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giuramentoAccanto al breve comunicato di Sinistra Anticapitalista, vorrei fare alcune riflessioni sui commenti televisivi e giornalistici, che a volte disorientano molto. Si capisce meglio l’importanza del successo di Syriza leggendo certi commenti al risultato greco sui grandi quotidiani italiani, con tanti economisti della LUISS o “politologi” di vario orientamento che non esitano a schierarsi “con Tsipras”, mostrandosi soprattutto ben disposti a fornirgli generosamente pessimi consigli.

Ad esempio a Radio 3 Massimo Cacciari ha dichiarato oggi seriamente che “non bastano” le alleanze con piccoli partiti come i “Greci Indipendenti” (An.El), ma che Syriza dovrebbe allearsi casomai proprio col maggior partito della borghesia greca, Nea Dimocratia (quello da cui gli An.El erano usciti in polemica con il Memorandum…).

Sui grandi quotidiani accanto ai pezzi di colore sul personaggio Alexis, o sulla moglie, o sul suo modo di vestire, c’è sempre un articolo che spiega che il suo programma è irrealistico, impraticabile, inaccettabile, a meno che non sia lasciato cadere rapidamente…

Nessuno o quasi si schiera apertamente contro Syriza, in questa fase. Tuttavia molti cercano di offuscarne l’immagine presentandola come vorrebbero che fosse, o tentando di beneficiare di un po’ della sua luce riflessa: esemplare Nichi Vendola, che sembra ignorare del tutto che il successo di Syriza si deve prima di tutto al sistematico rifiuto di entrare in coalizione con partiti borghesi: un principio ignorato da Vendola, che già dentro Rifondazione aveva violato la disciplina per votare il governo di Lamberto Dini, e poi ha accumulato con SEL una grande esperienza di partecipazione alle giunte meno rispettabili. Semplicemente grottesco poi Matteo Salvini, che ha salutato il voto greco come una bellissima notizia e… una conferma alle sue posizioni (ma rimane da capire se è proprio casuale che su tutte le TV questo sia stato il primo politico intervistato sul voto greco). Penosi poi i tentativi di identificazione con Tsipras di alcuni PD renziani doc, come Gozi o la Serracchiani…

Tra i commenti spontanei più diffusi si registra una ingenua delega. Ad esempio alcuni dei tanti italiani che giravano nelle strade di Atene, sinceramente commossi, intervistati dalle TV ammettevano che era bellissimo finalmente assistere a una vittoria, dopo tante amare sconfitte in patria. Alcuni era andati in trasferta con la “Brigata Calimera” e si notavano per lo sventolio ossessivo delle bandiere di organizzazione, altri erano partiti individualmente, attratti dall’evento. Viene in mente Che Guevara quando denunciava che per una parte della sinistra i combattenti Vietcong erano un po’ come “i nostri gladiatori” nell’arena.

Comunque meglio questa ammirazione ingenua (e magari scarsamente informata sulle contraddizioni e il dibattito interno a Syriza) che l’atteggiamento di altri che col lapis rosso e blu, spesso influenzati dalle squallide denigrazioni del settarissimo KKE, zelantemente tradotte in italiano da vari surrogati di “partiti comunisti”, profetizzano l’imminente approdo di Syriza tra le braccia della Merkel e della Troika. Lasciamo perdere chi, come ad esempio Marco Rizzo, assicura addirittura che già da tempo Syriza ha accettato tutto, anche la Nato… E naturalmente presenta An.El semplicemente come un partito di destra, senza dire che è nato nel 2012 da una scissione del maggior partito di centrodestra Nea Dimokratia motivata col rifiuto della sua passiva accettazione della politica della Trojka.

Lasciamo perdere, dicevo, questo forsennato settarismo. Ma qualche frase dello stesso Tsipras a volte può provocare disorientamento e dubbi paralizzanti anche in una parte della sinistra non prevenuta.

Ad esempio nel libro-intervista Alexis Tsipras, La mia Sinistra, curato da Teodoro Andreadis Synghellakis per le edizioni Bordeaux, alcune frasi suscitano perplessità. Alcune rivelano forse solo una conoscenza approssimativa di alcuni processi latinoamericani. In particolare Tsipras compara i compiti difficili che Syriza “sarà obbligata ad affrontare” (disoccupazione, povertà diffusa, una base produttiva praticamente distrutta) a quelli che si trovò di fronte Lula quando fu eletto presidente. È solo un accenno, ma lievemente inquietante, se si pensa che per governare Lula, a costo di spaccare e indebolire il PT, già nel suo primo mandato ha finito per stabilire alleanze con partiti borghesi che avevano governato fino al giorno prima il Brasile; in alcuni casi lo stesso PT ha finito per essere coinvolto in scandali vergognosi. E pur avendo ridotto in parte la miseria ha lasciato immutati gli squilibri sociali di fondo, e intatto il potere economico dei capitalisti. Ma non dimentichiamo che anche gran parte della “sinistra radicale” italiana ha molte illusioni (e molta confusione) sui governi latinoamericani che considera “socialisti”…

Altre frasi di Tsipras testimoniano la volontà di non nascondere e non abbellire il proprio itinerario politico: mi riferisco ad esempio agli elogi rivolti a Berlinguer, Togliatti, Bertinotti, D’Alema come ispiratori del suo percorso iniziale di militante eurocomunista. Nessuno di quei maestri però ha ispirato quello che è il merito principale di Syriza e dello stesso Tsipras, almeno finora: non aver mai accettato di partecipare o sostenere dall’esterno un governo borghese. E nessuno di loro ha teorizzato e praticato la costruzione di una coalizione con gruppi e partitini sorti alla loro sinistra… Viceversa Tsipras fa un riferimento importante all’occasione sprecata nel 1944 dal KKE.

