La Prima Guerra mondiale, prodotto dei conflitti interimperialistici, è argomento di pubblicazioni varie in quest’anno di “commemorazione”. Tuttavia, “nella sinistra della sinistra” regna un profondo silenzio sui dibattiti strategici – sottesi all’analisi del contesto mondiale – in corso nella socialdemocrazia internazionale rivoluzionaria ante-1914. Dibattiti che vertono – quelli che sono i più pertinenti in quanto connessi alla comprensione della fase – sulla dialettica tra imperialismo, guerra e rivoluzione.
Lo scoppio della Prima Guerra mondiale ha portato forse Lenin a rompere con il “marxismo della II Internazionale”? Nell’estratto che segue (tradotto dalla redazione di A l’Encontre) del suo contributo a un libro che uscirà alla fine di quest’anno (Cataclysm 1914),* lo storico inglese Lars T. Lih spiega che è incontestabile il contrario, rompendo così con quanti, in seguito a una lettura parziale, non hanno preso attentamente in esame la concatenazione degli sviluppi delle elaborazioni dei due intellettuali-militanti (Kautsky e Lenin) – che la guerra e la rivoluzione separeranno – fin dagli inizi del XX secolo.
Lars T. Lih è autore, tra le altre, di un’opera di riferimento – che fa quindi discutere – dal titolo Lenin Rediscovered. What is to Be Done? In context (Ed. Haymarket, Historical Materialism Book Series, 2008). [Nota redazionale di A L’Encontre]
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Nell’ottobre 1914, poco dopo lo scoppio della Prima Guerra mondiale, Lenin scrive al compagno Alexandre Šliapnikov (1885-1937): «Ormai odio e disprezzo Kautsky più di chiunque altri, con la sua vile, sporca e auto compiaciuta ipocrisia». Si cita spesso questa mordente dell’atteggiamento di Lenin verso Kautsky, che sarebbe rimasto immutato per il resto della sua vita.
Per capire però la visione delle cose da parte di Lenin, è più utile in fondo un altro suo commento. Quattro giorni dopo Lenin scriveva, sempre a Šliapnikov: «Procurati assolutamente e rileggi (o fatti tradurre) La via al potere (1909)di Kautsky (e guarda) che cosa ha scritto a proposito della rivoluzione nella nostra epoca! E come oggi giochi a fare il disfattista e sconfessi tutto ciò!».[1]
Lenin seguì lui stesso il proprio consiglio. Nel dicembre 1914 si è preso il tempo di tornare a scorrere quel libro e ha riempito una pagina e mezzo di citazioni, che ha inserito in un articolo dal titolo “Sciovinismo morto e socialismo vivente”.Scrisse: «Ecco che cosa scriveva Kautsky in un passato molto, molto remoto – era circa cinque anni fa. Ecco che cos’era la socialdemocrazia tedesca o, più esattamente, quel che pretendeva di essere. Era il tipo di socialdemocrazia che si poteva e doveva rispettare».[2]
Da questi commenti si possono ricavare tre cruciali constatazioni circa l’impatto della Prima Guerra mondiale su Lenin. In primo luogo, Lenin ha riaffermato appassionatamente la visione delle cose che aveva l’ala della II Internazionale che lui e altri chiamavano “la socialdemocrazia rivoluzionaria”. Non l’ha rigettata, non l’ha ripensata. In secondo luogo, nonostante il suo furore contro il comportamento di Kautsky [Praga 1854 – Amsterdam 1938] dopo lo scoppio della guerra [nel 1914 Kautsky si alinea con la maggioranza della socialdemocrazia tedesca e vota i crediti di guerra], Lenin continua a considerare il Kautsky di prima della guerra il portavoce più perspicace della socialdemocrazia rivoluzionaria. In terzo luogo, la cosa più importante per Lenin in quel cruciale momento era l’analisi che aveva prodotto Kautsky della «rivoluzione della nostra epoca» – o, nella formulazione più espressiva dello stesso Kautsky, «la nuova epoca di guerra e rivoluzione».
Secondo la versione standard, la sensazione di tradimento per il sostegno dei partiti socialdemocratici alla guerra ha scioccato talmente Lenin da fargli intraprendere una revisione radicale che lo ha portato a respingere «il marxismo della II Internazionale», a rinunciare alla sua vecchia ammirazione per Kautsky e a tornare alle fonti originarie del marxismo. Il lavoro di ripensamento del marxismo è spesso associato al suo studio intenso nell’autunno del 1914 della Scienza della logica di Hegel. Una serie di nuove idee innovatrici, reperite negli scritti di Lenin durante la guerra, rivelerebbero l’impatto della nuova comprensione del marxismo da parte di Lenin.[3]
La versione alternativa
La versione standard appena riassunta diventa plausibile se si ignorano elementi cruciali. Per cominciare, la retorica aggressiva della “non-originalità” di Lenin nel 1914-1916. Lenin ha incessantemente insistito, con particolare veemenza, che non faceva che reiterare la concordanza di prima della guerra con la socialdemocrazia rivoluzionaria. Quel che inoltre si ignora è l’effettivo contenuto del consenso marxista di prima della guerra, in particolare la parte per Lenin più cruciale, vale a dire l’analisi della “rivoluzione nella nostra epoca” che aveva fatto Kautsky. Studi recenti hanno reso più difficile ignorare queste questioni.[4]Lo scopo del presente saggio è appunto quello di fornire una versione alternativa che non ignori questi elementi basilari. La mia interpretazione degli eventi può riassumersi come segue.
