Pressioni mantenute sulla Grecia: malgrado una prima serie di misure, il «quartetto» arriva ad Atene e vuole più «riforme». I rappresentanti delle istituzioni europee e del FMI pretenderanno di più da Atene, malgrado la recente legge votata al parlamento greco. Atene non ha alcun mezzo per resistere.
Malgrado un’importante serie di riforme votate sabato dal parlamento greco, la Vouli, le discussioni tra la Grecia e i suoi creditori rimangono tese. Mercoledì 21 ottobre, il «quartetto» delle istituzioni che sostituisce la «troika», con l’arrivo del Meccanismo Europeo di stabilità (MES), oltre alla Commissione, la BCE e il FMI [era ad Atene]. Nel pomeriggio, il portavoce del governo greco, Olga Gerovasili, ha parlato di «battaglia molto dura» con le istituzioni.
Il cuore di queste battaglie riguarda le banche. Si sa che queste ultime sono state particolarmente indebolite dai ritiri di depositi bancari nel primo semestre. A questo si aggiunge l’aggravamento dei crediti inesigibili che, secondo la Banca di Grecia, rappresentavano il 34,2% del portafoglio totale delle banche elleniche alla fine del 2014. Una cifra oggi più elevata, e che lo sarà ancora in futuro, tenuto conto dei due anni di contrazione del PIL attesa nel 2015 e 2016. Meno depositi, più crediti inesigibili: il sistema bancario deve essere ricapitalizzato.
La questione delle banche e gli sfratti facilitati
Il memorandum prevede una somma di 25 miliardi di euro per la ricapitalizzazione. Ma i creditori intendono limitare al massimo l’uso di questi fondi. Per questo, la BCE farà una revisione degli attivi (AQR, Asset quality review) nel quadro del suo ruolo di supervisore. Le banche saranno ricapitalizzate dopo che sarà determinata la somma necessaria. Ma questo scenario porrà seri problemi.
I creditori esigono che coloro che non possono rimborsare siano sfrattati, per poter rivendere il bene immobiliare in questione e stabilire con precisione l’ampiezza delle perdite da cancellare su ogni prestito. Finora, le famiglie a reddito modesto erano risparmiate dagli sfratti quando la loro residenza principale era valutata a meno di 250.000 euro. Questa misura ha permesso a numerose famiglie colpite dalla disoccupazione, di conservare una casa. Ma i creditori vogliono abbassare il limite per poter toccare un maggior numero di prestiti bancari. Olga Gerovasili ha dichiarato che il governo«si batte per mantenere la protezione delle residenze principali».
Il precedente cipriota
Questa questione si era posta a Cipro l’anno scorso. Il parlamento cipriota aveva rifiutato di indurire le condizioni di sfratto, come esigeva la troika. Infine, la BCE aveva escluso Cipro dall’alleggerimento quantitativo [quantitative easing – QE], facendo dell’indurimento una conditio sine qua non per la reintegrazione dell’isola nel QE. Dl canto suo, la troika aveva gelato i versamenti a Nicosia, portando l’isola sull’orlo del fallimento. Sotto la pressione del governo, il parlamento aveva finito per accettare di rendere più facili gli sfratti.[1]
I creditori insoddisfatti delle «riforme»
Anche sul piano delle misure proprie del memorandum, i creditori fanno i difficili. La legge «omnibus» votata sabato includeva 19 misure sulle 48 attese dalle istituzioni nell’autunno. Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, la cosa ha «provocato una nuova preoccupazione della troika».[2] Jean-Claude Junker ne parlerà ad Angela Merkel, sempre secondo la fonte spagnola, nel corso del Congresso della destra europea che si tiene attualmente a Madrid. I creditori vorrebbero dunque che Atene andasse ancora più veloce e lo faranno sapere. L’attuale visita del quartetto avrà dunque per scopo di valutare se la seconda legge di novembre sarà in grado di conseguire questi obiettivi. Ci sono parecchi punti delicati, in particolare l’innalzamento dal 13% al 23% dell’IVA sull’insegnamento privato. Alexis Tsipras ha promesso di presentare «misure alternative» per evitare l’innalzamento. Si pone anche la questione della tassazione dei redditi locativi. Il quartetto dovrà anche valutare uno dei punti forti della legge di novembre: la riforma del sistema pensionistico, che sarà senza dubbio unificato, con la riduzione delle pensioni per certi pensionati.
Pressione sempre molto forte su Atene
I creditori non intendono dunque, malgrado la buona volontà che ha finora dimostrato Alexis Tsipras, alleviare la pressione sul governo greco. Da parte sua, Atene non sembra in grado di resistere alla loro volontà. L’esempio di Cipro dell’anno scorso dimostra a sufficienza la scarsa possibilità di resistenza dei paesi sotto programma. Certo, a Cipro la resistenza veniva solo dal parlamento, non dal governo, ma come potrà resistere Alexis Tsipras, dal momento che ha assolutamente bisogno dei 3 miliardi di euro del MES per far fronte alle sue necessità fino alla fine dell’anno? E che, se non soddisfa il quartetto, non potrà contare sui due elementi chiave del suo programma economico: la ristrutturazione del debito e l’ingresso della Grecia nel programma di alleggerimento quantitativo della BCE. Il governo greco non mancherà certo di «battersi» durante questa prima visita del quartetto, ma alla fine dovrà passare sotto le forche caudine delle richieste dei creditori. Il tempo della lotta è finito il 13 luglio scorso.
[1] Vedere su ESSF (articolo 36157), Expulsions de propriétaires – Chypre cède à la troïka pour bénéficier du programme de rachat d’actifs publics de la BCE.
[2] http://www.elmundo.es/economia/2015/10/21/5626a988e2704e40758b4653.html
« Grèce : le »quartet« arrive à Athènes et veut plus de »réformes ». La Tribune. 21/10/2015, 17:43 :
http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-le-quartet-arrive-a-athenes-et-veut-plus-de-reformes-515677.html