Il nuovo attacco ai salariati, sferrato dal padronato a partire dall’abbandono del tasso di cambio minimo franco euro non si arresta. In Ticino è di settimana scorsa la notizia che il gruppo Hugo Boss ridurrà i salari al proprio personale (300 occupati in Ticino) del 16% per il personale frontaliero (attraverso la fissazione del cambio a 1.20) e del 2% per il personale residente. Secondo un’inchiesta del settimana Bilanz oltre il 35% delle aziende ha utilizzato l’abbandono della soglia minima per imporre al personale riduzioni salariali.
Un ulteriore 25% delle aziende ha intenzione di far altrettanto. Questa settimana è stata la volta di importanti aziende manifatturiere quali Huber + Suhner, Eternit e Tornos. Il padronato con questa sua guerra lampo è riuscito ad imporre delle riduzioni dei costi salariali il cui effetto coinvolge e coinvolgerà, direttamente o indirettamente, la stragrande maggioranza dei salariali.
Possiamo dunque affermare che la situazione delle aziende attive in Svizzera è messa in pericolo dal cosidetto franco forte e dalla concorrenza internazionale? È sufficiente leggere la stampa economica e borghese per rendersi conto di quale grande sceneggiata il padronato ha messo in atto. In queste settimane, ad esempio, iniziano a giungere i risultati annuali relativi al 2014 delle più importanti aziende svizzere. Ora, è noto che questo paese non è possibile avere una visione chiara e trasparente dei bilanci aziendali (a malapena, ma con pochissima trasparenza perfino delle aziende quotate in borsa, che sono un netta minoranza). Se il segreto bancario traballa il segreto aziendale è più saldo che mai. Tuttavia i dati fondamentali delle aziende quotate in borsa possono essere un ottimo strumento per valutare lo stato di salute.
Da una prima analisi relativa a un gruppo di 90 aziende quotate in borsa che hanno pubblicato i loro risultati relativi al 2014 risulta che la stragrande maggioranza ha concluso il 2014 con un aumento degli utili e dei ricavi. E le previsioni per il 2015 sono altrettanto positive. Prova ne sia che anche per quest’anno queste aziende intendono versare ai propri azionisti dei dividendi maggiori rispetto all’anno precedente. La tendenza è ad un aumento che varia tra il 8% ed il 20%. Una situazione non nuova considerato che già 2014 i dividenti versati erano stati ben dell’8-12% superiori all’anno precedente. Concretamente questo significa un aumento dei dividendi, per gli azionisti, di almeno il 20% in due anni.
Questo importante aumento dei profitti per il padronato lo si osserva anche a livello mondiale. Tra il 2013 ed il 2014 l’aumento dei dividendi versati dalle 1’200 aziende più importanti a livello mondale è stato del 10.5%. Il maggior aumento vi è stato per i gruppi europei con un aumento di addirittura il 18.6%. Con la somma dei dividendi versati in un solo anno da queste aziende europee (che corrispondo solo ad una minima parte del totale) si potrebbe azzerare il debito della Grecia senza nessun problema…
Dunque, riassumendo, la ricchezza e la salute delle aziende svizzere è buona e le prospettive per il futuro rimangono rosee. Il padronato si sente talmente sicuro di se che può permettersi di imporre sacrifici e tagli al personale e contemporaneamente aumentare la remunerazione degli azionisti. Detto in altre parole l’aumento non retribuito delle ore di lavoro, i tagli salariali non servono a garantire la sopravvivenza delle aziende ma per aumentare e mantenere i margini di profitto in un contesto internazionale sempre più competitivo. Una provocazione pura che le organizzazioni sindacali dovrebbero denunciare e contrastare sui posti di lavoro e nella società.
L’esempio dell’Agie di Losone
L’azienda metalmeccanica di Losone, appartenente al gruppo AGIE Carmilles, è stata una delle prima ad imporre al proprio personale un aumento forzato dell’orario di lavoro. Da fine gennaio 2015 la direzione aziendale ha imposto un aumento del tempo di lavoro (non retribuito) di 4 ore settimanali. Negli scorsi giorni il gruppo Georg Fischer, che controlla l’Agie Charmilles, ha pubblicato i risultati relativi al 2014. I ricavi sono aumentati dell’1% raggiungendo i 3’795 milioni, l’utile netto è aumentato del 34% arrivando a 195 milioni. Significativo l’aumento dell’EBIT (cioè il reddito operativo aziendale, quello prima del computo degli oneri finanziari, vero e proprio indice della salute dell’attività di un’azienda) aumentato del 9% grazie a “un significativo aumento della produttività” come riconosceva l’azienda nel comunicare i risultati. Il comparto GF Machining, al quale l’Agie Charmilles ,è integrata ha aumentato i ricavi del 4,3% arrivando a 905 milioni. Il contributo dato dal comparto GF Machining all’utile netto è stato di 53 milioni. Gli azionisti composti in prevalenza da UBS, Norges Bank e LSV Asset Management, riceveranno un dividendo del 6% superiore a quello del precedente anno.