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frontalieri dogana ocstÈ delle scorse settimane la polemica sui risultati dello studio dell’IRE. Più che fondate su uno studio che, al di là delle polemiche metodologiche, non rende conto della realtà vissuta quotidianamente dai salariati di questo Cantone che, a causa del dumping salariale generato dagli effetti della crisi combinata con le conseguenze degli accordi bilaterali, si trovano confrontati a deterioramenti continui delle loro condizioni di lavoro, a licenziamenti con effetti di sostituzione con manodopera più ricattabile (non solo frontaliera) e con, per chi cerca lavoro, la pressione ad accettare delle condizioni salariali d’entrata inferiori a quelle alle quali potrebbe legittimamente pretendere.

Ma se la realtà è questa, perché uno studio comandato e accettato dal SECO non la rileva? La risposta è purtroppo abbastanza semplice: i dati che potrebbero mostrare questa realtà non sono semplicemente raccolti. Ebbene sì, in un paese come il nostro dove sono censite con precisione il numero di galline o di mucche, non è possibile misurare, per mancanza di dati, dei fenomeni come il dumping salariale o l’effetto di sostituzione della manodopera.
Una risposta a questo problema, che purtroppo non è il frutto di una semplice svista, è contenuta nell’iniziativa popolare del Movimento per il Socialismo denominata “Basta con il dumping salariale in Ticino”, ferma da cinque anni in Parlamento, che chiede l’obbligo di notifica da parte delle aziende di ogni contratto di lavoro stipulato in Ticino, strumento che porrebbe le basi per costituire una vera e affidabile statistica dei salari effettivamente versati in Ticino.
La semplice raccolta ed elaborazione di questi dati mostrerebbe fino a che punto il Re è nudo!

 

Lettera di lettore pubblicata sul quotidiano La Regione.