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aZoéNelle condizioni della crisi parossistica che scuote la Grecia, vediamo lo scatenamento di un sessismo estremamente violento contro le donne! Inoltre, ciò succede sulla scena politica centrale, sotto gli occhi di tutti. Pensiamo che questo sessismo estremo e violento, che sta raggiungendo le dimensioni di una vera epidemia, è sensibilmente diverso dal vecchio sessismo quotidiano che abbiamo conosciuto durante un passato prossimo più pacifico, prima dell’attuale crisi del debito.

 

Figura emblematica e anche principale vittima di questa campagna – perché si tratta di una vera campagna – sessista ultraviolenta è la Presidente del Parlamento greco Zoe Konstantopoulou. Evidentemente non è un caso se questa campagna sessista contro di lei ha raddoppiato in volgarità e violenza da quando ha preso l’iniziativa di lanciare la Commissione per la Verità sul Debito Pubblico greco e di diventare la figura di punta dell’opposizione intransigente alla sottomissione del governo Tsipras ai diktat dei creditori della Grecia.

Ma vediamo più da vicino di che cosa si tratta. Giorno dopo giorno da almeno 7 mesi, ogni dichiarazione della Presidente del Parlamento greco viene introdotta praticamente in tutti i media del paese, giornali e reti televisive inclusi, da titoli come «Ieri nuovo delirio di Zoe». Di frequente, la monotonia dei «deliri di Zoe» è interrotta da titoli giganteschi della stampa detta «popolare» del tipo «L’uomo di Zoe non può imbavagliarla?» o «Zoe è pronta per la neuro». In piena campagna elettorale per le elezioni del 20 settembre, le principali reti televisive (private) hanno inventato una «rubrica» speciale dei loro G.T. che, giorno dopo giorno, presentano ciò che circola sui media sociali su Zoe. Ovviamente, sono sempre caricature, spesso oscene, accoppiate ad immagini o disegni di Zoe deformati a volontà, la cui autenticità non è per niente certa…

Ma c’è di più e di peggio. Da parecchi mesi, anche deputati non esitano ad attaccare Zoe pubblicamente con frasi del tipo «Orango mal scopato» mentre altri chiedono a gran voce al marito, capitano della marina mercantile, di «sbarcare al più presto per calmarla».

L’elenco di queste aggressioni verbali e sessiste di cui è vittima la Presidente del Parlamento greco potrebbe andare avanti ancora per molto, ma lo scopo di questo articolo è del tutto diverso. In realtà, il caso di Zoe Konstantopoulou è importante perché emblematico di un’intera offensiva sessista violenta dei vari poteri (politici, partitici, mediatici, mafiosi…) contro delle donne insubordinate che persistono a rivendicare i loro diritti e i diritti de/lle/gli oppress/e/i [1]. E così, dal momento in cui Zoe K. si è imposta come figura di punta dell’opposizione ai memorandum che hanno rovinato la Grecia, è stata denigrata, insultata, umiliata, calunniata … in breve demonizzata da tutti coloro che si accodano alla Troika. E gli attacchi contro di lei sono così persistenti, organizzati, coordinati e sistematici che sono molto simili ad una vera strategia di guerra, il cui scopo è la sua eliminazione politica dalla scena pubblica.

Sarebbe sbagliato attribuire questo «estremo fenomeno sessista» a comportamenti fallocratici individuali dovuti al caso o a mentalità anacronistiche. Si tratta di una caccia alle streghe contemporanea. E’ questo anziché ciò che pretendeva la sezione di politica femminista della (vecchia) Syriza quando pubblicava un comunicato intitolato «L’attacco sessista contro Konstantopoulou rimanda a stereotipi anacronistici».

 

Una caccia alle streghe contemporanea

Ma che cosa collega la caccia alle streghe all’alba del capitalismo con il fenomeno attuale di sessismo violento, il quale potrebbe benissimo evolvere verso una caccia alle streghe contemporanea?

La caccia alle streghe compare in Europa fra la fine del 15° e l’inizio del 16° secolo, quando appare il capitalismo (2). E’ caratterizzata dalla demonizzazione sistematica delle donne denunciate come streghe, in un periodo storico di crisi – analoga all’attuale dello scoppio della crisi del debito – segnato da rivolte e resistenze che vedevano le donne in prima fila.

Oggi come allora, viviamo in mezzo a una riorganizzazione dei rapporti di produzione e di riproduzione a spese delle donne. E’ un fatto totalmente ignorato da coloro che occupano i primi posti della scena politica.