Durante gli anni che vanno dal 1902 al 1909, Karl Kautsky ha elaborato uno scenario della situazione mondiale contemporanea che ha poi avuto grande influenza su Lenin. Il tema centrale di questo scenario è che il mondo stava entrando in una «nuova epoca di guerra e rivoluzione» caratterizzata in primo luogo e soprattutto da un sistema mondiale di interrelazione rivoluzionaria. Secondo Lenin, questa visione ha trovato la sua espressione pratica nel Manifesto di Basilea del 1912, che egli considerava la sintesi del messaggio della socialdemocrazia rivoluzionaria. Lo scenario di Kautsky e i mandati del Manifesto di Basilea sono diventati parti integranti della visione dei bolscevichi nel periodo immediatamente precedente la guerra, come risulta non solo negli articoli di Lenin, ma anche in quelli dei suoi luogotenenti, Zinov’ev e Kamenev.
L’esplosione della guerra ha indotto Lenin a insistere sulla continuità tra quel che lui riteneva il consenso del marxismo rivoluzionario di prima della guerra e il programma bolscevico nel 1914-16. Questa continuità spiega perché sia arrivato istantaneamente a quel programma di base – un programma che è rimasto immutato fino all’inizio del 1917. Per tutti gli anni della guerra Lenin ha adottato un atteggiamento di non-originalità aggressiva e ha ricondotto nel modo più stretto possibile la sua posizione allo scenario di Kautsky di prima della guerra e al Manifesto di Basilea [si veda nel sito A l’encontre l’articolo di Georges Haupt, “Guerre ou révolution? L’internationale et l’Union sacrée en août 1914”]. Nelle sue polemiche con compagni della sinistra, erano loro ad essere gli innovatori ed era lui a difendere coraggiosamente la continuità ideologica. Quali che fossero l’originalità e le idee penetranti nelle sue argomentazioni e nelle sue analisi, le posizioni che ha sostenuto non erano infatti originali: e ne era fiero.
Non si può capire la reazione di Lenin allo scoppio della guerra se non si coglie saldamente lo scenario dell’interrelazione rivoluzionaria mondiale descritto negli scritti di Kautsky. La prima parte del mio saggio, contenuta nel presente articolo, è consacrata a riassumere la visione che aveva Kautsky dell’epoca nuova di guerra e rivoluzione. La parte che segue analizza il Manifesto di Basilea del 1912, considerata da Lenin un’espressione fondamentale del consenso di prima della guerra. La terza parte è dedicata agli articoli scritti nel 1910-13 dal portavoce bolscevico, Lev Kamenev. Kamenev ha ripubblicato quegli articoli nel 1922, al fine di illustrare la continuità delle posizioni bolsceviche prima e durante la guerra, e quegli articoli lo fanno in modo ammirevole.[5]
Queste tre parti fissano le basi di fondo della mia interpretazione della reazione di Lenin all’esplodere della guerra e al comportamento dei partiti socialdemocratici europei. Ma prima di vedere più da vicino la reazione di Lenin, abbozzerò una robusta versione alternativa. Una delle versioni più sorprendenti e influenti del racconto standard della nuova riflessione radicale di Lenin prende in considerazione la sua lettura della Scienza della logica di Hegel e la più approfondita padronanza della dialettica ricavata da questa lettura. Pur non contestando le asserzioni filosofiche degli autori che propongono tale interpretazione, non credo che reggano all’esame le loro argomentazioni storiche circa l’influenza di Hegel sulle posizioni di Lenin durante la guerra
L’interpretazione che chiamerò “hegeliana” dipinge un quadro stupefacente di un Lenin durante i primi mesi di guerra che si ritrova in un isolamento politico totale. Lenin si ritira dal frastuono dell’attività politica, si chiude nella Biblioteca universitaria di Berna con Hegel e ne riemerge solo dopo aver ripensato le fondamenta dialettiche del marxismo. La sua nuova visione trova modo di esprimersi, tra gli altri, negli scritti sull’autodeterminazione nazionale della fine del 1916.
La ultime due parti del mio saggio sono consacrate alla valutazione delle due interpretazioni alternative alla luce dei fatti. Per cominciare, esamino i sette mesi dall’inizio della guerra nell’agosto del 1914 fino alla Conferenza dei bolscevichi emigrati che si svolse a fine febbraio 1915 a Berna, quindi dedico la parte finale agli scritti di Lenin sull’autodeterminazione nazionale della fine del 1916. Concludo che Lenin aveva ragione di sottolineare la continuità tra la sua piattaforma politica del tempo di guerra e il consenso di prima della guerra dei «socialdemocratici rivoluzionari» a proposito della nuova «epoca di guerra e rivoluzione» che si stava avvicinando in fretta.
