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teresarodPubblichiamo la dichiarazione di Izquierda Anticapitalista sulle elezioni politiche. Izquierda Anticapitalista è tra le principali forze sostenitrici di Podemos, una lista nata dal basso che punta a dare espressione politica ai movimenti di massa che hanno attraversato lo stato spagnolo. Una delle caratteristiche della lista, che secondo i sondaggi potrebbe avere ottimi risultati tali da farla risultare la sorpresa delle elezioni, è la valorizzazione della partecipazione e della democrazia diretta nella costruzione dell’opposizione alle politiche di austerità sfidando così i partiti tradizionali come il Pp e il Psoe, ossia coloro che hanno gestito in questi anni le politiche liberiste.

 

1. La crisi economica sta devastando l’Europa. Il modello neoliberista ha dimostrato di essere un meccanismo al servizio dell’espropriazione dei cittadini, dei giovani, dei migranti, delle donne, di tutte le persone che hanno bisogno di lavorare per vivere. Milioni di persone sono colpite dalla miseria della disoccupazione e dell’esclusione, un dramma sempre più visibile nelle nostre città e quartieri. La precarietà è diventata lo stato naturale delle cose e occupa sempre più spazio nella vita quotidiana. Per il capitale la miseria non ha volto, sono solo cifre. Le cifre possono certo aiutare a spiegare la drammatica situazione sociale, ma sono gli innumerevoli volti delle persone che soffrono la crisi che determinano il momento politico.

2. Questa crisi è stata gestita come una truffa, poiché le misure applicate dai governi sono profondamente inserite nelle politiche che hanno condotto alla catastrofe. Ci sono responsabili. La povertà esiste perché veniamo impoveriti. La banca, la classe imprenditoriale, tutti quelli che profittano dello sfruttamento altrui, beneficiano di un modello economico,politico e sociale disegnato da una minoranza. Le politiche di austerità, lungi dall’essere la soluzione della crisi, sono servite solo per accelerare l’impoverimento del 99% risparmiando quelli che erano già ricchi.

3. L’Unione Europea si è rivelata una struttura al servizio delle élite, diretta da istituzioni che nessuno ha eletto, in mano a una casta estranea ai problemi dei cittadini. In questa quadro, è impossibile costruire un’uscita dalla crisi favorevole ai/lle lavoratori e lavoratrici e ai popoli senza opporsi alla struttura istituzionale della UE. È altrettanto chiaro che il ripiegamento nazionale e patriottico porterebbe soltanto all’isolamento. È più che mai urgente il coordinamento su scala europea dei movimenti di resistenza: le prossime elezioni europee sono una buona occasione per cominciare a lavorare in questo senso, scambiando esperienze e appoggiandosi reciprocamente.

4. La tragedia greca mostra in tutta la sua crudezza le conseguenze dei “piani di salvataggio” per i popoli del sud dell’Europa. I mini-jobs tedeschi dimostrano che dietro le grandi potenze si nasconde sempre, resa invisibile, la precarietà del mondo del lavoro. La socialdemocrazie e la destra hanno dimostrato che, al di là della diversità di colore, governano in modo uguale. Merkel e Hollande possono ricoprirsi con bandiere differenti, però alla fine non importa quello che dicono, ma quello che fanno: togliere diritti, impoverire i/le lavoratori e lavoratrici e i popoli, imporre un modello che accresce le disuguaglianze tra il nord e il sud, destinandoci al sottosviluppo attraverso meccanismi come il debito.

5. I movimenti contro l’austerità in Europa hanno dimostrato che non tutto è rassegnazione e apatia. Dal 15M e le maree, passando per «Que se lixe a troika» a SYRIZA, le alternative sono state poste sul tavolo. La lotta di classe dà la possibilità a quelli in basso di opporsi alle politiche di impoverimento: un audit cittadino del debito per dichiarare il non pagamento di quello illegittimo, salvare le persone e non le banche, nazionalizzare il settore finanziario, diritto di decidere dei popoli, e delle donne sul proprio corpo, democratizzare l’esercizio della politica, ripartire la ricchezza tra i/le lavoratori e lavoratrici che la producono, in definitiva promuovere un modello democratico, disegnato da e per la maggioranza sociale. Esiste un’altra Europa, quella dei cittadini auto-organizzati.

6. Nello Stato spagnolo, il governo Rajoy è al servizio dei privilegiati, governa sotto la dittatura della troika, impoverisce la popolazione e nega ai popoli catalano, galiziano o basco il loro diritto a decidere liberamente il loro futuro, e alle donne sui loro corpi e le loro vite. Mentre il Partido Popular vende la sua finzione di ripresa economica, migliaia di famiglie sopravvivono senza reddito, gli sfratti e i licenziamenti continuano, i servizi pubblici si degradano sempre più. Per il governo, la ripresa economica significa semplicemente che va sempre meglio per gli investitori. Però, per la classe operaia la situazione è sempre peggiore.

7. L’altra faccia della medaglia del regime del ’78, il PSOE, si pone come ricambio del PP nel momento di maggiore disaffezione al bipartitismo. Nelle questioni fondamentali, la sua forma di governo non si differenzia dal governo Rajoy. Il PSOE cerca di rappresentare l’illusione che sia possibile un ritorno al passato di prima della crisi, come se le politiche che attuarono quando erano al governo non avessero niente a che fare con la situazione che vive oggi la popolazione. La sua credibilità è al minimo però dobbiamo costruire strumenti per superarlo.

