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aofficine tpEra veramente da molto tempo che non si vedeva una partecipazione quantitativa e qualitativa così importante in un’assemblea dei lavoratori dell’Officina.
Quasi trecento i lavoratori che vi hanno partecipato martedì 3 novembre, in un clima di determinazione alla lotta, coscienti dei pericoli oggettivi che l’esistenza stessa dell’Officina sta correndo.

I dati presentati dalla commissione del personale sono chiari e preoccupanti: i volumi di lavoro a disposizione espressi in ore lavorative sono in netto calo, passando dalle 430’000 annuali del 2013 alle 350’000 previste nel 2016/2017; per poi calare ulteriormente alle 300’000 del 2018. In termini di posti di lavoro questo significa che le FFS prevedono di fornire all’Officina – dal 2014 al 2018 cioè nello spazio di cinque anni – quasi un terzo del lavoro. In termini di posti di lavoro questo significa praticamente la metà dei posti di lavoro all’Officina: come dire che il declino definitivo è avviato e sta per compiersi.
A far scattare la reazione dei lavoratori non è solo la presa di coscienza di questa grave dinamica. Ma la constatazione che sistematicamente le FFS stanno violando tutti gli accordi e le garanzie date, in un passato ancora recente, sui volumi di lavoro alle FFS. Garanzie date nelle dichiarazioni di intenti e nella convenzione che aveva portato alla costituzione del Centro di competenze.
Accanto a tutto questo vi è poi un altro elemento di fondo. Le FFS da tempo hanno dichiarato che i volumi di lavoro fornito internamente all’Officina sarebbe, per ragioni obiettive secondo loro, calato. E hanno quindi invitato l’Officina a trovare altre occasioni di lavoro sul mercato. Ma questo invito non è stato accompagnato dai mezzi necessari per realizzare una politica di questo tipo, sia dal punto di vista delle risorse necessarie, sia dal punto di vista dell’autonomia gestionale che questa evoluzione comporterebbe.
Una strategia abbastanza chiara che tende a bloccare le possibili reazioni produttive dell’Officina, per poi obbligarla in questo modo a subire il destino che le FFS sembrano chiaramente volerle riservare.
Non sorprende quindi che, proprio in concomitanza con la tenuta dell’assemblea dei lavoratori, le FFS abbiano annunciano un piano di risparmi e di tagli miliardari per i prossimi anni, con un migliaio di licenziamenti (e forse altri in futuro). Un piano di riorganizzazione e tagli, tutto teso alla competitività e alla redditività del capitale, nel quale ben si inseriscono strategie di “declino programmato” come quella che si sta delineando da parte delle FFS nei confronti dell’Officina di Bellinzona.
Di fronte a tutto questo la reazione operaia, dapprima con la manifestazione dello scorso mese di ottobre ed ora con questa assemblea molto frequentata e combattiva, è di buon auspicio.
È ora necessario continuare su questa strada ed intraprendere nuovi passi in una mobilitazione ormai non più rinviabile se si vuole tentare di salvare l’Officina dal declino avviato.
Spetterà ai lavoratori, come sempre, discutere e decidere in quale direzione andare.