Lo scenario di Kautsky
Si è aperta un’epoca di sviluppi rivoluzionari. L’epoca dei progressi lenti, faticosi, semi-impercettibili, cederà il passo a un’epoca di rivoluzioni, di balzi in avanti repentini, forse di grandi sconfitte occasionali, ma anche – dobbiamo conservare grande fiducia nel proletariato – di grandi vittorie alla fine dei conti» (Karl Kautsky, 1905).
Kautsky ha pubblicato La Rivoluzione sociale nel 1902, Socialismo e politica coloniale nel 1907e La via al potere nel 1909.[6]In queste tre opere, come pure in parecchi articoli sostanziali e influenti, Kautsky delineava una visione globale del mondo contemporaneo. Questi erano gli elementi chiave dello scenario di Kautsky:
1. Dopo una generazione di relativa stabilità e di progresso soltanto graduale, l’Europa e il mondo entrano in una nuova epoca di guerra e di rivoluzioni che sarà segnata da conflitti profondi e da rapidi spostamenti dei rapporti di forza.
2. La nuova epoca di guerra e rivoluzione si differenzia da quella precedente, durata dal 1789 al 1871, soprattutto per il fatto della sua espansione mondiale e per la nuova intensità delle interrelazioni rese possibili dai crescenti rapporti tra paesi e soprattutto dai nuovi mezzi di comunicazione che consentono un accesso accelerato alle idee e alle tecniche moderne.[7]
3. La transizione da una situazione non rivoluzionaria a una situazione rivoluzionaria richiederà tattiche radicalmente nuove.
4. Le rivoluzioni che segnano questa uova epoca si suddividono in due grandi categorie: la rivoluzione socialista, che è all’ordine del giorno in Europa occidentale e nel Nordamerica, e le rivoluzioni democratiche che sono all’ordine del giorno in altre parti del mondo. La categoria delle rivoluzioni democratiche può essere ulteriormente suddivisa in tre tipi principali: le rivoluzioni politiche per conquistare alcune libertà e rovesciare l’oppressione assolutista; rivoluzioni per l’autodeterminazione contro l’oppressione nazionale; rivoluzioni anticoloniali per rovesciare l’oppressione straniera.
5. Non si può più dire che una rivoluzione socialista non è ancora “matura” in Europa occidentale. L’acutizzarsi degli antagonismi di classe è uno degli indicatori che ci troviamo alla vigilia di una rivoluzione socialista. Ogni politica che non rigettasse con forza l’opportunismo e la collaborazione di classe sarebbe un suicidio politico.[8]
6. I quattro tipi di rivoluzione si interpenetrano e interagiscono tra loro in modi invisibili, ma questo sicuramente accrescerà l’intensità complessiva della crisi rivoluzionaria mondiale. Qualsiasi scenario di sviluppi futuri deve quindi restare necessariamente aperto.
7. L’interrelazione mondiale implica il rifiuto di modelli semplicistici in cui i paesi “avanzati” indicano a quelli “arretrati” l’immagine del loro futuro. Ad esempio, per certi aspetti cruciali, la Germania vede un’immagine del proprio futuro nella Russia “arretrata”.[9]
8. I principali tipi di interrelazione mondiale sono: l’intervento diretto, ad esempio la conquista, gli investimenti e la dominazione coloniale; l’osservazione dell’esperienza degli altri paesi che consente ai ritardatari di raggiungere rapidamente e superare quelli più avanzati; le ripercussioni dirette di eventi rivoluzionari, dovute all’entusiasmo degli uni e al panico degli altri, la rottura di alcuni legami e lo stabilirsi di altri.[10]
9. Il mondo capitalistico cercherà di proteggersi dai cambiamenti rivoluzionari con tutta una serie di mezzi, in particolare con l’imperialismo, «l’ultimo rifugio del capitalismo».[11]
Le ideologie imperialiste e militariste possono ritardare il tracollo consentendo a un’aristocrazia operaia di ottenere parte dei profitti coloniali, e presentando un’uscita plausibile dalla crisi imminente. Tuttavia, questi tentativi alla fine falliranno, non foss’altro perché il mondo è già stato diviso tra le potenze imperialiste.[12]
10 L’imperialismo e il militarismo hanno aumentato notevolmente le probabilità di guerra, ma il proletariato non ha vantaggi propri in guerre tra potenze imperialiste e quindi non si unirebbe alle classi dominanti per fare la guerra. Il ruolo della guerra come incubatrice della rivoluzione sarà probabilmente molto grande e c’è una forte correlazione tra sconfitta e rivoluzione.[13]
11. Solo una piattaforma radicalmente antirazzista consentirà alla socialdemocrazia di orientarsi nei futuri turbinii della trasformazione rivoluzionaria. La condiscendenza razzista impedisce anche a certi socialdemocratici di apprezzare un fatto elementare a proposito della politica mondiale: le colonie pretenderanno e si batteranno per conquistare la propria indipendenza.