A questo proposito vorrei ricordare che sul mio sito, come in quello di Sinistra Anticapitalista, sono apparsi molti articoli della sinistra interna a Syriza, che ha partecipato attivamente alla campagna elettorale (ha anche avuto alcuni eletti), appoggiando ovviamente la candidatura di Tsipras, ma sottolineando sempre i pericoli di arretramento o di sconti sul programma. Ad esempio Grecia, alle urne e verso un governo di sinistra, e l’ottimo Grecia – Scelte difficili per Syryza, che spiegava il nesso tra il programma minimo di Salonicco (indispensabile per rispondere a un bisogno urgente delle masse impoverite) e il programma transitorio elaborato nel congresso precedente.

Anche la sera stessa delle elezioni Antonis Ntavanellos (membro dell’Ufficio politico di Syriza) ha ripetuto un appello ai militanti del KKE per un loro sostegno a Syriza e la loro entrata in un governo che avrebbe assunto così le caratteristiche di un governo dei partiti operai. Ma l’ostinata chiusura del KKE, soddisfatto di aver mantenuto il suo zoccolo del 5,6% e ottenuto 15 seggi, e che non riesce a quanto pare a vedere la differenza tra Syriza e Nea Dimokratia, riduce la scelta tra il rendere vana l’attesa di una svolta nel paese oltre che nel parlamento e la necessità di cercare un accordo tecnico con i Greci Indipendenti (4,7% e 13 seggi), indispensabile per non ritornare subito frustrati alle urne, con lo spettro del terzo incomodo, l’Alba Dorata, forte del suo 6,3% ottenuto mentre gran parte della sua direzione è (meritatamente) in galera.

Se nella trattativa per un accordo si perderà tempo e chiarezza, non pochi militanti di Syriza conoscono bene quel che accadde in Francia nel 1936, dopo la vittoria del Fronte Popolare, e lavoreranno per ripetere quell’esperienza. Allora, visto che i ricatti paralizzanti dei radicali di Daladier ritardavano la formazione di un governo, molti operai che avevano visto il successo elettorale del Fronte Popolare come un loro successo, nonostante l’ambiguità della formula interclassista dell’alleanza, risposero con la più grande ondata spontanea di occupazioni di fabbriche, che non fu facile far concludere, e che portò comunque conquiste senza precedenti. E a questo che si dovrebbe puntare, non alle polemiche ideologiche e i processi alle intenzioni. Tanto più che il tanto mitizzato KKE, accanto a un patrimonio di generose lotte, ha anche non pochi scheletri nel suo armadio… Ma del KKE varrà la pena di parlare più a lungo…

Un altro motivo di scandalo sollevato da critici malevoli è la frequente citazione di Renzi come parte della sinistra italiana ed europea fatta da Tsipras nel libro citato. In parte si può pensare a scarsa o approssimativa conoscenza della politica italiana, in parte a una cautela tattica: una cosa è la composizione di un governo, altra il lavoro per creare sponde non ostili nel maggior numero possibile di paesi europei, anche dove non c’è un Podemos come in Spagna. È questo che ha reso interessante la telefonata di auguri di Martin Schulz alla vigilia del voto ed è questo che può aver creato qualche illusione su un possibile appoggio antiausterità del PD…

In ogni caso continueremo a far conoscere il dibattito di Syriza, che è anche metodologicamente interessante per la nostra povera sinistra…

 

Comunicato dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista

La speranza è arrivata, si potrebbe dire parafrasando lo slogan scelto da Syriza per queste elezioni, dall’austerità e dalla crisi si può uscire da sinistra!

Ora il successo di un governo di sinistra dipenderà solo dalle mobilitazioni dei movimenti popolari. La vittoria politica in Grecia deve trasformarsi in una modifica profonda dei rapporti di forza in quel paese e nel resto dell’Ue.

Sinistra anticapitalista partecipa alla gioia dei lavoratori e delle lavoratrici della Grecia per la vittoria della coalizione della sinistra radicale conseguita in un clima di entusiasmo popolare dopo lunghi anni di costruzione dentro lo scontro sociale terribile innescato dalle politiche della Troika. Decine di scioperi generali e l’assoluta alterità di Syriza, rispetto alle politiche liberiste e al Pasok, le hanno consentito il radicamento necessario non solo per vincere la tornata elettorale ma per attuare il programma di fuoriuscita dal neoliberismo, il “memorandum al contrario”, annunciato da Tsipras nella conferenza internazionale di Salonicco poche settimane prima di andare alle urne.

Al successo di Syriza hanno contribuito le nostre compagne e i nostri compagni di Dea, Sinistra Operaia Internazionalista, e della Piattaforma di Sinistra che in particolare avvertono l’esigenza di non smobilitare le lotte delegando tutto alla frazione parlamentare.

Il lavoro difficile comincia ora, Syriza ha bisogno della solidarietà di tutti i lavoratori d’Europa per sottrarsi alla reazione dei custodi dell’austerità ma in Italia siamo in ritardo anche nel rilancio delle mobilitazioni d’autunno contro le politiche del governo Renzi e nella costruzione di un sindacato di classe. Questo accade anche per l’assenza di un soggetto politico radicato, di massa e radicalmente alternativo al Pd. Costruirlo significa chiudere spazi all’ambiguità di alcuni settori social-liberisti e aprire una stagione di nuovo internazionalismo.

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