Di fronte alla nuova offensiva israeliana contro Gaza, riprendiamo un magistrale testo di Eduardo Galeano, pubblicato nel novembre del 2012, e tristissimamente attuale.
Per giustificarsi il terrorismo di Stato fabbrica terroristi: semina odio e raccoglie alibi. Tutto indica che questa macelleria di Gaza, che secondo i suoi autori vorrebbe farla finita con i terroristi, riuscirà a moltiplicarli.
Dal 1948 i palestinesi vivono condannati a un’umiliazione perenne. Non possono neanche respirare senza avere il permesso. Hanno perso la patria, la terra, l’acqua, la libertà, tutto. Tantomeno hanno diritto a eleggere i propri governanti. Quando votano quelli che non devono votare, vengono castigati. Gaza adesso viene castigata. L’hanno trasformata in una trappola senza uscita, da quando Hamas ha vinto in modo trasparente le elezioni del 2006. Qualcosa di simile è successo nel 1932, quando il Partito comunista ha trionfato nelle elezioni in Salvador.
Affogati nel sangue, i salvadoregni hanno espiato la loro cattiva condotta e da allora hanno vissuto sottomessi alle dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano.
Sono figli dell’impotenza i razzi che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano con puntigliosa imperizia sulle terre che erano palestinesi e che sono state usurpate dall’occupazione israeliana.
E la disperazione, al limite della follia suicida, è la madre delle bravate che negano il diritto all’esistenza di Israele, grida senza nessuna efficacia, mentre l’efficacissima guerra di sterminio sta negando, da molti anni, il diritto all’esistenza della Palestina.
E di Palestina ne rimane poca.
Passo dopo passo, Israele la sta cancellando dalle mappe. I coloni invadono, e intanto i soldati correggono la frontiera. Le pallottole consacrano lo spoglio dei resti, per legittima difesa.
Non c’è guerra di aggressione che non dica di essere per difesa. Hitler invase la Polonia per evitare che la Polonia invadesse la Germania.
Bush ha invaso l’Iraq per evitare che l’Iraq invadesse il mondo. In ciascuna delle sue guerre difensive Israele si è mangiato un altro pezzo di Palestina, e i banchetti continuano. Questa voracità si giustifica con i titoli di proprietà concessi dalla Bibbia, con i duemila anni di persecuzioni subite dal popolo ebraico, e con il panico che suscitano i palestinesi in agguato.
Israele è il paese che non rispetta mai le raccomandazioni o le risoluzioni dell’ONU, che non accetta mai le sentenze dei tribunali internazionali, e che si burla delle leggi internazionali, ed è anche l’unico paese che ha legalizzato la tortura dei prigionieri. Chi gli ha regalato il diritto di negare tutti i diritti? Da dove viene l’impunità con cui Israele sta eseguendo il massacro di Gaza? Il governo spagnolo non avrebbe mai potuto bombardare impunemente il paese basco per farla finita con l’ETA, né il governo britannico avrebbe potuto radere al suolo l’Irlanda per liquidare l’IRA. Forse la tragedia dell’Olocausto comporta una polizza di eterna impunità? O questo semaforo verde deriva dalla potenza più forte, che ha in Israele il più incondizionato dei suoi vassalli?
L’esercito israeliano, il più moderno e sofisticato del mondo, sa chi uccidere. Non uccide per errore, uccide per orrore. Le vittime civili si chiamano danni collaterali, secondo il dizionario di altre guerre imperiali. A Gaza, di ogni dieci “danni collaterali”, tre sono bimbi. E sono ormai migliaia i mutilati, vittime della tecnologia dello squartamento umano che l’industria militare sta sperimentando con successo in questa operazione di pulizia etnica. E come sempre, sempre lo stesso a Gaza, cento per uno. Per ogni palestinesi morti, un israeliano.
Gente pericolosa, segnala l’altro bombardamento, quello dei grandi mezzi di manipolazione di massa, che ci invitano a credere che una vita israeliana vale quanto cento vite di palestinesi. E questi media ci invitano anche a credere che sono umanitarie le duecento bombe atomiche di Israele, e che fu una potenza atomica chiamata Iran quella che annientò Hiroshima e Nagasaki.
La cosiddetta comunità internazionale, esiste? È qualcosa di più e di diverso da un club di mercanti, banchieri e guerrieri? È qualcosa di più del nome d’arte che gli Stati Uniti assumono quando fanno teatro?
Di fronte alla tragedia di Gaza, l’ipocrisia mondiale brilla una volta di più. Come sempre, l’indifferenza, i discorsi vuoti, le dichiarazioni vacue, le proclamazioni altisonanti, gli atteggiamenti ambigui rendono un tributo alla sacra impunità. Di fronte alla tragedia di Gaza i paesi arabi si lavano le mani, come sempre. E come sempre i paesi europei si fregano le mani. La vecchia Europa, così capace di bellezza e perversità, sparge qualche rara lacrima, mentre segretamente si compiace per questa giocata da maestri. Perché la caccia agli ebrei fu sempre un costume europeo, ma da mezzo secolo questo debito storico viene fatto pagare ai palestinesi, che sono semiti anche loro e mai sono stati, né sono, antisemiti. Sono loro che stanno pagando in sangue sonante e contante, un conto altrui.