12. La Russia occupa una posizione cruciale nel processo delle situazioni rivoluzionarie mondiali. Le vittorie e gli arretramenti della Rivoluzione russa avranno di conseguenza grande eco negli altri paesi.[14]
Erano questi i tratti fondamentali dello scenario di interrelazione rivoluzionaria mondiale di Kautsky. Quel che rimane da fare emergere è il modo in cui queste proposizioni si articolano tra loro per fare sistema, perché è come un sistema che sono state riprese da Lenin.[15]
Colonialismo e democrazia
La sua visione della situazione contemporanea nell’Europa occidentale Kautsky l’aveva già proposta al più tardi nel 1902, nella sua polemica contro la descrizione «opportunista» degli antagonismi di classe in via di estinzione [la principale figura di questa tendenza era Eduard Bernstein]. Per Kautsky, è esattamente il contrario: gli antagonismi di classi si acuiscono proprio perché lo sviluppo dei cartelli nelle metropoli e le politiche estere coloniali mostravano come il capitalismo attraversasse la sua fase finale e la rivoluzione socialista fosse all’ordine del giorno.
Secondo lui,più si sviluppano e si espandono i cartelli, più chiara emerge la prova che il modo capitalistico di produzione ha superato lo stadio in cui riusciva ad essere l’agente più forte dello sviluppo delle forze produttive, e la prova è che frena sempre più questo sviluppo e crea condizioni sempre più intollerabili… Il socialismo è diventato già oggi una necessità economica; solo il potere determina quando arriverà.[16]
Nello sforzo di «strofinare il rosso della salute e della giovinezza sulle sue logore guance», la società borghese ricorre al militarismo e all’imperialismo – come un imperativo economico, come un insieme di ideologie che promettono l’uscita dal minaccioso vicolo dello sviluppo capitalistico, e come strumento per assoldare gli strati superiori della classe operaia. Come aveva fatto notare Kautsky nel 1906, in Inghilterra – in contrapposizione alla Russia o all’India – lo sfruttamento capitalistico era una «maniera di arricchire il paese, di accumulare un bottino sempre crescente ottenuto saccheggiando l’intero pianeta. Anche le classi non possidenti approfittano in molti modi di questo saccheggio». Questa sorta di spiegazione dell’assenza di uno spirito militante degli operai in Gran Bretagna e altrove era corrente nella socialdemocrazia di prima della Prima Guerra mondiale.[17]
L’espansione coloniale è soltanto un rimedio a breve termine per i mali del capitalismo, perché porterebbe inevitabilmente ad accresciuti scontri sia nelle metropoli sia fuori. Dal momento che il mondo è quasi completamente spartito, l’espansione coloniale non poteva che portare a conflitti armati tra le potenze imperialiste. Quanto all’oppressione imperialista, anch’essa portava a rivolte coloniali per l’indipendenza nazionale che distruggerebbero il sistema imperialista quando (e non se) saranno coronate da successo. «Il capitalismo inglese subirà un tracollo spaventoso quando i paesi oppressi si rivolteranno e si rifiuteranno di continuare a pagare il loro tributo».[18]
Arriviamo ora al secondo livello del sistema d’interrelazione rivoluzionaria mondiale, vale a dire alle rivoluzioni democratiche contro l’oppressione assolutista, nazionale e coloniale. Kautsky ha molto da dire su ciascuno di questi tipi di rivoluzione democratica. La principale lotta rivoluzionaria per la distruzione dell’assolutismo e l’instaurazione della libertà politica aveva luogo, sicuramente, in Russia. Quel che qui va messo in rilievo è che Kautsky offriva l’approvazione, basata su tutta la sua autorità, alla strategia del partito bolscevico per portare avanti la rivoluzione antizarista: una scommessa sul contadino russo come combattente per la trasformazione democratica del paese.[19]Si poteva quasi definire Kautsky un bolscevico ad honorem ed è così che era considerato dai settori interessati nella socialdemocrazia russa e tedesca.
A proposito delle rivoluzioni nazionali per l’autodeterminazione, Kautsky e Lenin condividevano una posizione che respingeva sia la sopravvalutazione del ruolo della nazionalità da parte della socialdemocrazia austriaca sia la sottovalutazione da parte di Rosa Luxemburg in Polonia. La certezza chiave condivisa da entrambi era l’dea che «le masse non potevano essere piene di entusiasmo stabile per il socialismo se non là dove, e nella misura in cui, la questione nazionale era risolta».[20]Partendo da lì, sia Kautsky che Lenin argomentavano che il diritto all’autodeterminazione contro l’oppressione nazionale va rispettato, benché la socialdemocrazia non caldeggiava necessariamente che si facesse uso di tale diritto in certi casi concreti. Il separatismo nelle organizzazioni socialiste e altre organizzazioni operaie deve essere combattuto. Lo sciovinismo da grande potenza (tedeschi contro polacchi, nel caso di Kautsky, russi contro varie nazionalità nel caso di Lenin) va combattuto, anche a costo di restarsene fuori per evitare di offendere i sentimenti della nazionalità oppressa. La soluzione ultima al nazionalismo è garantire alle minoranze nazionali che siano rispettati i loro diritti democratici.[21]
Si può vedere nel modo migliore l’atteggiamento di Kautsky nei confronti dei movimenti di liberazione nazionale nelle colonie nella sua risposta, del 1907, a un gruppo di socialdemocratici iraniani che non erano certi che la partecipazione dei socialdemocratici alla lotta contro il capitale straniero fosse opportuna.[22] Kautsky rispose: «i combattenti socialisti non possono assumere un atteggiamento esclusivamente passivo nei confronti della rivoluzione e rimanersene con le braccia incrociate. E se il paese non è abbastanza sviluppato per avere un moderno proletariato, solo allora un movimento democratico (pre-socialista) contro la dominazione straniera offre la possibilità ai socialisti di partecipare alla lotta rivoluzionaria».
