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  TFMF suyasxyfs05z4eaqfqecey55 fccfccc7-2ca3-4aac-93bf-49ce54674289 0 internaDopo la petizione consegnata alcuni giorni fa dall’MPS, ecco una nuova petizione lanciata su iniziativa delle autorità politiche comunali della Valle di Blenio: entrambe sono la dimostrazione concreta della totale opposizione popolare alle scelte in materia di pianificazione ospedaliera annunciate dall’autorità cantonale.

La popolazione delle Tre Valli che non ha alcuna intenzione di perdere servizi ospedalieri di base fondamentali, oltre che preziosi posti di lavoro in zone che hanno già sofferto di potenti emorragie di servizi e occupazione negli ultimi due decenni.
Ma la critica alle scelte prospettate nel progetto di pianificazione ospedaliera non ha solo una dimensione regionale (o regionalistica): essa parte dalla necessità di salvare (e se necessario potenziare) quella che possiamo chiamare una medicina di base (o di prossimità), svolta a diretto ed immediato contatto con la popolazione, in strutture piccole, ben organizzare e dotate delle attrezzature necessarie per affrontare casi che non necessitano strutture e strumenti diagnostici specialistici.
Ma la critica alle decisioni di sopprimere i reparti di medicina, i pronto soccorso (nella attuale versione) e il reparto di geriatria (ad Acquarossa) si accompagna ad una critica ancor più netta alle strutture che dovrebbero sostituire quelle attuali: quegli istituti di cura che, malgrado le spiegazioni fornite, sembrano sempre più essere avvolte nella più totale incertezza e confusione. Infatti non si capisce bene (e finora quasi nessuno è stato in grado di spiegarlo con precisione) quale sia la loro struttura, quale il loro «raggio di attività» (cioè la casistica di cui si occuperanno), quale la loro dotazione in personale (occhio e croce diremmo che dovrebbe essere la metà rispetto alla dotazione di un letto di medicina); infine, chi e come finanzierà queste degenze. Qui, come noto, si annuncia all’orizzonte un ribaltamento di costi sui comuni e sui pazienti. Tutti elementi che rendono assolutamente incerto il destino di questa nuovo tipo di struttura, presentato come la panacea, il futuro delle cure. E si tratta, val la pena aggiungerlo, di un problema che non tocca solo Acquarossa e Faido (dove le attuali strutture ospedaliere dovranno essere sostituite da questo tipo di strutture), ma tutto il Cantone, poiché questo nuovo tipo di struttura sorgerà a Castelrotto (al posto dell’attuale ospedale), all’ex-clinica Varini ed anche all’interno delle Cliniche luganesi (San Rocco).

Dal rifiuto del progetto di pianificazione…al sostegno all’iniziativa «Giù le mani dagli ospedali!».
La mobilitazione contro diverse scelte annunciate dal progetto di pianificazione va continuata ed intensificata, con prese di posizione, petizioni, mobilitazioni di diverso genere.
Una opposizione che non può e non deve investire solo la cancellazione delle strutture ospedaliere delle Tre Valli (pronto soccorso, reparti di medicina e geriatria); ma che deve estendersi ad un progetto di pianificazione che, a breve e medio termine, tende ad indebolire le strutture ospedaliere pubbliche, attraverso processi di razionalizzazione e razionamento dei servizi offerti,
che si muovono in una logica assai lontana da una medicina di prossimità e sono invece orientati unicamente sui meccanismi di mercato e di redditività finanziaria.
In questo senso, oltre ad una opposizione al progetto di pianificazione (che però potrà risolversi sono in sede istituzionale poiché sarà chiamato a pronunciarsi solo il Parlamento, senza, ad esempio, possibilità di un’opposizione per via referendaria), è necessario portare avanti una concezione alternativa, fondata sul potenziamento del servizio ospedaliero pubblico, sulla difesa delle attuali strutture ospedaliere di prossimità e sul loro potenziamento.
È in questa direzione che si muove l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”. Essa chiede, da un lato, il mantenimento di alcune prestazioni di base (medicina, chirurgia, pediatria, ginecologia, ostetricia, terapia intensiva) nei 4 ospedali regionali del Cantone; dall’altro essa propone che negli ospedali regionali e negli ospedali di zona (quindi anche Faido e Acquarossa) venga organizzato, nell’ambito del servizio di Emergenza e Pronto soccorso o in forma separata, un servizio ambulatoriale di medicina generale al quale ogni persona abbia il diritto di rivolgersi in qualsiasi momento).
Questa seconda ed importante richiesta, come si può vedere, è oggi l’unica possibilità per mantenere una struttura di cura adeguata nelle Tre Valli ed impedire che il servizio di pronto soccorso venga smantellato in forme più o meno camuffate.
Attorno al dibattito sull’iniziativa popolare «Giù le mani dagli ospedali» sarà quindi possibile discutere di concezioni alternative della sanità. Da un lato una concezione che punta ad una sua regolamentazione sempre più incentrata sulle leggi di mercato, su un’offerta sanitaria che struttura la domanda e che la organizza, in una logica di razionamento delle prestazioni e di riorganizzazione della spesa pubblica sanitaria a favore delle assicurazioni malattie e delle cliniche private; dall’altra la nostra iniziativa che punta su una medicina di prossimità, sul potenziamento del settore pubblico, sulla difesa di una serie di strutture e reparti di base negli ospedali pubblici. Una chiara alternativa per la quale la battaglia è appena cominciata.