanti che sostengono con passione che questo obiettivo va perseguito tramite tattiche di resistenza sociale a partire dal basso.
Dopo il grande picco di resistenze sociali nel 2012, in particolare e più nettamente durante gli ultimi mesi dell’anno, registriamo una certa stanchezza sociale, un calo nella partecipazione attiva a lotte di massa, un atteggiamento di attesa di soluzioni che vengano dal campo politico-elettorale. Sia gli apparati sindacali sia la direzione politica della “sinistra” istituzionale hanno una responsabilità in questo andamento.
Occorre affrontare questa discussione, ma non è prioritaria in questo breve periodo pre-elezioni europee. A mio parere, se ci si sbarazza della coalizione governativa ND-PASOK e se si ottiene la vittoria politica di SYRIZA, alcuni settori di lavoratori/lavoratrici potrebbero recuperare nuovo slancio e riprendere nuove lotte massicce, perché risposte frammentate ci sono. La vittoria politico-elettorale può suscitare un’ondata di speranze. Può rivelare una forza sociale disposta a battersi per le proprie rivendicazioni, perché esse vengano realizzate da un governo di sinistra. Questa forza ambirà probabilmente a battersi per sostenere un governo di sinistra che risponda ai suoi bisogni durante l’inevitabile scontro con la destra, con la classe dominante del paese, i suoi strumenti di intimidazione, e affrontare il ricatto dei creditori. C’è evidentemente una dialettica difficile da anticipare tra l’ampiezza della mobilitazione post-elettorale, i rapporti di forza politici in seno a Syriza e alle forze della sinistra radicale in senso lato.
Si è dimostrato a più riprese che il movimento di massa in Grecia non è una forza “controllabile”. La direzione di SYRIZA dovrebbe tenerne conto quando dovrà effettuare scelte decisive per il prossimo futuro, scelte che possono determinare la natura del governo di sinistra e la sua politica.
Dopotutto, la classe dominante tiene già conto di questo ed è il motivo – certo non il solo, ma è il più importante – per cui si batte per evitare “l’avventura” di un governo di sinistra, sapendo che c’è il rischio della destabilizzazione dell’insieme delle sue politiche, in piena situazione di crisi economico-sociale, come rivelano del resto le ultime statistiche relative alla disoccupazione e alla cosiddetta crescita (in realtà stagnazione) nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea e dell’eurozona.
Quali saranno le conseguenze per l’Europa?
Un governo di sinistra che realmente tentasse di invertire il corso di austerità potrebbe creare le condizioni di un effetto domino. La situazione che conosciamo in vari paesi membri dell’UE si potrebbe descrivere con questa metafora: un cerino può dare fuoco alla prateria e provocare anche un incendio. Il “contagio” della rottura politica e sociale è, quindi, un’ipotesi credibile, che deve sorreggere il nostro orientamento pratico. Vi sono però due condizioni perché si concretizzi quest’ipotesi politica:
1) che proveremo seriamente a rovesciare l’austerità in Grecia. Le politiche presentate come di centro-sinistra – ad esempio in Italia o in Francia – non creano “contagi”, quando non abbiano accoglienza positiva da parte di interi settori della destra, che chiedono che vengano approfondite; i lavoratori restano scettici o disincantati di fronte alle politiche di un Hollande in Francia o di un Renzi in Italia, nel migliore dei casi vi si oppongono da un punto di vista effettivamente di sinistra.
2) che la direzione di Syriza trovi la forza di affrontare in maniera costante e con una politica di classe il complesso politico-istituzionale e finanziario rappresentato dall’UE. Le politiche che stanno attualmente dominando le istituzioni europee – vale a dire il neoliberismo selvaggio – fanno sì che l’UE del Trattato di Maastricht e delle varie versioni del Patto di stabilità non possa auto-riformarsi e sviluppare scelte in favore dei lavoratori. L’UE non si può cambiare con riforme soft.
Una vera sinistra deve impegnarsi per il rovesciamento dell’austerità nei paesi in cui lotta e deve difendere questo impegno “con tutti i mezzi indispensabili”. È quanto esprime lo slogan – sostenuto da noi – “non un solo sacrificio per l’euro”. Dopo il selvaggio ricatto contro Cipro, sono convinto che fra gli “strumenti indispensabili” per sostenere il rovesciamento dell’austerità dobbiamo includere – anche se non è obbligatoriamente la nostra prima scelta – la rottura con l’eurozona, con l’euro, con l’UE…
Questo non implica un movimento verso una risposta “nazionale” alla crisi. Ma è un elemento che fa parte della nostra volontà, grazie a un movimento di massa che possiamo stimolare, di rovesciare l’austerità. E questo dovrebbe inserirsi nella prospettiva, le cui caratteristiche si definiranno con maggior precisione nel corso del processo stesso, orientata verso il progetto di emancipazione socialista della società.
Su questa questione, però, vi sono difficoltà e divergenze in seno a Siriza…
I compagni della Rete rossa e della Piattaforma di sinistra hanno insistito sulla necessità di “una seconda ondata di radicalizzazione” per SYRIZA. Noi insistiamo su una politica di alleanza chiara: sostenere apertamente l’unità d’azione tra SYRIZA, ANTARSIA ed anche il KKE, al cui interno gli interrogativi politici non possono essere soffocati dall’apparato dirigente, data la congiuntura generale greca.
Noi poniamo l’accento su una chiara delimitazione degli obiettivi espliciti di un governo di sinistra, in contrapposizione a vari tipi di coalizioni con i partiti borghesi o con forze legate a settori del capitale. Durante la discussione riguardante la dichiarazione elettorale principale di SYRIZA noi abbiamo appoggiato gli elementi di sinistra radicale e richiesto una polemica più netta con l’UE così com’è. Nel processo di selezione dei candidati alle elezioni di SYRIZA abbiamo sostenuto con quanta più forza posibile la rivendicazione di una maggiore democrazia e collegialità decisionale nel funzionamento di SYRIZA. Abbiamo ottenuto successi concreti al riguardo.
Si tratta di problemi reali, riconosciuti dagli iscritti e dalle sezioni locali e regionali di SYRIZA. È lo scopo per il quale operiamo in questo momento. Siamo certi che, dopo le lezioni, le indispensabili discussioni politiche dentro SYRIZA – ma non solo – possano avere un grande potenziale creativo.
Ripeto che l’abbinamento di una forza sociale di resistenza decisa in Grecia e della prospettiva di una possibile rottura politica crea le circostanze per un’ampia rischiosa “avventura” per i nostri nemici di classe, e un’occasione storica per il nostro popolo e per una sinistra di classe.