E si dava da fare a consigliare i suoi corrispondenti iraniani che i socialdemocratici potevano dover partecipare «come semplici democratici nelle file dei democratici borghesi e piccolo borghesi». Essi tuttavia avranno nondimeno una prospettiva più vasta, perché per loro «la vittoria della democrazia non è la fine della lotta politica ma è piuttosto il debutto di una nuova lotta sconosciuta, che era praticamente impossibile sotto il regime assolutista». Questa nuova lotta non richiede solamente la libertà politica ma l’indipendenza nazionale. La lotta socialdemocratica contro il capitalismo in paesi come l’Iran può non essere in grado di mettere immediatamente la rivoluzione socialista all’ordine del giorno, ma una lotta simile tuttavia «indebolirà il capitalismo europeo e conferirà maggior forza al proletariato europeo… La Persia e la Turchia, lottando per la propria liberazione, lottano anche per la liberazione del proletariato mondiale».
Nel 1909, Kautsky pone di nuovo in rilievo che i ribelli anti-coloniali erano spesso fautori del capitalismo. «Questo non cambia in alcun modo il fatto che essi indeboliscono il capitalismo europeo e i suoi governi e che introducono nel mondo un elemento di perturbazione politica».[23]
I sentimenti di Kautsky per la liberazione coloniale erano profondi. Secondo il suo biografo, Gary Steenson, Kautsky aveva già predetto in due articoli scritti negli anni 1880 che «la modernizzazione, ancorché troppo graduale, dei paesi coloniali produrrà alla fine rivolte indigene contro la dominazione da parte degli europei». Sottolineava quindi «gli interessi comuni, e una possibile coalizione, del proletariato industriale delle nazioni europee e degli indigeni delle colonie».[24]L’atteggiamento di Kautsky verso i movimenti di indipendenza coloniali non era dovuto soltanto all’osservazione empirica e alla strategia politica, ma anche a un viscerale antirazzismo.
«La politica coloniale dell’imperialismo si basa sul postulato che solo i popoli che beneficiano della civiltà europea sono capaci di uno sviluppo autonomo. Gli uomini di altre razze sono considerati come bambini, come stupidi, idioti o bestie da soma, a seconda del grado di inimicizia con cui li si tratta; comunque, però, come esseri con un livello di sviluppo inferiore e che si possono comandare come si vuole. Anche alcuni socialisti si comportano in base al medesimo postulato appena vogliono portare avanti una politica di espansione coloniale – etica, naturalmente! La realtà, tuttavia, fa presto ad insegnare loro che il principio del nostro partito secondo cui tutti gli uomini sono uguali non è una semplice formulazione linguistica, ma una forza molto concreta».[25]
Lo scenario kautskiano di una nuova epoca di rivoluzioni era un sistema mondiale di interrelazione rivoluzionaria, in primo luogo per il ruolo che vi svolgevano i movimenti di liberazione nazionale. Come scriveva ne La via al potere, «oggi, le battaglie nella lotta di liberazione dell’umanità lavoratrice e sfruttata non si fanno solo sulla Spree e la Senna ma anche sull’Hudson e il Mississippi, sulla Neva e i Dardanelli, sul Gange e lo Hoang Ho».[26]
Interrelazione
I vari tipi di rivoluzione nello scenario di Kautsky non avanzano soltanto lungo i propri binari in maniera isolata, ma sono influenzate a fondo in tutto dall’interrelazione mondiale. Kautsky definisce con chiarezza la logica di quel che più tardi si sarebbe chiamato “lo sviluppo ineguale e combinato”, in cui, per riprendere Kautsky, «il combinarsi di forme di società e Stati più avanzati con le forme più arretrate».
«Le nazioni più arretrate hanno imparato da quelle più avanzate da tempi immemorabili e sono state in grado per questo di scavalcare d’un balzo vari stadi di sviluppo che i loro predecessori avevano scalato faticosamente.
Così, illimitate varianti si presentano lungo il sentiero dello sviluppo delle nazioni… E queste varianti aumentano più diminuisce l’isolamento delle singole nazioni, più si sviluppa il commercio mondiale, quindi più ci avviciniamo all’era moderna. Il divario è divenuto così grande che diversi storici negano l’esistenza di leggi storiche. Marx ed Engels sono riusciti a scoprire le leggi che governano le variazioni, ma hanno solo fornito un filo di Arianna per trovare un capo nel labirinto della storia – non hanno definitivamente trasformato il labirinto in una moderna area urbana con strade uniformi, rigorosamente parallele».[27]
Ho delineato lo scenario dell’interrelazione rivoluzionaria mondiale. Prima di proseguire, vanno notate alcune delle conseguenze che Kautsky ha tratto da questo scenario rispetto all’epoca di guerra e rivoluzioni che si avvicina – conseguenze che compaiono nel programma di Lenin durante la guerra. Una di queste è la posizione privilegiata della Russia nel quadro del sistema.
