Le nuove amministrazioni comunali uscite dalle elezioni dello scorso maggio si trovano di fronte al lascito dello scoppio della bolla immobiliare Un’analisi tratta dal periodico online Diagonal.
Un paese di 1400 abitanti. Un “debito vivo” – quello contratto solamente con le banche e contabilizzato dalla Banca di Spagna – di 1,36 milioni di euro. Questa è la situazione economica che ha trovato la nuova amministrazione comunale di Fresnedillas de Oliva, in provincia di Madrid, dopo gli ultimi otto anni di governo del PP. Di fatto, il “debito vivo” del comune che al 31/12/2008 era di 57000 euro si è moltiplicato per 23 volte in soli sei anni.
Ma la situazione è ancora peggiore. In base ai conti presentati lo scorso 03 luglio dalla nuova giunta municipale di Por Fresnedillas, durante un’assemblea straordinaria alla quale parteciparopno 120 abitanti, se al “debito vivo” si somma quello contratto con gli altri creditori, si arriva a 2,41 milioni di euro.
Alla base di tale situazione si nasconde un tale spreco in stipendi, vitalizi, linee telefoniche, locali in affitto, etc – spiega a Diagonal una fonte vicina al comune – che ha portato vicino alla banca rotta.
Fresnedillas non è affatto un caso isolato. A grandi città come Madrid, sicura “campionessa nazionale” con un “debito vivo” di 5.892 milioni di euro in base ai dati della Banca di Spagna, Barcellona (871 milioni) o Saragozza (845 milioni) si aggiungono città medio piccole come Jaen (326 milioni) o Parla (359 milioni) e paesi come Santa Cruz del Valle (provincia di Avila), che guida la classifica dei municipi con più debito accumulato per abitante: i suoi 414 residenti devono 9.431 euro ciascuno, 16 volte di più di un abitante di Barcellona.
Una situazione al limite
A prescindere dal fatto che il debito pubblico dei comuni è una parte minima del problema del debito in Spagna (ammonta infatti ad appena il 4% del totale del passivo), la situazione in alcune località è al limite. Gli anni delle spese incontrollate e dell’urbanizzazione selvaggia hanno lasciato troppi comuni con problemi di bilancio e alcuni addirittura senza possibilità di manovra. “La gente deve prendere coscienza della perversità del debito come meccanismo di sottomissione”.
Uno dei casi emblematici dello sperpero è quello del municipio di Valencia, dal quale è appena stata cacciata dopo 24 anni di governo, Rita Barberà, che ha lasciato un buco di 765 milioni di euro.
La strada verso l’indebitamento è stata seminata di megaprogetti, vere “pietre miliari dello spreco” - così come li definisce Ramon Vilar, nuovo assessore al bilancio del municipio ora governato da Compromis, Valencia en Comù e PSOE. In particolare occorre ricordare il contratto firmato con Eccleston, grazie alla mediazione del genero di José Maria Aznar, Alejandro Agag, per lo svolgimento di una gara di Formula uno nel circuito urbano di Valencia; un “sovradimensionamento totale e assoluto” del progetto di Marina Real per la celebrazione della Coppa America e la Città delle arti e della scienza, che “non solo fu gonfiato, ma ha avuto un aumento dei costi brutale, fino a tre volte il preventivo, totalmente fuori controllo” afferma Vilar. Tutto ciò ha lasciato la città in una situazione di “difficoltà, ma non di impossibilità, rispetto alla spesa sociale corrente”.
Giocolieri del bilancio
Qualcosa di simile succede a Cadiz, dove il nuovo governo della città, della lista di unità popolare Por Cadiz Si Se Puede, ha trovato un “debito vivo” di 213,46 milioni e un debito totale che supera i 250. Quaranta dei quali sono riconducibili ad una sola voce di spesa: la costruzione di una tribuna dello stadio Carranza. “Questo è stato un aggravio importante per le casse comunali, independentemente dal fatto che noi cittadini abbiamo dovuto sorbirci la propaganda istituzionale della giunta”, afferma David Navarro, assessore al bilancio e al debito di Cadiz. La situazione lasciata dalla passata amministrazione obbligherà Cadiz a realizzare “giochi di prestigio per cercare di attuare le nostre politiche con le risorse che rimangono” dopo aver pagato i fornitori, i prestiti finanziari ed il personale, aggiunge Navarro.
