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00-greek-marathon-political-cartoon-05-12Era un pomeriggio di una precoce primavera, quel 17 marzo 2015. Ad Atene, in una piccola sala del Parlamento greco (Vouli), la stampa era stata invitata ad assistere al lancio di una commissione di una natura ancora inedita in Europa. Una commissione «verità», incaricata di fare l’audit del debito greco, di scomporne gli elementi e di ritracciarne la storia.

Dietro il banco, due donne e un uomo non celavano la loro soddisfazione: questa commissione l’avevano fortemente voluta da così lungo tempo! Al centro Zoe Konstantopoulou, 39 anni, eletta presidente del Parlamento nella scia della vittoria di Syriza, il partito antiausterità, il 25 gennaio. Ai suoi lati, due militanti della prima ora della cancellazione di una parte del debito greco: Sofia Sakorafa, deputata europea di Syriza, e Eric Toussaint, portavoce del Comitato per l’annullamento del debito del terzo mondo (CADTM). Tre mesi dopo, la commissione, composta di esperti e di rappresentanti della società civile, ha presentato giovedì le sue prime conclusioni. Queste, come ci si poteva aspettare, denunciano l’illegittimità e l’illegalità di una parte del debito.
Il momento può sembrare esplosivo. Mentre i negoziati tra la Grecia e i suoi creditori continuano a essere bloccati, il rapporto preliminare della commissione non rischia di gettare benzina sul fuoco? Fin dal lancio dei lavori della commissione, Zoe Konstantopoulou aveva però ricordato che la commissione per l’audit derivava da un obbligo, fatto a tutti i paesi indebitati dell’Unione Europea, di realizzare un audit del loro debito pubblico, in base a «un regolamento imposto nel 2013». Salvo che nessun paese europeo ha mai preso una tale iniziativa. A parte la Grecia.

Il precedente dell’Ecuador
Certo, ad aprile, una commissione parlamentare di audit del debito pubblico poteva apparire, almeno secondo i suoi detrattori, come un’utopia per sinistrorsi in ritardo. Ma ad Atene, i membri della commissione sono rimasti sereni. Economisti, giuristi, sociologi, banchieri … tutti conoscono casi precedenti. Come, ad esempio, quello dell’Ecuador. Rafael Correa era stato eletto presidente della Repubblica ecuadoriana alla fine del 2006, con un programma basato, tra l’altro, sulla disobbedienza alle istituzioni finanziarie e su una soluzione per il debito accumulato durante il regime dittatoriale, e il suo aumento all’infinito. Alla fine il paese ha potuto, grazie all’appoggio in particolare del CADTM, cancellare circa 4 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro) del suo debito pubblico.
Come fanno le grandi agenzie internazionali, la commissione parlamentare per l’audit del debito greco ha ricostruito una cartografia evolutiva del debito pubblico del paese. «La maggior parte dei prestiti pubblici concessi allo Stato sono illegali, poiché non sono stati utilizzati a beneficio della popolazione, ma per salvare i creditori privati della Grecia» spiega Eric Toussaint a Libération. È la tesi centrale della commissione parlamentare. Quest’ultima rivela peraltro che nel maggio 2010 – prima che fosse attivato dalla «troika» (Banca centrale europea, Commissione di Bruxelles e Fondo monetario internazionale) il primo «piano di aiuti» alla Grecia – le spese pubbliche del paese non erano più elevate di quelle della media degli Stati della zona euro.
Allora, quali sono le cause dell’impennata del debito pubblico? La colpa è dell’esplosione dei debiti privati. «La crisi delle finanze pubbliche è stata alimentata da un indebitamento privato che ha finito per implodere » spiega l’economista Michel Husson, membro della commissione «Il sovraindebitamento delle famiglie, favorito da un incitamento delle banche a ottenere crediti a tutto spiano e senza misurare i rischi, ha finito per mettere in ginocchio il sistema bancario del paese».

