Sono almeno tre le ragioni per le quali la Nuova legge sull’apertura dei negozi va rifiutata e sarà oggetto di un referendum che l’MPS sosterrà attivamente. La prima è il prolungamento degli orari di aperta serali: tutti i giorni in settimana fino alle alle 19.00 (il giovedì , come ora, restano aperte fino alle 21.00) e il sabato fino alle 18.30. Si tratta quindi di un prolungamento complessivo di 3 ore settimanali.
Non vi sono dubbi che si tratta di un peggioramento per i lavoratori e le lavoratrici. Il prolungamento degli orari di apertura ha come conseguenza il prolungamento della estensione degli orari di lavoro effettivi. Capita infatti sempre più spesso che le 8 – 8 e ½ ore di lavoro effettivo di molti lavoratori (cassa, rifornimento scaffali, etc) vengano spezzettate in due-tre momenti in modo da coprire le necessità dettate dal flusso dei clienti. La legge sul lavoro d’altronde è estremamente permissiva su questo punto: il lavoro può essere ripartito tra un intervallo di 13 ore ed una volta alla settimana addirittura di di 16 ore.
Inoltre la fine sistematica alle 18.30 anche al sabato significa che i lavoratori e le lavoratrici della vendita possono dire addio all’unico giorno in cui, terminando un po’ prima, potevano sperare di avere una fine di serata (cena e famiglia) tutto sommato ancora normale. Con la nuova regolamentazione il sabato diventa di fatto come gli altri cinque giorni.
La seconda ragione della nostra critica riguarda le deroghe per festivi e domeniche. Oramai, mettendo tutto assieme, si potranno collezionare almeno una decina se non di più di domeniche e festivi, praticamente un festivo al mese. Un chiaro e netto peggioramento per le condizioni di lavoro.
Infine, e siamo alla terza ragione della nostra opposizione, assistiamo ad un vero e proprio processo di liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi annessi alle stazioni di benzina. Negozi che ormai, sotto l’egida di COOP e Migros, stanno diventando sistematicamente dei veri e propri supermercati, sia per le dimensioni, sia per l’offerta merceologica. Questi negozi annessi alle stazioni di benzina (forse bisognerebbe usare definitivamente, come già abbiamo fatto in passato, la formulare stazioni di benzina annesse ai negozi-piccoli supermercati) potranno di fatto aprire 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. È vero che tale regolamentazione si applica alle strutture poste sui grandi assi di comunicazione; ma (ed in passato abbiamo già pubblicato la lista esaustiva), le strade previste per queste deroghe coprono di fatto la stragrande maggioranza degli assi stradali cantonali.
Tutte ragioni importanti per opporsi ad una legge che non solo peggiorerà in modo importante le condizioni di lavoro del personale della vendita; ma introduce elementi di ulteriore disgregazione sociale attraverso l’ampliamento della mercificazione del tempo sociale. Tempo di lavoro e consumo diventano così sempre più ampi a scapito del tempo libero inteso come attività socialmente e culturalmente (in senso ampio) arricchente.
Risibile poi la decisione del Gran Consiglio di legare l’entrata in vigore della legge all’approvazione di un CCL tra le organizzazioni sindacali e le organizzazioni padronali del settore della vendita. Come noto questo legame è stato addirittura sconfessato dal Tribunale federale. Ma il Gran Consiglio ticinese, sempre pronto a decretare la irricevibilità di iniziative popolari o proposte di legge, non si fa problemi quando ha bisogno di regalare una patacca (a chi è pronto ad accettarla) pur di arrivare a raggiungere i propri obiettivi. Ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno, il diritto dimostra quanto sia dipendente dai rapporti di forza politici e di classe.
È ora quindi di passare all’azione. Alcune organizzazioni sindacali hanno annunciato di voler promuovere il referendum contro questa legge. L’MPS naturalmente lo sosterrà con tutte le proprie energie,.
Il momento è oggettivamente difficile; la crisi del commercio legata alla evoluzione del tasso di cambio offre oggettivamente argomenti a sostenitore della liberalizzazione che con più facilità del solito potranno cercare di vendere il loro semplicistico ragionamento per cui orari di apertura più lunghi rappresenterebbero un freno al cosiddetto “turismo della spesa” verso l’Italia.
Ma questo contesto difficile non può e non potrà essere utilizzato dalle organizzazioni sindacali per giustificare una loro sconfitta. Il passato del sindacalismo in questo cantone è fatto, sul tema degli orari di apertura dei negozi, di battaglie vincenti, che quasi sempre lo sono state anche in occasione di votazioni popolari, in contesti altrettanto difficili.
È una battaglia quindi che può essere oggettivamente vinta. Sarà necessario mettere in campo determinazione, mezzi finanziari, forze militanti. Tutte cose che dovrebbero essere a disposizione delle organizzazioni sindacali. Se tutto questo sarà collegato ad un messaggio chiaro e deciso, ad una critica profonda della liberalizzazione degli orari di apertura e alle loro conseguenze sociali (pensiamo alle aperture dei negozi annessi ai distributori di benzina), vi saranno le condizioni per una vittoria. La responsabilità, in poche parole, è tutta nelle loro mani.