“Degno di una repubblica bananiera!”: è questo il commento con il quale Unia giudica l’atteggiamento del governo del Canton Grigioni che si rifiuta di dar seguito alle decisioni del Tribunale federale in materia di aperture domenicali.
Unia aveva infatti contestato la prassi del governo cantonale di autorizzare l’apertura domenicale di un centro commerciale a Landquart.
La massima istanza giuridica del paese ha dato ragione al sindacato riconoscendo che Landquart non è proprio una regione turistica: perciò non se ne parla di aperture domenicali.
Il governo grigionese cosa fa? Se ne infischia di questa decisione (emanata lo scorso febbraio) e rinnova l’autorizzazione al centro commerciale per continuare nelle sue attività.
Naturalmente Unia si incazza: inoltra un nuovo ricorso e interpella il Consiglio Federale asserendo, giustamente, che il canton Grigioni non applica il diritto federale. Chiede quindi un intervento urgente del governo federale affinché venga ripristinata la legalità.
Un film che abbiamo già visto in Ticino con la vicenda FoxTown: con la sola, non secondaria differenza, che qui il sindacato ha rinunciato al suo ruolo di protagonista, preferendo, per quieto vivere, far finta di nulla, girarsi dall’altra parte.
Governo grigionese, governo ticinese stessa lotta
Che cosa accomuna il governo ticinese e quello grigionese in queste due vicende? Molte cose.
La prima è sicuramente il mancato rispetto del diritto federale. In entrambi i casi vi sono disposizioni di legge (nel caso grigionese addirittura una sentenza confermativa di un tribunale) che i due governi dovrebbero applicare e non applicano, tollerando, entrambi, situazioni di netta, riconosciuta e conclamata illegalità, fulgidi esempi di rispetto del tanto proclamato stato di diritto!
In entrambi i casi il diritto si dimostra essere quello che è in uno stato liberale: un rapporto di forza che varia a seconda dei rapporti politici e sociale in campo. E, naturalmente, il ruolo dello Stato in una società capitalista è quello di difendere gli interessi economici e sociali dei dominanti. Per questo lo Stato si inchina di fronte a Tarchini ed ai padroni dell’outlet di Landquart. E tollera una patente illegalità che non tollererebbe di fronte al venditore di kebab munito della regolare autorizzazione ad aprire il proprio punto di ristoro, domeniche comprese…
Naturalmente entrambi i governi fanno valere “interessi superiori” quali la difesa di iniziative economiche con forti ricadute dal punto di vista dell’occupazione, fiscale, sociale, ecc. In altre parole gli oppositori, richiamando la necessità del rispetto dalla legge, vorrebbero la rovina economica di queste regioni…
Infine non mancano le giustificazioni di ordine “giuridico” e “pratico”. Entrambi i governi “giustificano” la loro decisione di non applicare disposizioni di legge con il fatto che è pendente presso il Consiglio Federale la, ormai mitica è il caso di dire, mozione Abate, approvata dalle Camere federali. Una mozione che vorrebbe estendere la possibilità di lavoro domenicale nei centri commerciali ubicati nelle regioni turistiche, modificando anche il concetto di turismo e regione turistica, in particolare inserendo nel concetto di turismo anche il cosiddetto turismo dello shopping.
Naturalmente i due governi si guardano bene dal ricordare che questa loro speranza è da considerarsi vana. Infatti il Consiglio Federale, è convinzione assai diffusa, pensa di non dar seguito alla mozione Abate poiché ritiene, soprattutto dopo aver incassato parecchie reazioni negative al primo progetto di ordinanza di applicazione messo in consultazione, che per realizzarla sia necessario modificare la Legge sul Lavoro e, quindi, compiere un passaggio parlamentare.
Come dire che l’attesa della concretizzazione della mozione Abate è una balla sacrosanta che i due governi continuano a ripetere a mo’ di giustificazione.
Governi uniti. E i sindacati?
Il parallelismo Governo – Ticino si ferma tuttavia qui. Infatti se Unia ha fatto della vicenda grigionese un caso nazionale, con tanto di comunicati, prese di posizione, articoli indignati per la vicenda, in Ticino il sindacato Unia (e con esso tutti gli altri per la verità) continuano a distinguersi per l’assoluto silenzio e immobilismo sulla vicenda FoxTown.
Nessuna presa di posizione, nessun intervento, nessuna denuncia per una situazione altrettanto scandalosa come quella di Landquart. Anzi, per certi aspetti anche più grave poiché in gioco vi è l’applicazione della legge più importante per i salariati (al di là della sua reale portata), cioè la Legge sul Lavoro (LL). Una legge che in Ticino, nella vicenda FoxTown, è ormai da quasi un anno “sospesa” per volontà del governo e con la complicità della Magistratura che continua a far finta di non capire, nascondendosi dietro un formalismo che è negazione del diritto stesso.
Bene, dunque, lo zelo e l’impeto con il quale si stigmatizza la vicenda Landquart, con tanto di istanza al consiglio federale affinché intervenga a ristabilire il rispetto delle leggi; ma perché questo atteggiamento non può valere anche per la vicenda FoxTown?