Pubblichiamo qui di seguito un nuovo contributo di Gianfranco Domenighetti, esperto di questioni sanitarie, apparso su Il Caffé dello scorso 31 agosto 2014.
Abbiamo già detto (vedi Caffè del 17 agosto) che con la nuova Pianificazione ospedaliera quello che oggi si chiama, ed è ancora, l'”Ospedale di Acquarossa”, istituto che oltre a dispensare cure acute e subacute di medicina interna garantisce un Pronto soccorso 24 ore su 24, sarà declassato ad “Istituto di cura” facendo così sparire le cure di prossimità e di urgenza per una significativa proporzione della popolazione ticinese che abita nelle tre Valli. Inoltre questo cambio di statuto farà si che il finanziamento delle ospedalizzazioni non sarà più assicurato dal Cantone (55%) e dagli assicuratori malattia (45%) bensì dal Cantone a dai Comuni di residenza dei pazienti e che questi ultimi saranno chiamati a pagare 30 franchi per ogni giorno di degenza. L’aspetto a nostro avviso più grave rimane tuttavia la decisione del Governo cantonale, e per esso del Dss, nonché dell’Eoc, che è pur sempre un ente di diritto pubblico, di non aver voluto assicurare agli abitanti di quelle regioni del Ticino un’equità di accesso a cure acute di prossimità adeguate ai bisogni nonché garantire a quei cittadini un “triage” professionale dei casi urgenti e di una loro eventuale presa a carico o trasferimento in altro istituto idoneo. A questo punto le domande che sembra logico porsi sono almeno due: La prima: su quali motivazioni è stata presa una tale decisione tecnicamente e politicamente iniqua? Se si chiede a coloro che hanno preso queste decisioni il ritornello è sempre il medesimo. Il Ticino ha scelto di fondare la propria pianificazione sul modello del Canton Zurigo che ha riconosciuto come ospedali acuti ( quelli finanziati per il 55% dal cantone e per il 45% dalle casse) solo quelli che potevano offrire servizi di medicina interna e chirurgia generali, cioè offrire il cosiddetto “pacchetto di base” (basispaket). Di conseguenza non disponendo l’ospedale di Acquarossa ( e di Faido) di un servizio di chirurgia ( che per fortuna è stato a suo tempo chiuso ) ecco che non avrebbe potuto essere incluso nella pianificazione come ospedale acuto. Motivazione questa di tipo puramente “tecnico-burocratico” che mi sembra non faccia onore né a dei decisori politici con responsabilità cantonali e nemmeno a chi gestisce un’azienda di diritto pubblico che secondo l’articolo 2 della legge sull’Eoc dovrebbe provvedere ” alla direzione e alla gestione di ospedali pubblici garantendo alla popolazione le strutture stazionarie e i servizi medici necessari…. nel rispetto…. dell’equità d’accesso alle cure.” e non, quindi, al loro smantellamento per una parte significativa della popolazione. Dunque il “mantra” della mancanza del “basispaket” rappresenta l’alibi tecnico, divenuto poi politico, per il futuro declassamento. Seconda domanda: era possibile fare altrimenti? Come no ! E l’esempio viene semplicemente da quanto fatto da un cantone confinante. Come il Ticino, il Canton dei Grigioni ha preso quale esplicito modello per la sua pianificazione quello del Canton Zurigo. Tuttavia il Grigioni avvalendosi delle prerogative conferite a tutti i cantoni dalla Lamal di decidere autonomamente la propria pianificazione ospedaliera ha incluso due ospedali ( Promontogno e Mustair) come ospedali acuti (quindi finanziati al 55% dal cantone e al 45% dalle casse ) anche se questi due istituti hanno unicamente il reparto di medicina interna includendo pertanto solamente quest’ultima specialità medica nel “pacchetto di base”. Quindi un cantone, il Grigioni, ha tenuto conto della particolarità del territorio e si è dimostrato rispettoso dei bisogni
sanitari di prossimità delle popolazioni discoste mentre un’altro, il Ticino se ne ha fatto invece un baffo.