Sbaglia il dottor Valentino Lepori a qualificare come roba “da soviet” la decisione con la quale la direzione dell’Ente Ospedaliero Cantone (EOC) lo ha licenziato in tronco, dopo 22 anni di onorato servizio (a tempo parziale). Ai tempi dei soviet i lavoratori dell’URSS avevano molti diritti; proponevano, discutevano, decidevano.
Poi è venuto i gelo staliniano, la degenerazione di quel tentativo generoso di costruire un’altra società, fondata soprattutto sui diritti e la partecipazione di chi lavora alla gestione delle aziende e della società. E con questo periodo sì che si possono fare dei confronti. Perché la paura che regnava da allora nelle aziende sovietiche, sotto il tallone di ferro dello stalinismo imperante, è proprio della stessa natura che, da sempre possiamo dire, si vive nelle aziende di questo paese. Disciplina, lavoro, individualismo (guai a comunicare agli altri colleghi di lavoro il proprio salario!): sono gli ingredienti della pace sociale elvetica. E quando qualcuno contesta quanto succede, avanza dubbi, domande (magari anche abilitato: perché membro, ad esempio, di una commissione del personale) ecco che scatta immediatamente al sanzione ed il licenziamento senza pietà. Non a caso la Svizzera è stata denunciata all’Organizzazione internazionale del Lavoro per il modo in cui vengono trattati i delegati sindacali…figuriamoci coloro che non hanno la protezione (seppur minima) di cui godono tali delegati…
Le cose, tuttavia, dovrebbero essere un po’ (non molto diverse) per le aziende pubbliche o parapubbliche, soprattutto se tali aziende si vantano di fare della collaborazione con il proprio personale uno degli aspetti centrali della loro politica. È quanto predica l’EOC che, come spesso capita, razzola molto male.
Gli ultimi mesi hanno mostrato assai bene quali pratiche siano oggi dominanti in seno all’EOC (a tutti i livelli di direzione). E si tratta di un clima da fabbrica svizzera nella quale nessuno osa dire cose sgradevoli e non in linea con quanto deciso in alto. Abbiamo partecipato, ad esempio, ad incontri tra alcuni medici ed autorità locali per discutere il futuro delle strutture ospedaliere di quella regione. Siamo restati impressionati della paura, non vi è altro tema, mostrata da medici professionisti (spesso di grande reputazione e popolarità) nell’esprimere liberamente il proprio punto di vista, timorosi che (si sa, il Ticino è piccolo) che queste loro critiche potessero, in un modo o nell’altro, giungere ad orecchie in alto…
Tutto il dibattito sulla pianificazione ospedaliera è d’altronde l’illustrazione di questo clima nel quale il personale, a tutti i livelli, conto praticamente zero. In nessun momento il personale dell’EOC è stato coinvolto, con le sue conoscenze, le sue esperienze, le sue competenze nel processi di discussione ed elaborazione delle proposte per la pianificazione ospedaliera. Mai un’organizzazione ha mostrato così scarso interesse per l’opinione di coloro che vi lavorano tutto il giorno.
Quanto capitato al dottor Valentino Lepori è quindi un atto di normale amministrazione per un’azienda svizzera che non sopporta il punto di vista dei propri dipendenti. È grave, lo ripetiamo, che ad esserne protagonista è un’azienda para-pubblica che dovrebbe essere gestita con altri criteri.
Ma forse, bisogna arrendersi all’evidenza, di pubblico l’EOC non ha ormai ben poco. E il suo atteggiamento nell’ambito della pianificazione ospedaliera è lì a dimostrarlo.