All’epoca della caccia alle streghe, le donne erano state escluse dai mestieri, dalla conoscenza, dalla terra comune; erano state separate e recintate, rinchiuse in casa e nella camera da letto. Oggi sono buttate fuori dalla vita pubblica e spinte ad assumere, gratis(!) in casa, molti dei servizi sociali di cui si incaricava prima lo Stato sociale liquidato dalle politiche neoliberiste di austerità. E le somme enormi risparmiate in tal modo sono destinate ovviamente al pagamento del debito pubblico…

Non è un caso se sono apparsi all’epoca della caccia alle streghe gli stereotipi che ben conosciamo, del tipo «le donne in cucina». Donne che non temevano di dire pubblicamente ciò che pensavano, che avevano fiducia in sé stesse, erano condannate e definite «donne colleriche e fastidiose che perturbavano la pace pubblica ed aizzavano le dispute pubbliche». Essere una donna ed occuparsi degli affari pubblici era considerato un crimine e la colpevole meritava il rogo.

Se tutto ciò vi ricorda un po’ la quotidianità della nostra epoca austeritaria ed autoritaria, non sbagliate. Nella Grecia attuale delle rovine umane e sociali, tutti coloro che difendono i carnefici e le loro politiche disumane (media, partiti politici neoliberisti, politici corrotti, centri di poteri più o meno occulti, organizzazioni padronali ed anche il crimine organizzato) usano a fondo e come non è mai successo il sessismo più abbietto per spezzare le donne che prendono la testa delle lotte contro le politiche di austerità o il sistema del debito, che osano difendere i migranti, i rifugiati, la natura, le innumerevoli vittime delle politiche barbare in corso.

Qui, siamo in presenza di una strategia simile a quella usata dal crimine organizzato per imporre la sua «legge» – la legge del padrone, del magnaccia – sul sistema di sfruttamento delle schiave del sesso, il sex-trafficking. Consiste nell’usare la paura, la violenza, la tortura, e pure l’uccisione per spezzare qualsiasi resistenza, per annientare anima e spirito, dignità e autostima, per disciplinare il corpo delle donne affinché si sottomettano incondizionatamente per essere sacrificate sull’altare della massimizzazione dei profitti del sistema della prostituzione.

Detto ciò, possiamo soltanto essere colpiti negativamente dal comportamento di un’istituzione come il Segretariato Generale per la Parità dei Generi del governo Tsipras, che si suppone dovrebbe difendere ogni donna vittima di attacchi sessisti, il quale è rimasto totalmente impassibile davanti al vero e proprio linciaggio che subiva la Presidente del Parlamento greco. Questa impressione negativa diventa ancora maggiore quando si ricorda che la vittima del linciaggio era un personaggio pubblico di primo piano ed anche una dirigente del partito (Syriza) di sui sono anche membri … la Segretaria Generale per la Parità dei Generi e il primo ministro Alexis Tsipras! Ma le «sorprese» edificanti raggiungono il massimo quando si viene a sapere che lo stesso Segretariato Generale si è affrettato a reagire e condannare l’attacco sessista di un quotidiano la cui vittima era la romena Delia Velculescu che rappresenta il Fondo Monetario Internazionale e capeggia la versione attuale della Troika che impone i propri diktat alla Grecia.

Ci siamo soffermati un po’ di più su questa storia perché è emblematica dei nostri tempi neoliberisti. Pensiamo che per difendere effettivamente i nostri diritti in quanto genere, dobbiamo fare (ri)nascere una corrente femminista radicale, che emerga dalla lotta delle donne contro la durissima realtà sociale di questo inizio di 21° secolo, contro il sistema del debito e i fondamentalismi patriarcali di ogni tipo. Bisogna fare (ri)nascere una corrente femminista che rompa con la corrente femminista identitaria, che si interessa unicamente alle politiche di identità del genere e nega la correlazione della vita vissuta da milioni di donne, in quanto genere, con la lotta di classe, così come altre diseguaglianze e discriminazioni.

Per concludere, il sessismo che si sta scatenando in Grecia è temibile perché è un’arma che serve a dividere le lotte ed annientare le resistenze di tutte e di tutti. Non riguarda soltanto le donne, bensì tutti noi, e ben oltre i confini greci…

 

(1) Ved. l’articolo di Sonia Mitralias Violenze contro le donne: un’arma strategica in mano al potere e ai possidenti ai tempi della guerra sociale!

(2) Ved. l’opera maggiore di Silvia Federici «Caliban et la sorcière» edizioni Entremonde. Silvia Federici è una teorica e una militante femminista marxista.

[ved. http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=383&tipo=novitae

http://www.sinistrainrete.info/societa/2692-silvia-federici-lla-catena-di-montaggio-inizia-in-cucina-al-lavello-nei-nostri-corpir.html]

 

La foto mostra la Presidente del Parlamento greco mentre brandisce in piena seduta del parlamento la prima pagina del giornale che chiede al marito di «imbavagliarla»

 

 

 

 

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