Nel 1902 Kautsky ha scritto un articolo per il giornale clandestino di Lenin, Iskra, dal titolo “Gli slavi e la rivoluzione”, che sosteneva che «il centro rivoluzionario si spostava dall’Ovest all’Est». La «messa in moto rivoluzionaria degli animi»nel popolo russo porterà a «grandi azioni che non possono mancare di influenzare l’Europa occidentale» e il sangue dei martiri rivoluzionari russi è destinato a «fertilizzare le spinte della rivoluzione sociale nell’intero mondo civilizzato».[28]Quell’articolo piaceva così tanto a Lenin da leggerne lunghi passi al festeggiamento pubblico del suo cinquantesimo compleanno. Poco dopo ha inserito questi passi nel suo opuscolo L’estremismo, malattia infantile del comunismo, notando: «come scriveva bene Kautsky diciotto anni fa!».[29]
Negli anni successivi al 1905, Kautsky ha spesso descritto questo anno come una svolta delle vicende mondiali che ha inaugurato «una fase di continuo subbuglio in tutto l’oriente» (riferendosi sia all’Asia Orientale sia al mondo islamico).[30]
Secondo lui, l’evento che ha fatto decollare la nuova epoca non era tanto la stessa Rivoluzione russa, quanto la vittoria del Giappone sulla Russia zarista – una vittoria che ha messo fine alla «illusione di inferiorità» dei non-europei e ha dato loro fiducia in se stessi.[31]
Ciò nonostante, l’immagine della Russia che emerge dagli abbondanti scritti di Kautsky al riguardo è quella di un paese le cui prodezze rivoluzionarie avevano una vasta influenza sulla rivoluzione socialista in Europa Orientale, e sui movimenti di liberazione nazionale «in Oriente».
Kautsky sostiene inoltre che la situazione rivoluzionaria che si annunciava in un futuro assai prossimo avrebbe richiesto un radicale cambiamento di tattica. Era il punto – oggi largamente incompreso – che cercava di prospettare nel 1910 con la sua celebre distinzione fra una ۫«strategia di logoramento» [di attrito] e «una strategia di rovesciamento». Kautsky spiegava che la prima (che costituiva la normale attività del Partito socialdemocratico tedesco, con scuola quadri socialista e organizzazione ferrea) era adeguata in una situazione normale, non rivoluzionaria, mentre «il rovesciamento» (scioperi politici di massa e altri strumenti di pressione non-parlamentari) era adeguata in una situazione realmente rivoluzionaria. Aggiungeva che, se per il momento la Germania era ancora in una situazione non-rivoluzionaria, era comunque probabile aspettarsi una crisi rivoluzionaria entro breve.[32]
Lenin ha preso in parola Kautsky. Scrivendo nel 1910, segnalava: «Kautsky ha detto chiaramente e in modo diretto che la transizione [alla strategia di rovesciamento] è inevitabile di fronte a uno sviluppo più avanzato della crisi politica».[33]Per questo Lenin sminuiva il significato del contrasto tra i due bolscevichi più insigni del partito tedesco, Kautsky e Rosa Luxemburg, convinti entrambi che fosse imminente una svolta paragonabile alla Domenica di sangue del 1905. L’unico disaccordo era sapere se la svolta si sarebbe verificata «ora o non ancora, in questo momento o in quello successivo».[34]
Un socialdemocratico polacco vicino ai bolscevichi, Julian Marchlewsky, ha posto su un piede di parità proprio su questo punto Lenin e Kautsky: «Lenin raccomanda (nel 1909), se vogliamo, la stessa cosa di Kautsky (un anno dopo); l’applicazione della strategia “di rovesciamento” e di quella di “attrito”, ciascuna al momento giusto».[35]
Già nel 1902 Kautsky aveva concluso: «dobbiamo prendere atto della possibilità di una guerra in un futuro percettibile e quindi anche la necessità di convulsioni politiche che sfoceranno direttamente in sollevazioni proletarie o perlomeno nell’aprirsi del cammino verso queste sollevazioni».[36]In ogni guerra del genere tra le potenze imperialiste – per contrastare movimenti d’indipendenza nazionali o coloniali – il proletariato non avrebbe alcun motivo di battersi al fianco della borghesia.