La «Troika»persiste e firma
La commissione sottolinea che il governo di George Papandreou ha volontariamente integrato nel calcolo del debito pubblico, con la complicità di Eurostat, elementi che non dovevano esserlo. «In particolare una parte dei debiti bancari, aggiunge Eric Toussaint. Dopo essere stato eletto nell’ottobre 2009, Papandreou «rivela» che il debito pubblico è del 127% del PIL, con un deficit del 12%. Prima della sua elezione, lo stesso Papandreou lo valutava a circa il 100% con un deficit del 6%. È evidente che ha drammatizzato la situazione, manipolato le cifre al solo scopo di salvare, non il paese ma il sistema bancario greco e le grandi banche straniere come BNP, Crédit Agricole, o ING, e Deutsche Bank … Tutti avevano concesso prestiti a un settore finanziario greco che tuttavia si sapeva fragile. Salvo che drammatizzare la situazione era un mezzo eccellente per imporre politiche di austerità alla Grecia »
Infine, la commissione sottolinea come il piano di salvataggio della Grecia nel 2010, messo in atto dal FMI, la Commissione europea e la BCE è illegale. Il FMI era perfettamente consapevole del vicolo cieco delle politiche di aggiustamento, che rischiavano di provocare una riduzione delle spese pubbliche e di disgregare tutte le convenzioni sociali. È scritto nero su bianco in un documento classificato «segreto», di cui Libération ha avuto una copia. Documento di una pagina, in data 25 marzo 2010, che spiega che la terapia imposta alla Grecia non permetterà in alcun modo al paese di riprendere la crescita, né di potersi finanziare sui mercati finanziari internazionali per i due anni successivi.
Non importa, la «troika» persiste e firma: Atene deve accettare la cura di austerità! Per la commissione « verità» sul debito, questi elementi rendono i prestiti del FMI illegali (il FMI non può prestare a un paese che non ha la capacità di rimborsare) e anche illegittimi. E a ben ragione, poiché i «diritti umani del popolo greco» sono stati violati da misure le cui conseguenze sociali erano misurate chiaramente all’interno stesso di una istituzione come il FMI. È vero che i risultati della Grecia non testimoniano a favore delle politiche imposte dalle istituzioni. Mentre il debito pubblico passava dal 100% del PIL nel 2008, al 177% di oggi, la produzione nazionale annuale della Grecia è crollata del 25%. E gli investimenti sono caduti del 23% tra il 2009 e il 2013. Con in più, una società disgregata, nella quale il tasso di disoccupazione ufficiale colpisce oltre il 27% della popolazione e più di un giovane su due è senza lavoro. Infine, oggi il tasso di povertà in Grecia è del 26% contro una media di circa il 16% per gli altri paesi dell’Unione europea. In effetti, il debito può certo essere considerato «insostenibile» come lo descrive la Commissione.
Questa non dimentica di ricordare che anche gli europei valutavano quanto la terapia imposta alla Grecia nel 2010 potesse rivelarsi nociva. «È quanto risulta dalle audizioni che abbiamo avuto con Philippe Legrain, ex consigliere di José Manuel Barroso. Legrain ci ha detto chiaramente che al più alto livello della Commissione europea, molti pensavano che la Grecia rischiava l’incidente», aggiunge Michel Husson. La commissione «verità» valuta anche che i nuovi debiti erano fatti solo per rimborsare quelli vecchi e non per salvare il paese. Gli europei hanno permesso alle Banche detentrici del debito pubblico greco di tirarsi fuori. Viceversa, per i creditori è esclusa la messa in discussione del pletorico bilancio militare che ha offerto contratti alle imprese tedesche e francesi, in condizioni a volte poco trasparenti.

 

Quali margini per Tsipras?
E ora? Che fare di queste conclusioni esplosive che rivelano l’inquietante duplicità dei creditori che sapevano che il paese andava al disastro, mentre la tensione sale all’avvicinarsi dl 30 giugno, quando termina l’accordo di prestito con l’Unione europea e arriva a scadenza un nuovo rimborso al FMI? Il governo di Alexis Tsipras che aveva già rinunciato, il 3 marzo, a esigere una cancellazione del debito, potrà servirsi dei lavori della commissione per far pressione sull’accordo che si sta negoziando? «Lo si può sperare ma non è certo. Nelle piazze, la gente sostiene Tsipras e hanno paura che finisca per cedere», spiega Giorgos Mitralias, che ha accompagnato e sostenuto i lavori della commissione. Nell’immediato afferma di avere ricevuto «incoraggiamenti dai quattro angoli del mondo: quando si parla di debito ingiusto tutti capiscono, tutti sono coinvolti».

 

* Articolo pubblicato su Libération, in data 20 giugno 2015.