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amichel-warshawski«Ora tocca a voi avere paura». È quanto mi diceva qualche giorno fa una giovane studentessa palestinese dell’Università di Betlemme, soggiungendo: «Se fossi coraggiosa, aggredirei anche io un colono o un soldato, ma ho troppa paura per essere disposta a morire»…

Le aggressioni spontanee all’arma bianca, coltello da cucina o cacciavite, suscitano emulazione, nonostante il fatto che siano diventate operazioni suicide, avendo Netanyahu impartito l’ordine di sparare per uccidere su chiunque aggredisca un israeliano. Invitando i cittadini ad uscire armati, e a servirsi delle loro armi senza esitazione, Netanyahu vuol dare l’impressione di avere una risposta a questo tipo di attacchi, ma i risultati non vanno a suo favore.

Che sia in Cisgiordania, a Gerusalemme o anche in territorio israeliano, gli attentati continuano e le forze di sicurezza non ci possono far niente visto che i giovani, o giovanissimi, che aggrediscono passanti non sono mandati da organizzazioni. L’aggressione può verificarsi in qualunque momento e in qualsiasi posto.

 

Discorsi minacciosi, azioni repressive

Gli ordini governativi hanno creato un vero e proprio Far West. Chiunque spara su chicchessia: poliziotti hanno già sparato ad altri poliziotti, pallottole sfuggite hanno colpito passanti israeliani, un immigrato eritreo è stato linciato a morte perché dei passanti lo avevano scambiato per un arabo… E l’elenco si allunga ogni giorno.

La paura di cui parlava la studentessa è tangibile: la sera le strade sono vuote, i centri commerciali deserti, incluso a Tel Aviv pur distante dalla linea di fuoco, ed anche in pieno giorno le bottegucce del mercato di Mahame Yehuda a Gerusalemme non incassano niente.

Per dare l’impressione di controllare la situazione, il Primo ministro non la smette di fare discorsi minacciosi, promettendo una serie di misure repressive. Per ora, è riuscito solo a separare Gerusalemme Ovest dai quartieri palestinesi di Gerusalemme Est con muri e blocchi di cemento, cosa piuttosto ridicola da parte di chi ha condotto la propria campagna elettorale accusando gli avversari… di voler dividere Gerusalemme!

In realtà, Netanyhau è stato costretto ad imporre il ritorno allo statu quo sulla spianata delle Moschee e a rafforzare il ruolo della Giordania sul sito, anche oltre quel che era stato concluso tra il re Hussein e Moshe Dayan nel 1967, il famoso “statu quo”.

Fra le misure repressive, va ricordata la stessa minaccia di ritirare i permessi di soggiorno a decine di migliaia di palestinesi di Gerusalemme Est, che vivono nella periferia della città.

 

Una minoranza mobilitata per la solidarietà

L’estrema estrema destra al governo approfitta della situazione per avanzare nuove proposte e redigere nuovi progetti di legge liberticidi, in particolare contro la minoranza palestinese e i suoi partiti politici, ancora una volta con la deputata Haneen Zoabi nel mirino. La vice-ministro degli Esteri, Tzipi Hotovely, ha deciso di girare il mondo per ricordare che non esistono palestinesi e che Dio ha dato la Palestina al popolo ebreo e a lui soltanto…

Le misure repressive hanno l’appoggio della larga maggioranza della popolazione israeliana, con l’opposizione di centro-sinistra (“il Campo sionista”) che addirittura rincara la dose criticando il governo che non sarebbe sufficientemente deciso. Un centinaio di morti palestinesi in un mese sicuramente non bastano per Itzhak Herzog…

Se ci sono state manifestazioni che chiamavano il governo a maggior moderazione, la maggioranza di quello che era, ancora quindici giorni fa, il “movimento della pace” preferisce spendere la sua energia a celebrare in massa il ventesimo anniversario dell’assassinio di Itzhak Rabin… Questo, invece di raggiungere le combattive mobilitazioni della minoranza palestinese di Israele che, grazie all’unità costruita nel corso dell’ultima campagna elettorale, moltiplica le iniziative di solidarietà con le sorelle e i fratelli di Cisgiordania.