Come scriveva Kautsky nel 1907: «La borghesia e il proletariato di una nazione hanno lo stesso interesse alla loro autodeterminazione, all’eliminazione di ogni sorta di oppressione e di sfruttamento da parte di una nazione straniera. [Tuttavia, in questa fase dell’imperialismo] non ci si può aspettare da nessuna parte una guerra per la liberazione nazionale per la quale possano unirsi borghesia e proletariato… Nell’epoca contemporanea, i conflitti tra Stati non possono provocare alcuna guerra cui gli interessi del proletariato non si opporrebbero, come una questione doverosa».[37]
Retrospettivamente, Lenin ha insistito con particolare veemenza sul consenso marxista di prima della guerra secondo cui l’esplosione di una guerra avrebbe portato quasi per definizione a una crisi rivoluzionaria. I brani di seguito riportati – uno dell’inizio del 1916 e l’altro della fine del 1917 –illustrano la retorica nella “non-originalità aggressiva» di Lenin:
«Chi oggi esclude l’azione rivoluzionaria (Kautsky) è quella stessa autorità della Seconda Internazionale che scriveva nel 1909 un intero libro, La via al potere, tradotto praticamente in tutte le principali lingue europee per dimostrare il nesso tra la guerra futura e la rivoluzione».[38]
«Molto prima della guerra, tutti i marxisti, tutti i socialisti concordavano nel ritenere che una guerra europea avrebbe dato vita a una situazione rivoluzionaria… Quindi, l’attesa di una situazione rivoluzionaria in Europa non era un’ossessione dei bolscevichi ma l’opinione generale di tutti i marxisti».[39]
Una volta Lenin dichiarò di avere praticamente letto Kautsky per intero, ed è vero che è difficile pensare che qualcuno della sua generazione conoscesse come lui il corpus kautskiano.[40]Tutto quel che Lenin dice di Kautsky va preso molto sul serio. I recenti studi stanno recuperando la tesi di Lenin secondo cui «la nuova epoca di guerra e rivoluzione» era un tema centrale degli scritti di Kautsky, a partire dal volgere del secolo. In questa prima parte, ho mostrato come questo tema imprima un’unità dinamica a un ampio ventaglio di posizioni e argomentazioni di Kautsky.[41]
* Quanto segue è ricavato dalla prima parte del saggio di Lih che figurerà nel lavoro collettivo in uscita entro la fine di quest’anno: A. Anievas (a cura di), Cataclysm 1914: the First World War and the making of modern World Politic, (Historical Materialism Book Series), Brill, Leida, 2014.
[1]W. I. Lenin, Chosen Works, New York, 1960-1968, vol. 35, p. 167; Id., Polnoe sobranie sochinenii, Mosca, 1958-1964, vol. 49, p. 24 (lettere del 27 e 31 ottobre 1914).
[2]W. i. Lenin, Polnoe… cit., p. vol. 21, pp. 94-101; cfr. anche L. T. Lih, “Lenin’s aggressive unoriginality 1914-16”, in Socialist Studies, 5 febbraio 2009, pp. 90-112.
[3]Una discussione più approfondita della versione standard sarà reperibile inCataclysm 1914.
[4]Si vedano: R. Day, D. Gaido (a cura di), Witness to permanent revolution: the documentary record, Leyda, 2009 e degli stessi autori, Discovering imperialism: social democracy to World War I, Chicago, 2011; si vedano inoltre i documenti tradotti da Ben Lewis e Maciej Zurowski: “K. Kautsky, Nationalité et Internationalité (1907-1908)”, in Critique, n. 37, marzo 2009, pp. 371-89 e Critique, n. 38, gennaio 2010, pp. 143-63; M. Macnair (a cura di), Kautsky sur le colonialisme, Londra, 2013. I rapporti di Lenin con Kautsky sono un tema ricorrente nei miei scritti su Lenin. Per gli anni di guerra, si vedano, in particolare: “Lenin and Kautsky, the final chapter”, in International Socialist Review, n. 59, 2008; “Lenin’s aggressive…”, cit.; “Kautsky when he was a Marxist” (Database of post-1914 comments by Lenin)”, in Historical Materialism, 2011: http://www.historicalmaterialism.org/journal/online-articles/kautsky-as-marxist-data-base 2011a.
[5]La discussione completa contenuta nella seconda e terza parte sarà reperibile in Cataclysme 1914.
[6]Tr. in italiano: La rivoluzione sociale, Tip. Nuova, Lodi, 1902; La via al potere. Considerazioni politiche sulla maturazione della rivoluzione, Bari, Laterza, 1909. Le tre opere sono disponibili in inglese nel Marxists Internet Archive.
[7]Per mancanza di spazio, non posso documentare appieno le idee di Kautsky. Su questioni non esplicitamente affrontate qui ho fornito rimandi a osservazioni che si possono trovare in R. Day, D. Gaido, op. cit., pp. 183,395-396 (sul Giappone), p. 640.
[8]Ivi, p. 536.
[9]Ivi, p. 219.
[10]Si vedano in particolare K. Kautsky, “Questions révolutionnaires” (1904), in R. Day, D. Giado, op. cit., e K. Kautsky, “Les conséquences de la victoire japonaise et la social-démocrtaie” (1905), in R. Dai, D. Giado, op. cit.
[11]K. Kautsky, La via al potere, Capitolo 9.
[12]R. Dai, D. Giado, op. cit., p. 400.
[13]Ivi, p. 386.
[14]Ivi, p. 184.