Anche la nuova giunta di Zaragoza dovrà affrontare l’enorme indebitamento, essendo la terza città in assoluto con il maggiore “debito vivo” – 845 milioni – gran parte eredità dell’enorme spreco dell’EXPO 2008 e delle sue installazioni non ammortizzate. “Un padiglione ponte che costò uno sproposito e ora non serve a nulla, una torre dell’acqua che fu un’esagerazione assoluta…e fin dall’inizio già era una cosa selvaggia e non viene nemmeno utilizzata!” afferma Pilar Imaz di Zaragoza en Comun.
Ma il primo premio lo prende Madrid, con un debito di 5.892 milioni di euro, il maggior debito – in termi assoluti – della Spagna. La stagione del sindaco Alberto Ruiz Gallardon fu decisiva per aumentare ancora di più un debito che nel 2013 superava i 7.600 milioni di euro, una cifra sette volte più grande di quella registrata nel 2002. I lavori per rendere sotterranei alcuni tratti della M30 (equivalente del GRA di Roma n.d.t) o le grandi opere relative alle successive candidature olimpiche, che stanno ancora dissanguando l’economia locale, o gli affitti dei locali delle varie sedi istituzionali – nonostante gli 800 edifici vuoti di proprietà del comune – son alcuni dei grandi buchi di bilancio nei quali è stato buttato il denaro di Madrid.
Ciononostante c’è luce in fondo al tunnel, almeno nella maggior parte dei comuni in cui sono cambiate le giunte, specialmente dove hanno vinto coalizioni di unità popolare. Lo strumento è quello di un procedimento che si trova in molti programmi di queste coalizioni: l’audit del debito municipale.
L’audit è in arrivo
“Vediamo le cose con più ottimismo dal momento che si sono aperte molte porte che prima erano chiuse ai gruppi e agli osservatori cittadini che si erano formati per lavorare sull’audit”, spiega Alfredo Sanchez, membro della Piattaforma per l’Audit cittadino sul debito (PACD) di Madrid. Il collettivo madrileno sta ultimando una proposta rivolta alla città e che a breve verrà presentata all’Assessore all’Economia e Bilancio,Carlos Sánchez Mato, che fino a poco tempo fa partecipava alla PACD e all’Osservatorio sul debito nella globalizzazione. Non è l’unico nodo cittadino che prepara l’audit: “Ci stanno chiamando da molti altri Comuni per chiederci consigli”, racconta Sánchez.
La finalità di tutto il processo di audit cittadino è analizzare i conti, punto per punto, “per vedere come è stato usato il denaro, se c’era una finalità legittima derivante da una necessità della popolazione o no, chi ne è stato beneficiato”, afferma il componente della PACD. Inoltre, dalla Piattaforma sottolineano che, al contrario di un audit promosso dalle istituzioni o da un gruppo di potere, il processo deve conivolgere i cittadini ed essere partecipato dalla popolazione che deve decidere in autonomia se una spesa è legittima, cosa che richiede un lavoro preventivo, per definire ciò che lo è e ciò che non lo è.
Tutto ciò si deve concludere con l’eliminazione di tutto il debito che si consideri illegittimo – oltre che illegale, dal momento che in città come Madrid la PACD ritiene che “ci siano solidi indizi di illegalità nelle grandi spese che hanno riguardato operazioni come la M30 o il trasferimento del municipio al Palazzo delle Cibeles.
Da parte sua, Mercedes Estébanez, del collettivo della PACD di Badalona, afferma che “i municipi dovrebbero giocare solo un ruolo concreto, cioè mettere a disposizione locali per riunirsi e spazi per dare informazioni sul tema. Cioè facilitare un protagonimso diretto della cittadinanza”. L’indipendenza per lei è cruciale, poiché “il processo è a lungo termine e non può dipendere dal tenere o meno un governo amico”.
Il debito nel tuo quartiere
Il contributo della cittadinanza in tutti gli audit, per la PACD, dovrebbe riguardare due aspetti: uno territoriale ed uno di settore.
Il primo porterebbe la discussione ad un livello più comprensibile per la popolazione: “Un cittadino magari non ha la capacità per capire tutto il bilancio di una grande città come Madrid, però ce l’ha per vedere come è stata amministrata la spesa nel suo quartiere”, sostiene Sánchez. Il secondo livello farebbe in modo che organizzazioni della società civile e movimenti sociali che lavorano su temi specifici, “esperti di temi come l’ambiente, l’urbanistica o i trasporti”, affianchino i tecnici. “Pensiamo a tavoli di settore con una partecipazione composta da persone volontarie che conoscano un settore concreto e che guidino il lavoro dei tecnici”.
