Lucio Negri, che da anni pubblica le sue vignette su SolidaSatira a pag. 12 di Solidarietà, ci ha inviato questo contributo che volentieri pubblichiamo (Red).
Da più di dieci anni faccio satira per Solidarietà e quello che è successo lo scorso 7 gennaio alla redazione di Charlie Hebdo mi ha segnato profondamente, come quando per la rabbia prendi il pennino e lo calchi a tal punto da ottenere uno squarcio nel foglio. Uno squarcio, ecco cosa ho provato. Io che la satira la faccio per diletto, ho scoperto che di satira si può anche morire. Morire per una cosa che mi piace fare, e non sto parlando di abusare di sostanze chimiche o di alcolici, neanche sfrecciare contromano in autostrada a fare spenti. Sto parlando di impugnare una matita e attraverso essa sfogare la rabbia, l’indignazione, lo sdegno, tramutandole in sberleffo, ghigno, clowneria.
Mi è capitato di ricevere mail di disappunto per qualche vignetta che non è piaciuta o di confrontarmi con i colleghi della Redazione per i contenuti forti di alcuni miei disegni. È dura la vita dell’autore satirico, gente come Daniele Luttazzi, epurato dalla RAI per aver messo a nudo le vicende poco chiare di Berlusconi attraverso il suo show, lo sanno bene. Si è soli, l’unico che ti capisce è il pupazzo che hai appena disegnato e che sta dicendo proprio quello che pensi. Ma morire no, non ci avevo mai pensato.
Questo può far paura, ma se non ti fai bloccare da essa capisci quanto questo mondo ha bisogno di satira, quanto bisogna continuare a farla e a divulgarla.
Non illudiamoci, dopo i fatti di Parigi vi è stata una levata di scudi per la libertà d’espressione, per il diritto alla satira, ma come ha ben commentato Mauro Biani, vignettista de Il Manifesto “è bene guardarsi anche le spalle dai tanti nuovi difensori della satira e delle libertà”.
Già, perché gente che fino a ieri disgustava gli autori satirici perché volgari, scurrili, irrispettosi, atei, ecc.. ora li eleva a paladini della libertà d’espressione. Facciamo attenzione a queste persone.
Il forte rischio è che la satira venga abusata, violentata, spogliata del suo messaggio più profondo per far passare i messaggi più beceri, razzisti e fascisti etichettando satira ciò che non è: strumentalizzare il diritto di libertà d’espressione per sdoganare oppressione, violenza, razzismo.
La Satira che intendo io è quella che dice le cose per quelle che sono, non per quello che vorrebbero farci credere. La Satira mette a nudo. La Satira da sempre punta il dito contro il potere, il dogma, il pregiudizio, perché chi è al potere, chi ci vuole indottrinare, chi ci inculca fobie e pregiudizi, vuole farci vedere la sua visione delle cose e addomesticarci ad essa.
La Satira sbeffeggia i tabù sociali (sesso, feci, morte..) e li mette in bella mostra, non per cattivo gusto, ma perché è quello che siamo: facciamo sesso, defechiamo, moriamo.
Non c’è posto per benpensanti e moralisti nella satira, tantomeno per integralisti, terroristi e fascisti, non si illudano di poterla usare etichettando le loro maldicenze come satira sbandierando il diritto della libertà d’espressione come si fa con un fazzoletto.
Questo è il rischio, è questo che dobbiamo evitare, è per questo che bisogna continuare a fare Satira, quella vera. Con una matita in mano, un foglio bianco davanti e l’incazzatura dentro.