Un tema che ritorna spesso nei dibattiti politici legati alle prossime elezioni cantonali è quello relativo alla situazione finanziaria del cantone. La posizione di quasi tutti i partiti è chiara: ritengono che si debba tagliare in qualche modo la spesa pubblica e che il debito del cantone sia eccessivo e vada in qualche modo controllato e diminuito.
La scorsa legislatura ha visto questa posizione affermarsi e precisarsi: non sorprende quindi che la campagna elettorale di tutti i partiti suoni lo stesso sparito, seppure con qualche piccola variante (dopo tutto sono o no in campagna elettorale e devono mostrare di avere delle “divergenze”?).
Nondimeno, come dicevamo, nella scorsa legislatura tutti hanno approvato il principio del freno all’indebitamento. Verdi e PS avrebbe voluto che entrasse in vigore non nella formula approdata in Parlamento, ma nella versione presentata dal messaggio del governo. D’accordo sul principio, che ci pare si l’essenziale, divergenze su un dettaglio applicativo (in particolare la clausola voluta dal parlamento sui due terzi necessari per un aumento del moltiplicatore cantonale d’imposta). Tutti gli altri d’accordo sul principio e sulle modalità applicative. Solo voce contraria, a destra, l’UDC che ha cercato, nel tentativo disperato di profilarsi a destra, di spiegare che il freno all’indebitamento non corrisponde ad un freno alla spesa, concetto che invece loro avrebbe auspicato.
Ci ha pensato Matteo Pronzini, unico in Gran Consiglio ad esprimersi contro il principio del freno all’indebitamento, a spiegare come i due concetti siano, alla prova dei fatti e nel contesto attuale, di fatto uguali. E non vi sono dubbi che il freno all’indebitamento sarà un potente elemento di freno alla spesa.
E così abbiamo avuto il fiscal compact nostrano: il meccanismo approvato (e fatto approvare, seppure di misura, in votazione popolare) somiglia drammaticamente a quello approvato da tutti gli stati dell’UE; meccanismi che ha contribuito a mettere in ginocchio ulteriormente alcune economie europee obbligandole ad una politica di austerità terrificante.
E poi vi è stata la road map, cioè il tentativo di costruire un percorso a medio termine di taglio strutturale della spesa pubblica che, almeno per il momento, sembra essersi arenato (per decisione di quegli stessi partiti che, un giorno si e un giorno no, proclamano la necessità di riformare la spesa pubblica). Ma questo non ha impedito una serie di tagli che abbiamo potuto constatare nei diversi preventivi e che hanno toccato molti settori della spesa pubblica: da quella dei sussidi alle spese per il personale.
Un debito veramente insopportabile?
La posizione di fondo dei partiti di governo (e anche di quelli che da destra fanno opposizione come Verdi e UDC) è che il debito sia eccessivo (altrimenti non si capirebbe perché approvino il principio di una legge che lo freni).
L’alto debito pubblico sarebbe (e qui vengono ripresi, da tutte le “colorazioni” politiche, i più beceri luoghi comuni sul debito) un atto di “irresponsabilità” nei confronti delle future generazioni che vedrebbero compromesso il loro futuro a causa del fardello del debito pubblico.
Tutto questo viene spesso esemplificato con il riferimento alla famiglia “saggia” che non dovrebbe spendere più di quanto i suoi introiti le permettano. Ora, un alto debito rischia di compromettere, il bilancio e il futuro di questa famiglia.
A far giustizia di tali amenità si potrebbero addurre molte considerazioni (le abbiamo riprese in diversi articoli apparsi sul nostro giornale, in particolare il confronto tra il debito pubblico attuale e quello di alcuni decenni orsono, sia in cifre assolute che in termini di debito pro-capite).
In questa sede vale ricordarne due, facilmente comprensibili.
La prima è il rapporto tra il debito pubblico e PIL cantonale (circa 1,7 miliardi rispetto a 23/25 miliardi circa di PIL cantonale). Si tratta di un rapporto assolutamente sostenibile, meno del 10%: una cifra lontanissima dai parametri che, seppur misurati su altri scenari, vengono considerati, su scala europea, indebitamenti preoccupanti…
La seconda, ancora più decisiva, è il rapporto tra oneri per debiti e oneri patrimoniali del Cantone. Infatti il cantone spende di interessi per i suoi debiti circa 46 milioni all’anno (dati consuntivo 2013). Un dato abbastanza stabile: basti pensare che corrisponde alla stessa somma sborsata nel 2003.
Dal suo patrimonio incassa (interessi attivi) circa 63 milioni (consuntivo 2013), un dato che è andato via via crescendo in questi ultimi anni (dieci anni fa erano un po’ di meno – 53 milioni).
Questo rapporto estremamente favorevole tra interessi attivi e interessi passivi è un dato costante negli ultimi anni per le finanze del Cantone e tutto sommato è stato poco influenzato dalla evoluzione dei tassi di interesse. È piuttosto segno di una situazione patrimoniale sana del Cantone.
È un po’ come se, per tornare all’esempio che tanto sta a cuore ai rappresentanti dei partiti di governo, la nostra saggia famiglia avesse contratto un debito che con il quale ha costruito una propria casa bifamigliare che in parte affitta e il cui reddito è del 40% superiore al costo degli interessi.