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pianificazioneIl Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto dei contenuti del pre-rapporto stilato dal presidente della Commissione pianificazione ospedaliera (CPO) e “filtrato” su alcuni organi di informazione. Tale rapporto, inviato al Consiglio di Stato e alla commissione della gestione affinché prendessero posizione (entro il 10 gennaio 2015), rappresenta a nostro modo di vedere un punto importante nello sviluppo del dibattito sulla pianificazione ospedaliera e questo indipendentemente dall’esito finale che esso avrà.

Dibattito, val la pena ricordarlo, avviato molto tempo prima che il governo presentasse il proprio messaggio (maggio 2014), in particolare attraverso le prese di posizione e le attività di mobilitazione tra la popolazione avviate dall’azione dell’MPS a partire dall’ottobre 2013.

 

1. La sconfessione delle principali proposte del messaggio

Basta leggere le conclusioni del pre-rapporto della CPO per rendersi conto che le proposte emerse dal messaggio del governo siano, sostanzialmente, tutte rigettate. Una constatazione che viene confermata anche dalla dettagliata analisi con la quale il progetto affronta alcuni dei temi centrali della proposta governativa. Vediamoli brevemente:

a) No alla creazione di “istituti di cura”

“La commissione di pianificazione ospedaliera propone di respingere la proposta di istituire il modello di “istituto di cura””: è quanto possiamo leggere, a pag. 26 del pre-rapporto. Una condanna senza appello di quello che era stato presentato come uno dei concetti principali e fondamentali della nuova pianificazione, atto in particolare a rispondere alle esigenze di un ricorso alle cure mediche che si caratterizzerebbe in futuro per una diminuzione delle cure acute a vantaggio delle cure post-acute (o, più in generale, riabilitative).
La commissione non solo propone di sostituire questo tipo di istituto con un altro concetto organizzativo (reparti ospedalieri AMI –Acuti di minor intensità), ma contesta anche parecchie delle indicazioni alla base della proposta degli istituti di cura. In particolare contesta la dotazione di personale prevista per questi istituti (ritenuta insufficiente), il sistema di finanziamento (ritenendo necessario legarlo alla LAMal e non addossando ai comuni di parte del finanziamento), la mancata coincidenza tra questa proposta ed il fabbisogno, la ripartizione di queste future strutture sul territorio.

b) L’ospedale di Acquarossa deve mantenere la sua struttura attuale

In questo contesto, seppur non in maniera esplicita e con qualche esitazione, il pre-rapporto riconosce la necessità dei servizi offerti dall’Ospedale di Acquarossa, l’impossibilità di trasformarlo in un semplice istituto post-acuto (anche nella forma AMI – pag. 9), così come l’impossibilità, allo stato attuale, che il preventivato centro medico di urgenza (CMU) possa adeguatamente sostituire l’attuale pronto soccorso (pag. 9).

c) rivedere tutta l’attuale proposta di assegnazione delle specialità

“Il CdS presenta al parlamento al più tardi entro fine 2015, una nuova proposta di attribuzione dei mandati”: anche qui smentita più chiara delle proposte del messaggio non potrebbe esserci. E si tratta di una richiesta gravida di conseguenze politiche: chiedere una “nuova” proposta di attribuzione delle specialità significa che quella contenuta nel messaggio è inaccettabile. Ora, a nessuno può sfuggire, ancora una volta, la portata politica di una simile presa di posizione. Per la pura e semplice ragione che l’assegnazione delle specialità è, di fatto, la sostanza del progetto pianificatorio. E il decreto legislativo relativo alla pianificazione si riduce, di fatto, all’elenco delle specialità e degli istituti ospedalieri ai quali sono assegnati i mandati.
Ritenere non accettabile la proposta avanzata dal governo nel suo messaggio significa, concretamente, rispedire il progetto di pianificazione al mittente. Conclusione che, per ragioni su cui torneremo, il messaggio non tira in modo esplicito.

d) collaborazione con il privato a precise condizioni

Il pre-rapporto della CPO non rimette in discussione la collaborazione pubblico-privato. Ma, contrariamente a quanto previsto nel messaggio (in particolare nella proposta di modifica della Legge sull’Ente Ospedaliero cantonale – LEOC), contesta le modalità di questa collaborazione.
Infatti il rapporto propone che eventuali progetti di partenariato siano sottoposti all’approvazione del Parlamento (siano quindi eventualmente referendabili), oltre ad essere legati a precise condizioni (applicazione del modello fondato sul primariato, applicazione del contratto collettivo di lavoro del settore pubblico, ecc.). Una visione che, seppur da noi non condivisibile per la prospettiva di ulteriore apertura al privato in cui si inserisce, ci pare comunque assai lontana da quella proposta dal governo.