[15]Georg Lukács fornisce un’eccellente analisi del carattere sistematico della concezione di Lenin della situazione mondiale, benché non richiami il fatto che le radici di questa sono in Kautsky ed altri: G. Lukács, Lénine, une étude de l’unité de sa pensée, EDI, Parigi, 1965
[16]Karl Kautsky, Sozialismus und kolonialpolitik, 1907. (in tedesco e in inglese: www.marxists.org/archive/kautsky/1907/colonial/index.htm).
[17]R. Day, D. Gaido (a cura di), op. cit., p. 631. Nel 1915 Lenin citava Kautsky insieme a Marx ed Engels, come un’autorità sull’opportunismo britannico (W. I. Lenin, Chosen Works, New York, 1960-1968, vol 21, p. 154).Nel 1916, Karl Radek citava un socialdemocratico tedesco favorevole alla guerra, Paul Lensch, a proposito della corruzione imperialista dei lavoratori inglesi, commentando: «L’opinione di Lensch non è nuova. È una delle tante idee che ha mutuato dai socialdemocratici di sinistra. Ma è certamente giusta» (J. Riddell, Lenin’s struggle for a revolutionary international, New York, 1984, pp. 461-462).
[18]R. Day, D. Gaido (a cura di), op. cit., p. 633. Per un’analoga dichiarazione al momento della guerra dei Boeri, cfr. R. Day, D. Gaido (a cura di), Discovering imperialism… cit., pp. 155-164.
[19]La dichiarazione classica di Kautsky a sostegno della posizione bolscevica “Le forze motrici della Rivoluzione russa e le sue prospettive” (1906), riprodotta in R. Day, D. Gaido,Witnesses to cit., che comprende anche le osservazioni di Lenin e Trotsky. Anche il giovane Stalin ha scritto un commento: «Prefazione alla versione georgiana dell’opuscolo di Kautsky “Le forze motrici della Rivoluzione russa e le sue prospettive”», in J.V. Stalin, Opere, vol. 2.
[20]J. Jacobs, “Kark Kautsky: between Baden and Luxemburg”, in On socialists and “The Jewish question” after Marx, New York, 1992, p. 510. Egli cita un articolo di Kautsky del 1897. Il saggio di Jacobs compara molto utilmente l’atteggiamento di Kautsky verso gli ebrei e quello verso i Cechi.
[21]Per la critica di Kautsky degli scritti dei socialdemocratici austriaci sulla questione nazionale si veda K. Kautsky, “Nationality and internationality”, (1907-1908), in Critique, n. 37, marzo 2009, pp. 371-389, e Critique, n. 38, gennaio 2010, pp. 143-163; si veda anche R. Day, D. Gaido (a cura di), op. cit., pp. 213-214.
[22]C. Chaqueri, The left in Iran, 1905-1940, Londra, 2010, pp. 123-128.
[23]K. Kautsky, La via al potere (tr. francese: Le chemin du pouvoir, 1909, p. 83)
[24]Gary Steenson, Karl Kautsky 1854-1938: Marxism in the classical years, Pittsburg, 1978, p. 75.
[25]K. Kautsky, La via al potere, cit., (pp. 80-81).
[26]Ivi, pp. 88-89.
[27]K. Kautsky, Socialismo e politica coloniale, 1907. Si veda inoltre R. Day, D. Gaido (a cura di), Witness to… cit., pp. 395-397. Come saggiamente osservano i due autori, «contestando il concetto di un unico modello di sviluppo, Kautsky rigettava al contempo qualsiasi idea di un univoco determinismo economico». (Ivi, p. 617).
[28]R. Day, D. Gaido, op. cit., pp. 61-65.
[29]W. I. Lenin, Chosen Works, cit., vol. 40, pp. 325-327; vol. 41, pp. 4-5.
[30]K. Kautsky, La via al potere, cit., p. 83.
[31]K. Kautsky, Socialismo e politica coloniale, 1907, cit.
[32]A. Grunenberg (a cura di), Die Massenstrekdebatte, Francoforte, 1970.
[33]W. I. Lenin, Polnoe sobranie sochinenii, Mosca, 1958-1964, vol. 15, pp. 96.97.
[34]Ivi, vol. 20, p.18.
[35]J. Marchlewsky (J. Karski), “Ein Missverständnis” [Un fraintendimento], in Die Neue Zeit, luglio 1909, p. 102. Cfr. W. I. Lenin, Polnoe … cit., vol. 15, p. 458; vol. 19, p. 50.
[36]K. Kautsky, Die soziale Revolution, 1902 [The social revolution, Chicago, 1902, pp. 96-97.]
[37]Rosa Luxemburg lo riportava, approvando, nel suo opuscolo del giugno 1916, La crisi della socialdemocrazia, Ed. La Taupe, Bruxelles, 1970
[38]W. I. Lenin, Polnoe… cit., vol. 27, pp. 109-110.
[39]Ivi, vol. 28, pp. 289, 292.
[40]W. I. Lenin, Chosen Works, cit., vol 41, p. 468 (1920).
[41]Quel che più si avvicina a una dichiarazione di sintesi da parte di Kautsky è il Capitolo finale de La via al potere.