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foxtown-1170x779Nel più tradizionale degli scenari, in piena estate, via libera per il FoxTown a poter beneficiare delle disposizioni della nuova Ordinanza voluta qualche mese fa dal Consiglio Federale in applicazione della mozione Abate approvata dal Parlamento federale. Grazie a questa revisione dell’Ordinanza 2 della legge federale sul lavoro (OLL 2), in particolari centri commerciali sarà possibile far lavorare il personale la domenica, in deroga alle disposizioni della stessa Legge federale sul Lavoro (LL).

Avevamo scritto, all’epoca, che si trattava di una legge fatta su misura per il FoxTown. Ma, e lo confermano i commenti e le indicazioni emersi proprio in occasione del rilascio di questa autorizzazione, l’aspetto più inquietante è che, a nostro avviso, il FoxTown è ben lontano dal corrispondere proprio a quei criteri invocati dalle nuove disposizioni di legge. Vediamo perché.
La logica di fondo della revisione dell’Ordinanza sul lavoro (OLL 2) è quella di favorire lo sviluppo del turismo, di permettere quindi una maggiore flessibilità (orari di apertura e condizioni di lavoro del personale) a quei centri commerciali “rispondenti ai bisogni del turismo internazionale”.
Per essere considerato tale, e quindi poter beneficiare della possibilità di far lavorare il personale di domenica, un centro commerciale deve soddisfare, cumulativamente, i seguenti criteri:
• l’offerta di merci deve essere destinata al turismo internazionale; la maggior parte dei negozi che si trovano nel centro commerciale devono offrire principalmente articoli di lusso;
• la cifra d’affari deve essere realizzata essenzialmente grazie alla clientela internazionale; ciò vale sia per la cifra d’affari globale del centro commerciale, sia per la cifra d’affari della maggior parte dei negozi che si trovano nel centro commerciale;
• il centro commerciale si trova in una regione turistica di quelle definite dalla legge, oppure a una distanza di 15 chilometri al massimo dal confine svizzero e nelle immediate vicinanze di un raccordo autostradale o di una stazione;
• i lavoratori interessati alla deroga al divieto di lavoro domenicale dovranno ricevere, per il lavoro domenicale, compensazioni che superano quanto previsto dalle disposizioni di legge.
Se gli ultimi due criteri sono, ci pare, essere soddisfatti dal FoxTown (in una revisione legislativa costruita su misura attorno ad esso, sarebbe stato difficile immaginare di trovare indicazioni contrarie…) per i primi due si possono avanzare ampie riserve sul fatto che il centro commerciale di Mendrisio li rispetti.
In effetti è difficile sostenere che in un discount come il FoxTown si “offrano principalmente articoli di lusso”. In questo centro commerciale si trovano articoli di marca (il “brand” come si usa oggi dire) che non necessariamente sono di per sé articoli di lusso. Basti pensare, ad esempio, ad un brand come Swatch che non può certo essere considerato un prodotto di lusso. Lo stesso ragionamento varrebbe per molte altre marche presenti al FoxTown.
Ma anche per le marche ritenute di lusso (in realtà non sono molte) dovrebbe essere fatta un’ulteriore considerazione partendo dal fatto che uno degli elementi che caratterizza l’oggetto di “lusso” è il suo valore commerciale elevato, cioè il suo prezzo.
Ora, la filosofia stessa sulla quale è stato creato il FoxTown, è proprio quella di offrire oggetti di marca a prezzi relativamente contenuti, sfruttando una certa sfasatura tra il momento in cui essi appaiono sul mercato e quello in cui vengono proposti in questo tipo di centri commerciali. Il risultato di tutto questo è evidente (d’altronde basta fare un giro tra i diversi negozi per verificarlo): sono veramente pochi i negozi che offrono prodotti di lusso per marca e prezzo. Non sicuramente, come vorrebbe l’Ordinanza, la “maggior parte” dei negozi situati nel centro commerciale.
Anche l’adempimento del secondo criterio ci pare contestabile. Se è vero che il Foxtown può annoverare un buona frequentazione di turisti stranieri, portati lì attraverso viaggi organizzati per lo shopping, è altrettanto vero che questa quota (di asiatici in particolare) non supera il 30%.Dobbiamo aggiungere la clientela italiana per arrivare ad ottenere una maggioranza di frequentatori. Che la clientela italiana possa essere considerata “internazionale” e annoverata nella categoria “turistica” ci pare assai discutibile. Si tratta di una clientela di frontiera, “locale” in un certo senso, attirata al FoxTown dal favorevole rapporto qualità-prezzo. Né più né meno di quanto lo siano, in senso inverso, tutti coloro che dal Ticino si riversano nei centri commerciali delle province italiane confinanti. Difficile considerare questi ultimi dei turisti: se così fosse regioni come il Comasco o il Varesotto sarebbero di gran lunga le regioni turistiche più potenti d’Italia.
In questo senso, per concludere, quanto successo al FoxTown è doppiamente preoccupante. Da un lato perché il governo federale ha approvato una revisione dell’Ordinanza sul lavoro che stravolge e contraddice palesemente diverse leggi: dalla stessa Legge sul Lavoro a quella sul Turismo, il tutto con l’obiettivo di favorire un solo soggetto commerciale (almeno per ora). Dall’altro, cosa ancora più grave, questa revisione è talmente imprecisa e raffazzonata che il soggetto commerciale per il quale è stata pensata non soddisfa le esigenze che la nuova Ordinanza codifica.
Un’ulteriore dimostrazione, qualora fosse ancora necessario, di quanto in questo paese poco o nulla valga il diritto di fronte alle esigenze del capitale e della sua logica di profitto.

