Inutile stupirsi di vedere Renzi, Hollande e anche la Boldrini nella sfilata ipocrita contro “il pericolo del terrorismo”, che si è sovrapposta spudoratamente alla mobilitazione spontanea della maggior parte dei tunisini contro il commando fondamentalista che ha attaccato il museo del Bardo. È stata una logica riproduzione della grande farsa di Parigi in cui noti criminali di mezzo mondo (con in testa perfino Nethanyahu) sfilavano a braccetto in una messa in scena per le telecamere, ben lontani dal corteo vero dei parigini.
Mi era venuto in mente subito, con disgusto, che nessuno di quei governanti aveva mai manifestato contro il massacro della popolazione di Gaza o le molte altre forme di terrorismo di Stato non solo israeliane. Neppure per le vittime di Boko Haram, o per quelle dell’ebola, che non è una fatalità imprevedibile ma la conseguenza del disfacimento di ogni struttura statale e sociale provocato dallo sfruttamento imperialista e aggravato dalle guerriglie combattute per conto terzi. Evidentemente ci sono vittime che pesano di più…
L’ipocrisia raggiungeva il colmo tenendo conto che nessuno dei partecipanti alla sfilata di Tunisi diceva una parola sul simultaneo feroce attacco di una coalizione – apparentemente autoconvocata – di eserciti modernissimi di regimi feudali, schiavisti e finanziatori del vero terrorismo islamico, che interveniva senza preavviso nello Yemen bombardando selvaggiamente anche quartieri civili e campi profughi.
Tutti i criminali al governo, in qualsiasi paese (compresa, non ultima la Russia) hanno capito che per giustificare i loro delitti è sufficiente etichettarli come “lotta al terrorismo”. Così è avvenuto in questo caso, dato che nello Yemen quel che ha terrorizzato l’Arabia Saudita non era un eventuale rafforzamento delle frange di al Qaeda o il loro avvicinamento allo Stato islamico, ma il prevalere – nel corso di una lunga guerra civile – di una corrente islamica sciita, ostile alla casa regnante saudita. Il motivo per cui ero stato tentato di scrivere un commento a caldo era la mia preoccupazione per un ulteriore deterioramento della situazione non solo mediorientale, dovuto a una coalizione di Stati che – non avendo il fastidio di dover rispondere a un parlamento sia pur addomesticato – possono intervenire fulmineamente e senza alcun limite morale, senza neppure dover inventare pretesti documentabili.
Ma subito si è lanciato nell’operazione anche Benjamin Nethanyahu, preoccupato che l’Iran possa non restare indifferente a un nuovo eccidio di sciiti, come quello perpetrato dai sauditi nel Bahreein. Ha quindi mosso la sua pedina Mahmud Abbas, che lo rappresenta efficacemente in consessi arabi in cui non si presenterebbe mai personalmente.
Che ingenuità la mia! Mi indignavo per l’impunità totale assicurata ai criminali che incatenano Gaza e periodicamente la massacrano, e per la doppiezza di tutti quei governi europei che votano innocue risoluzioni sullo Stato di Palestina, ma non riconoscono le autorità scaturite da regolarissime elezioni, e non mi accorgevo che intanto si preparava un’altra vergogna per quella che si chiama “l’autorità palestinese”, e che è un simulacro di Staterello fantoccio, quasi senza territorioe privo di qualsiasi sovranità.
Mahmud Abbas infatti sabato 28 ha partecipato a una riunione di re ed emiri e capi di governo più o meno golpisti (come l’ospitante al Sissi) nel centro turistico egiziano di Sharm el Sheikh, e ha chiesto a quel nobile consesso che gli aerei arabi che partecipano all’operazione “Tempesta decisiva” attacchino anche Gaza mettendo fine a un lungo periodo di insicurezza (per il fantoccio Abbas…).
In realtà anche Hamas aveva condannato, da subito e senza riserve, il terrorismo del cosiddetto “Stato islamico” e di al Qaeda. Ma che conta? D’altra parte anche i sauditi e i loro alleati non parlano di attacchi aerei né ai qaedisti né ai militanti dello Stato Islamico. L’unico vero obiettivo (come scrive Alberto Negri sul Sole 24 ore, http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-03-26/yemen-coalizione-guidata-dall-arabia-saudita-contro-ribelli-houthi-091756.shtml?uuid=AB2M5hFD ) è far fuori gli sciiti per rimettere in sella il deposto presidente Mansour Hadi. Per raggiungere questo scopo dovranno condurre anche un’operazione di terra scontrandosi con le milizie rivali e con una parte dell’esercito yemenita ancora fedele all’ex presidente Abdullah Saleh, sbalzato dal potere nel 2012 e poi alleatosi recentemente con gli Houthi del Nord. Le garanzie per un successo militare dovrebbero venire dalla partecipazione diretta di forze di terra turche, egiziane e pakistane, e perfino sudanesi… Stiamo freschi!
Che i cambi di governo nello Yemen e in una buona parte del mondo debbano avvenire con colpi di Stato e non con le buone maniere dipende solo dalla mancanza di altri mezzi per ottenere un ricambio. È ipocrita intervenire dall’esterno per imporre una soluzione anziché un’altra, spacciandola come lotta al terrorismo. E da quale pulpito, poi…
Quanti esempi ci sono stati nell’ultimo secolo, da Putin che arriva al potere giocando su attentati attribuiti falsamente ai ceceni e usati per stracciare gli accordi che riconoscevano l’indipendenza di quella repubblica, alle innumerevoli operazioni realizzate dagli Stati Uniti e dalle principali potenze imperialiste europee? Oggi una nuova impresa analoga è minacciata ancora contro il Venezuela, presentato come minaccia “straordinaria” alla sicurezza nazionale degli USA, al punto di far emettere un decreto esecutivo di “Stato d’emergenza”. In America Latina è vivo l’allarme, e sarà decisiva la mobilitazione popolare, ma non dobbiamo ignorare le complicità di molti governi europei, con in testa quello spagnolo, e non possiamo restare a guardare.
Il governo Renzi sta intervenendo in queste delicatissime questioni in modo irresponsabile, anche grazie ad alcuni ministri più legati alle lobby militari. Bisogna fermarlo prima di trovarci coinvolti in un conflitto di dimensioni mondiali.