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sud greveAncora una volta sono i ferrovieri francesi (come è già stato negli anni ’90) a “suonare la carica” per indicare che è possibile battersi contro le politiche di austerità e per cercare di mettere un freno alle contro-riforme del servizio pubblico, tutte tese a permettere al capitale pubblico e privato di orientarsi sempre più verso il mercato e di migliorare in questo modo la propria redditività.

Anche in questo caso, come è stato per altri paesi (Svizzera compresa), è attraverso riforme delle strutture ferroviarie che si vogliono raggiungere obiettivi di redditività, spingendo verso la compressione dei salari e gli aumenti di orari e ritmi di lavoro.
L’attuale “riforma ferroviaria” in Francia è stata condotta con l’imperativo di assicurare l’indipendenza dell’azienda che gestisce l’infrastruttura, dato che nel 2019, il trasporto viaggiatori sarà “aperto alla concorrenza” e dunque “non ci vogliono distorsioni della concorrenza” secondo il dogma liberale dell’Unione europea. Le distorsioni di investimento, di servizio, di manutenzione, … non pongono alcun problema!
Per obbedire a queste esigenze, cercando nel contempo di piegare i ferrovieri, il governo social-liberale di Hollande ha dovuto creare tre EPIC (stabilimenti pubblici a carattere industriale e commerciale): SNCF rete, gestionario della rete, SNCF mobilità, operatore di trasporti; i due con un terzo EPIC, la SNCF, come cappello. Con la parola d’ordine “Rimettere il servizio pubblico sui binari”, il sindacato SUD-Rail, si è subito opposto alla costituzione di questa nuova struttura. In effetti, questo smembramento implica che la quasi-totalità dei 150’000 ferrovieri delle SNCF sarebbero “messi a disposizione” di un’altra impresa: o la SNCF rete o la SNCF mobilità. Nessuna delle tre imprese sarebbe quindi il vero datore di lavoro.
Del resto, per quel che concerne il mantenimento di un servizio pubblico effettivo sul territorio della Francia, si può fare un bilancio disastroso degli effetti della “riforma” introdotta nel 1997. La cesura tra la Rete Ferroviaria di Francia (RFF), che prendeva delle decisioni di investimenti (sovente di disinvestimento) la cui applicazione era effettuata da SNCF infrastruttura, ha dimostrato le sue deficienze funzionali.
Di fronte all’opposizione feroce del governo, della stampa, dei partiti della destra, i ferrovieri francesi hanno dimostrato una grande determinazione, conducendo uno sciopero durato un decina di giorni e che alla fine ha dovuto piegarsi di fronte alla intransigenza social-liberale.
Di questa grande esperienza non resta certo solo la sconfitta, momentanea, di fronte all’approvazione parlamentare della riforma delle strutture ferroviarie. Essa è un importante punto di partenza, così come lo sono le attuali lotte (in Francia) dei lavorati intermittenti dello spettacolo.
Ogni lotta ed ogni sciopero si inseriscono in una battaglia di lunga durata contro le politiche di austerità che, più o meno flessibilmente, i governi europei (Svizzera compresa) continueranno a condurre.
I ferrovieri francesi, ne siamo sicuri, riprenderanno quanto prima la loro lotta contro le conseguenze della riforma appena approvata. L’esperienza che hanno fatto, ne siamo sicuri, sarà per loro di grande aiuto. E deve essere un incoraggiamento per tutti noi.