 

UN SILENZIO PERICOLOSO

La vittoria estiva del FoxTown deve inquietarci per diversi motivi.
Il primo è che esso segna il clima di rinnovata fiducia da parte delle classi dominanti sulla possibilità di rilanciare la campagna per la flessibilizzazione e l’allungamento degli orari di lavoro, in modo da aumentare lo sfruttamento del personale della vendita. L’evoluzione del tasso di cambio franco/euro, la sue conseguenze dal punto di vista commerciale, l’aumento della concorrenza tra grandi catene di distribuzione in Svizzera (con l’arrivo di nuovi protagonisti), tutto questo è stato utilizzato (e lo sarà ancora) per giustificare la ricerca di migliori condizioni concorrenziali per il settore della grande distribuzione in Svizzera, in particolare favorendo flessibilità e precarizzazione dell’impiego e delle condizioni di lavoro. Prova ulteriore di questa offensiva il fatto che, proprio nei giorni scorsi, il Consiglio federale abbia incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di elaborare un messaggio alle Camere federali entro la fine dell’anno sulla mozione presentata dal consigliere agli Stati Filippo Lombardi, tesa a liberalizzare, prolungare e unificare a livello nazionale gli orari di apertura dei negozi. E questo malgrado il fatto che la mozione del deputato ticinese si stata oggetto di forti critiche al momento della sua presentazione.
Il secondo motivo di preoccupazione è che questa modifica della OLL apra la via ad altri tentativi di lavoro domenicale. Già si sono avuti i primi annunci (il Centro Ovale di Chiasso vorrebbe riconvertirsi verso il settore del lusso per beneficiare del lavoro domenicale) che potrebbero sfruttare non solo le nuove disposizioni dell’Ordinanza in quanto tale; ma, soprattutto, la flessibilità con la quale, come abbiamo visto, le disposizioni della rivista Ordinanza sono state applicate al FoxTown. Qualsiasi centro commerciale, con un buon apparato giuridico a proprio sostegno, potrebbe sicuramente dare del filo da torcere alle autorità cantonali e federali che volessero rifiutargli lo stesso trattamento riservato al FoxTown…
Infine non può che preoccupare il sostegno offerto dalle organizzazioni sindacali alla concessione dell’autorizzazione al FoxTown. E questo a pochi mesi da una votazione decisiva come quella della nuova legge cantonale sugli orari di apertura dei negozi. Una campagna attiva e pubblica contro quanto sta succedendo al FoxTown sarebbe, a nostro modesto parere, il modo migliore di lanciare una campagna che si annuncia difficile e dagli esiti tendenzialmente negativi per il fronte dei salariati. Non bisogna infatti dimenticare che in occasione delle ultime votazioni sul tema, il Ticino ha fatto segnare i peggiori risultati a livello nazionale. Una lunga tradizione popolare di opposizione alle aperture serali e domenicali (con la vittoria del referendum del 1999) si è trasformata, a poco a poco (perlomeno guardando ai risultati di votazioni federali sullo stesso tema), in un atteggiamento popolare chiaramente a sostegno della deregolamentazione. Certo, non tutto è perduto. Ma la vicenda FoxTown potrebbe essere un punto di appoggio decisivo per lanciare al campagna in vista della votazione di febbraio e tentare di modificare lo sviluppo di una tendenza assai preoccupante.