 

2. Conclusioni politiche non conseguenti

Nessun altro messaggio che avesse ricevuto una salva di critiche così nette e radicali sarebbe sfuggito alla logica proposta di rinvio al mittente. Trattandosi di un pre-rapporto non sappiamo quali saranno le conclusioni che, alla fine la commissione tirerà; né sappiamo, a tutt’oggi, se, in uno scatto di orgoglio, il governo (sconfessato nella sua intera collegialità – ché, non dimentichiamolo, ha approvato con voto unanime messaggio e proposte contenute) non deciderà di ritirare il messaggio.
Le ragioni di questa prudenza sono facilmente spiegabili.
Da un lato siamo ormai in piena campagna elettorale. Ritirare questo messaggio o chiedere che esso venga ritarato sarebbe un’ammissione di fallimento politico su uno dei dossier più importanti e che più hanno attirato l’attenzione dei cittadini e delle cittadine in questi ultimi mesi. Qualcosa di non praticabile, agli occhi dei partiti di governo, in un contesto elettorale come quello che viviamo. Meglio, prendere tempo, chiedere delle modifiche al messaggio che, con tutta calma e in tempi meno “pericolosi” , potrà essere affrontato trovando soluzioni “accettabili”.
Dall’altro non vi sono dubbi che questo rapporto conferma, in modo assai importante, le critiche che agli orientamenti pianificatori l’MPS aveva indirizzato fin dall’ottobre 2013. Da allora, dopo una prima fase che aveva visto queste critiche isolate, molti degli argomenti da noi avanzati sono stati fatti propri da settore sempre più ampi della popolazione, da alcuni media che hanno analizzato le contraddizioni delle proposte pianificatorie, da settori di medici; infine queste critiche hanno dovuto essere raccolte anche da buona parte dei rappresentati dei partiti politici maggiori. Il contenuto di questo pre-rapporto non è altro che la tappa finale di questo allargamento delle critiche avanzate dal nostro partito.

 

3. Che fare?

Le ristrutturazioni in atto nel settore della sanità sono strettamente legate al quadro del nuovo sistema di finanziamento ospedaliero, all’opera dal 1° gennaio 2012 su tutto il territorio svizzero e fondato su due aspetti: il finanziamento a forfait per tipo di trattamento (sulle base del Swiss DRG Diagnosis Related Groups) e la ripartizione dei costi tra i cantoni e gli assicuratori malattia: 45% pagato dagli assicuratori e 55% dai cantoni valido anche per le cliniche private. Queste modifiche hanno scatenato una concorrenza permanente delle prestazioni tra gli ospedali. Da qui il processo di riorganizzazione in nome dell’aumento della produttività. Una prestazione medica diventa come qualsiasi altra prestazione di mercato: l’importante e che costi meno di quanto previsto dal finanziamento sulla base dei DRG. Da qui la corsa a produrre il numero massimo di atti medici di un certo tipo (ad esempio: un tipo di intervento chirurgico) per “spalmare” i costi generali su ogni intervento e diminuire il costo di ognuno. Una vera e propria logica di mercato che nulla ha a che vedere con la qualità e l’unicità di ogni trattamento medico.
L’MPS combatte con decisione questi orientamenti. Il messaggio sulla pianificazione ospedaliera obbedisce in modo cieco a tali orientamenti: per questa ragione, anche alla luce delle critiche ormai diventate corali, il messaggio e le proposte del governo vanno ritirate. L’MPS ribadisce chiaramente questa richiesta e si batterà per la non entrata in materia se esso dovesse arrivare in Gran Consiglio.
Si tratta di un passo fondamentale per dare un segnale chiaro dell’avvio di un nuovo processo di pianificazione. Questo nuovo processo dovrà essere radicalmente diverso non solo per quel che riguarda gli obiettivi, ma anche il metodo.
In questo senso l’MPS auspica l’apertura di una discussione pubblica che coinvolga la popolazione nel modo più ampio possibile e che possa partire dalle esigenze della popolazione per costruire un progetto di pianificazione democratico e partecipato.
Una prima forma di partecipazione potrebbe, tra le altre, essere quella di sottoporre, in tempi brevi, l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” (depositata nel giugno 2013) al voto popolare. È stato spesso ripetuto (ad esempio da parte della commissione sanitaria del Gran Consiglio) che questa nostra iniziativa rappresenta di fatto un controprogetto, un’alternativa, al progetto di pianificazione. Ebbene, visto che il progetto di pianificazione è da considerare politicamente morto, riteniamo sia fondamentale sottoporre questa “alternativa” ai cittadini ed alle cittadine. Sarebbe un eccellente modo per dare inizio ad un percorso diverso in materia di pianificazione ospedaliera.