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aospedale san giovanniSorprende il silenzio con il quale i “protagonisti” del progetto della, “grande Bellinzona”, hanno, almeno finora, reagito alle decisioni del gran Consiglio in tema di pianificazione ospedaliera. Un silenzio che contrasta con l’attivismo, nei mesi scorsi, dell’esecutivo della capitale che aveva, a più riprese, attirato l’attenzione sul fatto che le proposte del governo in materia di pianificazione tendevano a penalizzare fortemente l’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli (ORBV – è questa le denominazione dell’ospedale di Bellinzona e di quelli di Acquarossa e Faido).

 

Quelle proposte sono ora realtà, il Gran Consiglio le ha confermate totalmente.

 

Se l’ORBV sulla carta (in realtà in una semplice tabella del messaggio del governo) continua ad essere indicato come uno dei due ospedali di “importanza regionale” (unitamente e Lugano), nella realtà l’Ospedale di Bellinzona esce da questa pianificazione fortemente ridimensionato e, di fatto, assimilabile agli altri cosiddetti ospedali di “prossimità” (Mendrisio, Locarno).
Basti ricordare, per sintetizzare, che
• I letti di medicina verranno dimezzati, passando da 157 a 83;
• il Pronto Soccorso del San Giovanni non avrà più le due attuali valvole di sfogo di Acquarossa e Faido e verrà caricato di ulteriori 5000 pazienti annui; questo nell’ambito di una struttura che, da tempo ormai, continua a manifestare segnali evidenti di sovraccarico, malgrado gli aggiustamenti degli ultimi tempi (creazione del centro medico di urgenza)
• verranno soppressi e ridimensionati reparti e specialità importanti, per un ospedale che dovrebbe essere il punto di riferimento per il tutto il Sopraceneri, come la geriatria, la chirurgia della tiroide, la geriatria multidisciplinare complessa, l’ortopedia protesica;
• nel 2017 rischia inoltre di perdere le prestazioni ginecologiche multidisciplinari e complesse

Un risultato di questo genere, evidentemente, non può che rappresentare una potente ipoteca su un progetto, come quello aggregativo approvato qualche mese fa, che si pone obiettivi ambiziosi di sviluppo economico, sociale e culturale.
Per questa ragione la battaglia contro il progetto di pianificazione, che continua – malgrado il primo passaggio parlamentare – con il lancio del referendum contro la revisione della LEOC, non può non ricevere l’appoggio di tutti coloro che hanno, nei mesi scorsi, difeso il progetto aggregativo. A cominciare dai rappresentanti del municipio di Bellinzona. È una questione di credibilità!