Gli aiuti dei governi consistono in garanzie e in iniezioni di capitali al fine di ricapitalizzare le banche. Tra ottobre 2008 e dicembre 2011, 1174 miliardi di euro (ossia il 9.3% del Pil dell’UE) sono stati accordati dai governi dell’Unione Europea come garanzie per assumere in caso di necessità i debiti bancari. A questi bisogna aggiungere i 442 miliardi di euro (3,5% del Pil dell’UE)(1) di iniezione di liquidità alle Banche.
Tra il 20012 e il 2013 le ricapitalizzazioni sono continuate: 40 miliardi di euro alla Spagna solo nel 2012, più di 50 miliardi in Grecia, una ventina di miliardi a Cipro, 4 miliardi supplementari per Dexia in Belgio, 3,9 miliardi di euro per Monti dei Paschi di Siena in Italia, 3,7 miliardi di euro ai Paesi Bassi per la banca SNS, 4,2 miliardi di euro al Portogallo, senza dimenticare l’Irlanda, la Slovenia, La Croazia. Il quasi fallimento della principale banca portoghese Banco Esperito Santo nel luglio 2014 ha, comunque, un costo per lo Stato portoghese. E bisogna precisare che questi aiuti diretti da parte dei governi sono stati praticati senza avere come contropartita la partecipazione dei rappresentanti degli Stati nel consiglio di amministrazione delle banche in modo da poter controllare l’utilizzo dei fondi messi a disposizione(2).
Un piccolo calcolo approssimativo può dare un’idea dell’importanza delle iniezioni di capitali se si paragona il volume di questi al capitale delle banche. Le 20 banche europee più grandi hanno nel 2012 degli attivi dell’ordine di 23.000 miliardi di euro, se si considera che in media il loro capitale netto rappresenta il 3% degli attivi, il capitale netto totale arriva grosso modo a 700 miliardi di euro. Se si tiene conto che i poteri pubblici europei hanno realizzato in alcuni anni delle iniezioni di capitali in queste 20 grandi banche per 200 miliardi di euro (bisognerebbe fare un calcolo preciso tenendo conto delle iniezioni in banche come Fortis che sono state riacquistate da BNP Paribas), ci si rende conto che l’apporto è veramente impressionante.
D’altronde, riferendosi alle garanzie concesse dagli Stati alle grandi banche troppo grandi per fallire, alcuni autori parlano di sussidi impliciti alle grandi banche e ne denunciano gli effetti perversi.
Le grandi Banche beneficiano dei sussidi impliciti
Le banche sanno che in caso di problemi, per la loro taglia e per il rischio che rappresenterebbe il fallimento di una di esse (too big to fail), esse potranno contare sul sostegno degli Stati e vanno avanti senza battere ciglio qualunque cosa abbiano fatto (si parla, in questo caso, di rischio morale).
E i creditori di queste banche lo sanno. E costituisce un incentivo a prestare alle banche poiché non c’è, in linea di principio, nessun rischio. I creditori sanno che, in effetti, nell’ipotesi di fallimento, non saranno loro a subirne i costi, nella misura in cui questi saranno assunti dallo Stato, agendo in quanto garante come ultima istanza. Questa situazione caratterizzata da un rischio di insolvenza molto debole per il prestatore, permette alle banche che chiedono prestiti di negoziare tassi di interesse bassi (poiché il livello di tasso è proporzionale al livello di rischio).
Il montante dei sussidi impliciti rappresenta il costo d’interessi supplementare che le banche avrebbero dovuto versare ai loro creditori nell’ipotesi in cui le banche avessero potuto beneficiare delle garanzie dello Stato.
I Verdi Europei hanno stimato che il sussidio implicito offerto dai poteri pubblici alle grandi banche europee sia arrivato, solo per il 2012, a 233,9 miliardi di euro. Sostengono questo calcolo sulla base di uno studio rigoroso che hanno fatto realizzare (3).
Questa garanzia implicita ha degli effetti perversi: Spinge le grandi banche a continuare a prendere dei rischi esagerati; Favorisce la concentrazione delle grandi banche, poichè i piccoli istituti non beneficiando di una tale garanzia sono obbligati a finanziarsi a costi più elevati e in caso di inasprimento della concorrenza, i piccoli istituti meno redditizi posso essere costretti a sparire o a farsi riacquistare dai loro concorrenti; Infine, questi guadagni sono interamente privatizzati e non portano benefici alla collettività pubblica.
Bisogna comunque ricordare altre forme di aiuto dei governi alle banche.
I governi prendono in prestito sui mercati finanziari emettendo dei titoli di debito pubblico sovrano. Confidano nella vendita di questi titoli a grandi banche private, chiamate le primary dealers (le banche scelte come pirmary dealers fanno parte come regola generale delle 30 banche internazionali)(4), dove vi trovano una fonte di reddito. In seguito, per mezzo della banca centrale, questi governi riacquistano dalle banche sul mercato secondario una parte dei titoli che hanno venduto sul mercato primario attraverso le banche primary leaders. A fine febbraio 2014, si trovavano nel bilancio della banca centrale degli Stati Uniti 2.228 miliardi di dollari di buoni del Tesoro acquistati dalle banche. Nel bilancio della banca d’Inghilterra, alla data del 13 marzo 2014, si trovavano 371 miliardi di lire sterline di Gilts (5), i.e. buoni del tesoro britannici, acquistati egualmente sul mercato secondario, e nel bilancio della BCE, alla data del 31 dicembre del 2013, si trovavano 185miliardi di euro di titoli sovrani italiani, spagnoli, irlandesi, greci, e portoghesi, tutti acquistati mediante banche sul mercato secondario (6).