8. È urgente costruire un’alternativa al bipartitismo PP-PSOE. L’organizzazione più grande a livello dello Stato, Izquierda Unida, punta a partecipare a governi come quello andaluso con il PSOE. Al di là delle intenzioni di risolvere parzialmente problemi come quello della casa, il governo andaluso è limitato dalla presenza del PSOE e dal ruolo subalterno di IU. Il problema di questa opzione è che rafforza il regime dando fiato al PSOE, limita le alternative di governo e rafforza l’idea che l’unica cosa che possiamo fare è gestire l’esistente. Esiste un’altra via: quella di un governo tanto leale verso quelli in basso quanto il PSOE e il PP lo sono verso il capitale, un governo che si appoggi ai cittadini contro la troika, che si basi sulla mobilitazione contro il ricatto dei mercati, e si basi sull’autorganizzazione popolare di fronte ai tagli. Siamo consapevoli che molte/i compagne/i di IU non sono d’accordo per governare con il PSOE, ma questa è una via che non pare sia scartata dall’attuale direzione federale nemmeno per il governo dello Stato. Per costruire un’alternativa di massa ed egemonica, è necessaria l’unità di tutte e tutti quelle/i che puntano a sbarrare il passo alla destra (sia UPyD, PP o CiU), ma senza subalternità al PSOE, corresponsabile della situazione attuale. Qualsiasi politica di alleanze che abbia l’obiettivo di risolvere i problemi di quelle/i che soffrono la crisi deve essere subordinata alla rottura con l’austerità e porre gli strumenti di governo al servizio di politiche che ripartiscano la ricchezza, a creare forme di partecipazione popolare e generare un tessuto sociale forte, capace di resistere agli attacchi dei poteri finanziari. Tale alternativa di governo è quella che dobbiamo costruire tutte e tutti, e potrà nascere solo dalla convergenza della sinistra politica coerente con i movimenti di resistenza che occupano le strade, i luoghi di lavoro e le piazze.

9. È prioritario costruire spazi unitari tra lavoratrici e lavoratori, i giovani, le donne, al di là delle sigle, al servizio della mobilitazione e della convergenza. Siamo tutti colpiti dalle politiche neoliberiste, e per rovesciarle è prioritaria l’unità nelle lotte. Approfondire il cammino aperto dal 22M, rendendo stabili le strutture create per quella mobilitazione, può essere un primo passo per realizzare quadri di convergenza. Se la crisi capitalista cerca di frammentarci, abbiamo l’urgenza di rispondere insieme.

10. Di fronte a questa situazione di blocco istituzionale e acutizzazione della miseria, le e i militanti di Izquierda Anticapitalista, assieme ad altre/i attiviste/i e intellettuali della sinistra, hanno partecipato al lancio di PODEMOS come spazio politico che, continuando il percorso iniziato con 15M, riesca a raggruppare quante/i soffrono la crisi, utilizzando la finestra di opportunità aperta dalle elezioni europee. PODEMOS ha permesso di aprire un processo che ha dato speranza a migliaia di persone, iniziando un processo di autorganizzazione popolare dal basso che si esprime nei circoli PODEMOS. Alle iniziative di PODEMOS partecipano centinaia di persone stanche della politica tradizionale. Questi fatti hanno dimostrato che molte persone che si mobilitano ed esprimono contro le politiche dei tagli cercano uno spazio plurale e aperto a tutti per lottare, anche sul terreno elettorale, per una democrazia reale, al servizio di quelle/i in basso.

11. PODEMOS ha davanti a sé molte sfide, è un progetto vivo, con un grande potenziale di sviluppo. Non è un progetto finito, ma un progetto cittadino che finisce di nascere. È stato capace di porre sul tavolo la necessità di combinare il terreno elettorale con la conquista di spazi nei mezzi di comunicazione di massa dai quali rendere visibili le alternative al regime. Le elezioni europee sono la prima battaglia importante per stabilizzare il movimento al di là del suo impulso iniziale. Essere presenti nel parlamento europeo sarebbe un’opportunità per avvicinare settori sempre più ampi della società.

12. Un progetto come PODEMOS parte da un’aspirazione profonda alla democrazia, perciò può funzionare solo se si organizza con strutture emanate dalla base. PODEMOS è un progetto collettivo che vuole essere uno dei molti embrioni di un progetto di società alternativa, nella quale tutte e tutti siamo uguali. Pertanto, quello che facciamo deve riflettere quel che vogliamo arrivare ad essere. Con l’entusiasmo e il lavoro generoso di tutte le persone coinvolte nel progetto è qualche cosa che possiamo ottenere.

13. Un’altra sfida è la necessità di legare PODEMOS alle lotte sociali, agli scioperi, alle reti di quartiere, diventando un’interfaccia dei movimenti, capace di connettersi con le resistenze popolari. Solo così, radicandosi nel territorio ed essendo presente nelle battaglie quotidiane della gente, andremo oltre i parametri esistenti, creando il potere popolare.

14. Questa esperienza non finisce il 25 maggio, giorno delle elezioni: è solo un passo in più in una lunga lotta collettiva e popolare per liberarci dalla miseria e da quelli che la producono, costruendo noi stesse e stessi quella democrazia capace di distribuire la ricchezza a chi la produce. Le elezioni sono un primo passo importante, che continua ciò che veniamo costruendo ogni giorno e che dovremo continuare a costruire dal 26.

15. Noi del 25M abbiamo di fronte una possibilità unica di aprire uno spazio elettorale al margine dei partiti tradizionali, ed essere un «cavallo di troia» nelle loro istituzioni. PODEMOS apre l’opportunità di trasformare la disaffezione, lo scontento e la rabbia in un voto entusiasmante e in autorganizzazione. Un voto di rottura, differente, che serva da stimolo per continuare a costruire la sinistra dal basso. Per questo chiediamo il voto per PODEMOS, per avere voce nelle istituzioni al servizio di quelle e quelli in basso.