Il processo di audit dovrebbe appurare anche le responsabilità in tutti quei procedimenti nei quali persone o imprese si sono arricchiti, che nel caso spagnolo significa principalemente le banche e i grandi costruttori. Un esempio: il Piano di pagamento ai fornitori è la linea di credito che il governo aprì nel 2012, per mano del ministro del Tesoro, Cristobal Montoro, per offrire una via di finanziamento ai municipi meno economicamente solidi perché potessero così far pronte alla spesa corrente. “Solo con questo la banca ha guadagnato più di 1000 milioni di euro”, afferma Sánchez, dal momento che il Trattato di Maastricht non permette che la BCE presti denaro direttamente alle amministrazioni pubbliche, obbligandole a ricorrere alle banche private. “Capiamo che i nostri governanti hanno costruito un’Europa che pensa più alle banche che alle persone. Semplicemente cambiando questo articolo avremo potuto risparmiare molti soldi dei cittadini”, aggiunge Sánchez.
Ma la PACD mette l’accento sulla dimensione educativa del processo: “La gente deve prendere coscienza della perversione del sistema del debito come meccanismo di sottomissione. L’audit deve servire per cambiare il sistema, non serve per azzerare i conti”, prosegue Sánchez.
I processi di audit già avviati
Riguardo al debito, Valencia ha già preso la sua prima decisione. Oltre ad aver iniziato la rinegoziazione con le banche, l’assessore al bilancio spiega che la giunta ha deciso di “non pagare nemmeno un euro a breve e medio termine” dei 424 milioni che il Consorzio della marina reale – che è partecipa per il 25% dal comune, per un altro 25% dalla Regione e per il restante 50% dallo Stato – deve, sostanzialmente all’ ICO (Istituto di Credito Ufficiale, banca pubblica, legata al Ministero dell’economia e della competitività. E’ giuridicamente un istituto di credito e funziona come Agenzia finanziaria dello stato che si finanzia tramite emissione di titoli. La sua funzione è essenzialmente di promozione delle attività economiche del paese. NdT).
“In primo luogo vogliamo far chiarezza in maniera esaustiva sul bilancio e secondariamente, visto che qui sono in molti a dovere denaro, vogliamo che per primo paghi lo Stato, che ha una partecipazione maggioritaria”, chiarisce Vilar.
Inoltre sono già stati programmati vari audit sul debito: uno da parte della stessa giunta comunale, un altro tramite la Sindicatura de cuentas de la Generalitat (una sorta di Corte dei conti regionale NdT) e un terzo mirato ai contratti con le aziende esterne. Per quest’ultimo il 3 luglio scorso la giunta comunale ha deciso di creare uno specifico ufficio per l’audit. Ciononostante, l’audit cittadino non è in programma. “Quello che io voglio è che i cittadini possano accedere alla informazioni con trasparenza, ma l’audit deve essere fatto dagli auditori”, dice Vilar, che aggiunge: ” sa da questi accertamenti emergesse qualcosa, utilizzando sempre criteri tecnici e legali, siamo intenzionati a non pagare il debito, così come abbiamo deciso di non pagare quello del Consorzio”.
Nel comune di Cadiz c’è l’intenzione di incorporare in qualche modo la partecipazione cittadina nel procedimento di audit. “Vogliamo raccogliere tutti i dati che non sono inclusi nel bilancio comunale, tutti gli atti relativi alla ripartizione dei finanziamenti per le municipalizzate, per poi realizzare un audit con l’aiuto della cittadinanza”, afferma David Navarro, che afferma la passobilità di dichiarare una parte del debito illegale o illegittimo, una volta che sis sia concluso l’audit. “E’ una possibilità che stiamo valutando”.
A Saragozza, Pilmar Imaz dichiara che in primo luogo ci sarà un audit interno da parte dell’amministrazione comunale per determinare quale sia la situazione economica esatta. “E’ il primo passo verso un audit più completo” – afferma – per il quale vogliono creare una commissione formata da persone di Zaragoza en Comun, PACD e la cittadinanza. A partire da ciò determineranno se sarà necessario chiamare in causa i responsabili o assumere misure di altro tipo.
Anche nel piccolo comune di Fresnedillas de la Oliva, di fronte ad una situazione che ha portato la nuova giunta ad una assoluta mancanza di liquidità e che ha obbligato ad eliminare stipendi e gettoni di presenza dei consiglieri, disdire contratti di affitto di alcuni locali e passare al setaccio fatture e contratti per ridurre i costi, hanno annunciato un audit non solo per conoscere qual’è il debito con le banche, ma anche per capire la sua origine.