Il ribasso delle imposte sugli utili effettivamente pagate dalle banche
Le banche hanno dichiarato delle perdite nel 2008 e 2009 (anche per altri anni) che permettono loro di evitare di pagare imposte per parecchi anni. Infatti, le perdite sono riportate sugli anni seguenti, cosa che permette subito di ridurre di molto le imposte versati agli Stati. E’ probabile che BNP Paribas stia cercando di aggirare il fisco della Francia conteggiando come perdita l’ammenda di 9 miliardi di dollari che deve pagare agli Stati Uniti. Ciò gli permetterà di versare meno imposte. E’ possibile che il governo francese stia per coprire questo forfait poichè è strettamente legato ai padroni delle banche.
Banche “troppo grandi per essere condannate”(7).
Dal 2007-2008, nessuna banca dell’Unione Europea, dell’America del Nord o del Giappone, quale che sia la gravità del delitto e abuso commesso, si è vista ritirare la licenza bancaria (vale a dire il diritto di esercitare il mestiere della banca), le ammende pagate sono minori (8) e permettono alle banche di evitare condanne nella giusta e dovuta forma. Nessun dirigente di Banca è stato imprigionato (salvo in Islanda che non fa parte dell’Ue) e non è stato oggetto di impedimento di esercitare la professione. Le sole condanne riguardano gli agenti e gli impiegati di banca che, per la maggioranza dei casi, sono condannati per aver portato pregiudizio alle loro banche. Si è verificato con qualche traders, come Jerome Keviel, che hanno giocato il ruolo di capro espiatorio. Avendo questa attitudine lassista nei riguardi delle banche, gli Stati incoraggiano e lasciano prosperare il rischio morale.
Il rifiuto di misure veramente vincolanti che impongano alle istituzioni finanziarie un’autentica disciplina al fine di evitare la riproduzione di crisi bancarie (9)
Rifiutandosi di forzare le banche che ricevono i prestiti dalla BCE adutilizzarli in modo da concedere del credito alle famiglie e alle piccole e medie imprese (che sono i principali datori di lavoro) e spingere al rilancio dell’economia, le banche hanno tutto il tempo per utilizzare i prestiti ricevuti come meglio credono, e senza che ciò abbia un impatto positivo sull’economia reale. La prova: i crediti alle imprese, in particolare alle piccole e medie imprese, sono ribassati nel 2012 e 2013. Di colpo, la BCE ha annunciato nel giugno 2014 che nei suoi prossimi crediti a lungo termine alle banche, esigerà che siano utilizzati per concedere prestiti alle imprese e alle famiglie. Staremo a vedere se metterà in pratica queste promesse.
Note
[1] Commissione Europea, «Aiuti di Stato: Il tableau de bord conferma la tendenza alla diminuzione e identificare meglio gli aiuti non legati alla crisi», Bruxelles, 21 dicembre 2012.
[2] Lo Stato belga ha acquisito 10% del capitale della principale banca francese BNP Paribas (che ha promesso di pagare un’ ammenda di 9 miliardi alle autorità degli Stati Uniti nel giugno 2014), ciò che ne fa il principale azionario, ma essa non diritto di voto nel cda e i due amministratori che ha designato siedono in seno al cda come indipendenti.
[3] Per un riassunto: http://www.philippelamberts.eu/233-milliards-deuros-le-subside-implicite… et l’étude complète : http://www.philippelamberts.eu/wp-content/uploads/2014/01/ImplicitSubsid…
[4] Bisogna sottolineare che sono quelle che sonoimplicate in differentin scandali, delitti, abusi e manipolazioni che noi abbiamo analizzato precedentemente in questo libro: manipolazione del Libor,del mercato dei cambi, del mercato dell’oro, del mercato fisico delle commodities, nell’evasione fiscal massiccia…
[5] Vedere il sito della banca d’Inghilterra: http://www.bankofengland.co.uk/markets/Pages/apf/results.aspx
[6] Titoli sovrani d’Irlanda: 9,7 milliardi d’euro; titoli greci: 27,7 milliards d’euros; titres espagnols: 38,8 milliards d’euros; italiens: 89,7 milliards d’euros; portugais: 19,8 milliards d’euros.
[7] Vedere: Éric Toussaint, Série: Les banques et la doctrine «trop grandes pour être condamnées» (en 9 parties). La partie 1 a été publiée le 9 mars 2014, voir sur ESF (article 31782), La finance: Les banques et la nouvelle doctrine «Too Big to Jail»
[8] l’ammenda di 9 miliardi di dollari che ha promesso di pagare BNP Paribas alle autorità americane per sfuggire ad una condanna non riguarderà la salute della banca ha dichiarato nel giugno 2014 il suo direttore generaleL’amende de 9 milliards $ qu’a promis de payer BNP Paribas aux autorités américaines afin d’échapper à une condamnation n’affectera pas la santé de la banque a déclaré en juin 2014 son directeur général. Vedere su ESSF (articolo 32498) Patrick Saurin et Éric Toussaint, «Finance: BNP Paribas sanctionnée par les autorités des États-Unis – Il faut aller plus loin»
[9] Vedere: Éric Toussaint, ESSF (article 30931) «Comment les banques et les gouvernants détruisent les garde-fous de la finance».
Fonte articolo: http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article32857
* Éric Toussaint: professore incaricato all’università di Liège, présiede il CADTM Belgio, è membro del consiglio scientifico di ATTAC France. In Italia è stato pubblicato da Alegre il suo libro “Debitocrazia. Come e perchè non pagare il debito pubblico”.