Qualcosa di simile lo ha fatto anche il comune di El Boalo, provincia di Madrid, dove, dopo l’arrivo al governo della città di un quadripartito (PSOE, IU, Soy Vecino e JPB) è stato ordinato un audit relativo alla gestione del PP dal 2006 al 2011, che aveva lasciato un debito di 8,5 milioni di euro in questo piccolo municipio di 7000 abitanti. Il risultato dell’audit, oltre alla denuncia della nuova giunta presso l’autorità anticorruzione, hanno portato ad un procedimento penale contro l’ex sindaca e gli altri membri della giunta che hanno governato dal 2007 al 2011.
Questa spesa è illegittima
Anche a Badalona, primo municipio del Paese che dichiarò con una mozione l’illegittimità di una parte del debito, stanno preparando un audit. A prescindere dalla mozione rivoluzionaria, “è mancata la volontà politica di non pagare”, ricorda Mercedes Estébanez, della PACD Badalona. Cio nonostante, la vittoria della sindaca Dolores Sabater, di Guanyem Badalona en Comù, apre la porta “alla volontà politica di investire tutte le risorse possibili perché si faccia l’audit. Ad oggi municipio e PACD stanno svolgendo una serie di riunioni per concretizzare questo processo di audit, che la Piattaforma spera sia cittadina e che la giunta immagina invece come “modello misto, interno ed esterno al municipio, con un grande lavoro di spiegazione della struttura del bilancio e rendendo partecipe la cittadinanza in meccanismi di controllo sul bilancio stesso”, così come sostiene il vicesindaco Àlex Mañas.
Anche a Madrid stanno preparando procedimenti di audit e revisione dei contratti con le imprese. L’assessore al bilancio Carlos Sánchez Mato, ha recentemente annunciato che verranno rivisti tutti i contratti relativi ai servizi pubblici – c.d. contratti integrali – che sono quasi tutti in mando ad un pugno di grandi corporazioni vicine alla precedente amministrazione del PP. Dal momento che molti di questi contratti sono stati blindati per molti anni, il piano della nuova giunta è quello di esigere che si compiano scrupolosamente tutte le condizioni previste dagli stessi, per cui realizzerà ispezioni periodiche senza preavviso. Un mancata adempienza delle specifiche contrattuali implicherebbe una possibile rinegoziazione del contratto o addirittura la decadenza del contratto, cosa che aprirebbe a possibili rimunicipalizzazioni. Rispetto all’audit, il programma di Ahora Madrid prevede di “portare a compimento un audit cittadino del debito comunale, sotto controllo tecnico e sociale”, cosa che Sanchez Mato ha assicurato che verrà realizzata.
Alfredo Sánchez, del nodo madrilegno della PACD, ha confermato a Diagonal, che la Piattaforma sta ultimando “un modello di partecipazione cittadina che possa essere esteso a tutti i quartieri della capitale e grazie al quale tutti colo che vogliano partecipare ne abbiano la possibilità”. Tale progetto sarà a reve presentato dalla nuova giunta. “Pare che ci sia la volontà di realizzare l’audit cittadino, ma chiaramente non sappiamo se siano disposti ad arrivare fino a dove noi voglia arrivare”, conclude Sánchez.
SCHEDA
3,66
è la percentuale del debito di tutti i comuni spagnoli in relazione al totale del debito di tutte le istituzioni statali. La maggior parte – 907.218 milioni di euro dei 1.046.192 milioni del totale – corrisponde al debito del Governo statale.
38.300
milioni di euro è il totale del “debito vivo” dei comuni, cioè quello contratto con i diversi istituti bancari e che sembra essere rispecchiato anche dai dati del Banco di Spagna.
I diversi tipi di debito da non pagare
Illegale
E’ il debito contratto ignorando i procedimenti legali o utilizzando metodi illegali nel momento della firma del contratto (corruzione, coercizione o pressioni indebite). Vi rientra anche il debito contratto contravvenendo a leggi internazionali.
Illegittimo
E’ il debito il cui rimborso non è esigibile perchè le condizioni del prestito sono ingiuste o perchè il prestito non è stato usato a beneficio della popolazione o perché un debito privato si è trasformato in debito pubblico.
Odioso
E’ il debito contratto da un governo con dei prestatori che sapevano che il governo non avrebbe destinato il prestito a beneficio della popolo o che lo avrebbe utilizzato contro gli interessi dei suoi cittadini.
Insostenibile
E’ il debito il cui pagamento implica un serio pregiudizio alla capacità dello Stato di adempiere ai suoi obblighi in materia di diritti umani elementari – come la salute, l’educazione, l’acqua, la rete fognaria e un’edilizia abitativa pubblica dignitosa – o in materia di infrastrutture pubbliche e programmi necessari per lo sviluppo economico e sociale